5 marzo 2021

Quel raid in Lambretta Cremona-Londra nel 1948, l'impresa su due ruote di Ciboldi e Sandri

E’ l’alba del 9 agosto 1948. Due Lambrette 125 sono pronte a partire. Sul sedile posteriore sono posti i bagagli, perché il viaggio non sarà né facile, né breve. Gli insoliti centauri, il cremonese Nino Ciboldi e l’italo venezuelano Giuseppe Sandri hanno deciso di tentare un’impresa che tutti giudicano superiore alle possibilità dei loro mezzi: percorrere, andata e ritorno, il tragitto da Cremona da Londra in motoscooter, a tappe forzate di 450 chilometri al giorno, sempre a tutto gas, superando valichi alpini e macinando chilometri sulle strade desolate non sempre sicure del dopoguerra. Loro hanno l’incrollabile fiducia dell’incoscienza. Hanno messo a punto tutti gli organi meccanici e gli pneumatici Pirelli. Le uniche difficoltà le hanno avute con la Prefettura di Cremona, che non voleva immatricolare le loro motociclette leggere in quanto la normativa italiana non prevede la targa per questo tipo di veicolo, mentre invece all’estero è richiesto, a seconda dei casi, il “Trittico” o il “Carnet de passage en Douane” rilasciati dagli Automobile Club provinciali con l’immatricolazione. 

Risolto il problema si parte. Dopo una sosta a Milano le due lambrette raggiungono verso e 2 del pomeriggio il confine svizzero a Domodossola, dove si fermano per sbrigare le formalità di frontiera e fare riferimento. Poi via all’attacco del Sempione, venti chilometri tutti in salita su sfondo non asfaltato, senza sosta e sempre a manetta fino al punto di ristoro all’Ospizio del Sempione. E poi giù a tutto gas verso Briga e la vallata del Rodano fino a Martigny. Qui altra breve sosta per il rifornimento e via di nuovo alla volta di Losanna, tra scrosci di pioggia raffiche di vento, lasciandosi alle spalle Bex-Aigle, Montreux e Vevey.

Sono le nove e mezzo di sera quando i due arrivano a Losanna, accolti dal rappresentate per la Svizzera della “Lambretta” che li ospita per la notte. Ma il mattino seguente si riparte alle sei per il confine francese a Vallorbe, dove sbrigate le pratiche di frontiera, si può entrare in Francia. Da Pontarlier, attraverso lunghe catene di colline, raggiungono Digione alle sei di sera, da cui, il mattino seguente, ripartono per Parigi. Hanno in tasca un telegramma spedito da Cremona alla federazione motociclistica francese per evitare le pratiche burocratiche e consentire, in questo modo, di raggiungere Boulogne su Mer, in tempo per non perdere il ferry-boat delle cinque diretto a Folkestone. Piove il mattino seguente quando, titubanti nel mantenere la sinistra, i due centauri raggiungono verso le nove e mezza Londra. E’ la mattina del 12 agosto quando mr. Hugget, segretario dell’Auto Cycle Union pone il proprio visto sui carnet di viaggio dei due lambrettisti, che possono così, in tutta tranquillità, assistere all cerimonia di chiusura dei giochi olimpici a Wembley, prima di inforcare nuovamente le loro Lambretta la mattina del 14 agosto e raggiungere, non più a velocità indiavolata, Cremona la sera del 17 agosto. L’impresa, unica per quei tempi, è stata immortalata in un servizio dalla rivista “Motociclismo” del 2 settembre 1948.

Fabrizio Loffi


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