28 agosto 2022

Quel tempio di Veiove in Campidoglio dedicato da Purpurione alla battaglia di Cremona

Lucio Furio Purpurione, senza metterci la mano sul fuoco come fece Muzio Scevola ma con un buon margine di sicurezza, è un nome completamente sconosciuto a Cremona, le poche informazioni su di lui sono frammentarie e difficili da reperire. Il nome di questo comandante romano è sparito, come tanti altri sia chiaro, dal panorama cittadino ma anche dalla tradizione orale come dalla narrativa storica. Per carità Lucio si presentò in città circa 2200 anni fa per cui nemmeno la più ferrea  memoria avrebbe ragione di ricordare l'episodio di cui si è reso protagonista, eppure Lucio fece molto per la città adagiata sul Po. Ricordare le guerre puniche crea uno stato quasi di agitazione in buona parte delle persone; le Alpi, Scipione, gli elefanti, Annibale, Canne sono tutti vocaboli che, fin dalle elementari, rendevano la storia quasi un dramma da interrogazione più che lo studio della naturale evoluzione di quella Repubblica Romana, e del sapere di ogni persona, che ancora oggi offrono molte delle loro strutture agli occhi di turisti armati di macchina fotografica o cittadini che spesso non ci badano neppure. Cremona, nel 200 avanti Cristo, era una piccola realtà adagiata su quel fiume che oggi scorre con un alveo molto differente da allora, la seconda Guerra Punica era finita da pochissimo e i coloni cremonesi speravano in un periodo di di relativa tranquillità. Neanche il tempo di costruire qualche edificio e, a ridosso di quel villaggio vecchio di pochi decenni, si presentano più di 40000 Galli con intenzioni tutt'altro che amichevoli, intenzioni che avevano già chiarito qualche mese prima a Piacenza distruggendola e costringendo i pochi superstiti a fuggire proprio a Cremona. Lucio si prese l'incarico di fronteggiare i Galli che dilagavano in Pianura Padana, reclutò un po' di legionari e poi, da Rimini, partì con una tremenda marcia forzata in direzione Cremona. Arrivato davanti alla città il suo esercito, che era meno della metà di quello gallico, era esausto e Lucio, che aveva capito l'enorme debolezza fisica e psicologica dei suoi uomini, preferì fermarsi per un giorno in attesa della mossa degli avversari guidati dal cartaginese Asdrubale, solo omonimo del più famoso fratello di Annibale. Il mattino successivo, mentre l'estate volgeva al termine, i Galli attaccarono con forze soverchianti, i soldati romani vennero colti quasi impreparati ma Lucio aveva le capacità tattiche e sapeva fare scelte come pochi altri comandanti; lasciò agli uomini di Asdrubale il tentativo di sfondare le linee nemiche al centro per poi chiamare le riserve, composte da cittadini cremonesi, e attaccare gli avversari ai lati. In quel momento gli attaccanti sono frastornati, non riescono ad annientare le linee di difesa e ad entrare in città, a Piacenza tutto aveva funzionato alla perfezione ma adesso devono cercare di proteggere i loro lati, per farlo devono indebolire il centro del loro schieramento convinti di poter annientare i civili cremonesi reclutati all'ultimo minuto accerchiando così il resto dello schieramento difensivo.

Purpurione conosce bene quella strategia e, con grande arguzia, ordina l'attacco proprio nella parte centrale, la più debole della armata nemica, avendo capito bene come applicare una tattica diversa a quella storicamente conosciuta dai Galli. Per Asdrubale fu una sconfitta tremenda, circa 35000 dei suoi uomini, lui compreso, persero la vita sul campo di battaglia, un pugno di soldati sopravvissuti al massacro sono costretti alla fuga, la città di Cremona è salva. Purpurione incassa una vittoria unica ed quasi imprevedibile, ma si ricorda di come ha dovuto affrontare Asdrubale per cui, senza esitazione, fa in modo che, una volta rientrato a Roma, nella città eterna venga costruito un tempio dedicato al dio Veiove, l'entità divina a cui si era affidato prima dello scontro. Le battaglie per Purpurione non erano finite: rientrato a Roma per portare il vessillo della vittoria al Senato e ottenere la giusta investitura a Console, troverà una buona parte dei senatori anziani contrari al riconoscimento del valore delle sue battaglie. Il merito, stante a quei senatori, andava al Console Caio Aurelio Cotta, bravissimo nell'arrivare a battaglia già ampiamente conclusa e a prendersi i meriti del lavoro altrui, oltre a saccheggiare le riserve dei cittadini cremonesi.

Il Senato troverà l'accordo per dare a Purpurione la meritata investitura da Console, ma solo dopo lunghe discussioni. Da dove è nata la doppia vittoria di Lucio? Dalla capacità del comandante romano di saper ascoltare, nessuno lo aveva eletto a difesa della città, lui avrebbe potuto evitare una marcia di centinaia di chilometri dall'Adriatico per una sconfitta quasi certa e lasciare Cremona al suo tragico destino in attesa che Cotta lo accusasse della sconfitta, ma preferì prendersi le proprie responsabilità e proteggere quei cittadini che neanche conosceva. E' un percorso storico diverso quello che alcune persone, nel loro piccolo, fanno quando si mettono a disposizione dei cittadini, è molto diverso da quello offerto da quei  cittadini che chiedono incessantemente il voto o gli allori per poi lasciarli agli uomini di Asdrubale invocando la necessità di un tragitto spesso rivolto solo a sollevarli dalle responsabilità nei confronti di chi aveva posto la fiducia su di loro. Allori, proclami e dimenticatoio. Arrivando a Cremona Lucio era stato di certo informato sulla tattica dei suoi avversari, aveva ascoltato i fuggitivi da Piacenza, aveva chiesto ai cremonesi le caratteristiche del territorio e di seguirlo nelle sue scelte, in quella giornata di studio aveva capito cosa serviva per tutelare la città e i suoi cittadini, aveva una strategia nella testa e rispettava i cremonesi che cercavano disperatamente aiuto.

Lucio si era messo al servizio di quella popolazione che, senza di lui, non avrebbe avuto scampo. Il bellissimo tempio di Veiove, dedicato da Lucio Furio Purpurione come perenne ricordo della battaglia di Cremona, è visitabile presso il Campidoglio, a conferma che, anche 2200 anni dopo, la storia può insegnare molte cose, basterebbe riuscire a capirle. 

Marco Bragazzi


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commenti


michele de crecchio

28 agosto 2022 23:57

Sarebbe interessante integrare questo prezioso racconto storico con qualche immagine dei resti del tempio citato. Mi auguro che in futuro la città di Cremona abbia la volontà e la capacità di allegare anche tali immagini all'auspicato museo fotografico della sua storia urbana che, più passa il tempo e più si evidenzia come opportuno.

Dirce

29 agosto 2022 07:58

Si dovrebbe indicare le fonti di tali affermazioni altrimenti si genera solo confusione. Ad es. Tito Livio la storia la racconta in modo assai diverso