Quindici anni di buio sulla sorte di Angelo Faliva, il cuoco cremonese sparito il 25 novembre 2009 mentre era in navigazione sulla Coral Princess
Quindici lunghi anni senza Angelo. Un lunghissimo tunnel buio da cui non filtra nulla: né una speranza, nè una certezza, né un annuncio. Niente. Era il 25 novembre del 2009 e Angelo Faliva era il vicechef sulla Coral Princess. Angelo lavorava nel ristorante della nave da crociera Coral Princess (circa 260 metri di lunghezza, oltre 1900 passeggeri, piscine coperte, sauna, sala massaggi, ristoranti aperti 24 ore su 24) in viaggio da Aruba a Cartagena, Colombia. Quella sera era sceso, pare, in una zona riservata all’equipaggio. Da quel momento, sembra che nessuno lo abbia più visto nonostante il suo turno di lavoro fosse fino alle 22. L’unico ad avvisare della sua scomparsa era stato, circa 40 minuti dopo, un suo collega e compagno di cabina, un italiano, che aveva avvisato il responsabile delle cucine, uno chef filippino con il quale Angelo aveva litigato qualche tempo prima. L’allarme era scattato solo il mattino dopo intorno alle 9. Niente. Sparito nel nulla. Nessuna traccia dalle centinaia di telecamere della nave. A nulla sono approdate le indagini molto flebili della Polizia di Bermuda (la nave di proprietà americana è registrata nell'isola). Le indagini non sono state in grado di rispondere nessuna delle tante domande che si sono fatti i familiari, in particolar modo la sorella Chiara che, instancabilmente ha cercato di fare un po' di luce in quel buio assoluto in cui è precipitata la sorte di questo ragazzo cremonese, alto bruno, muscoloso, pieno di sogni e di speranze figlio di Roberto, fotoreporter collega di tanti servizi giornalistici morto nell'agosto del 2021 e di Giuseppina, ex insegnante che ancora non si è rassegnata a considerare morto suo figlio. Archiviate indagini della polizia di Bermuda, di quella di Cartagena, chiuso il fascicolo aperto dalla Procura di Cremona, addirittura smarrito quello al Ministero degli Esteri. Che fine ha fatto Angelo? La chiave del mistero sarebbe un ascensore e un video. Nel ristorante Sabatini sul ponte Angelo Faliva parla con alcuni turisti seduti a un tavolo, poi si allontana in tutta fretta, raggiunge la cucina e imbocca un ascensore che può solo discendere e che può raggiungere persino la sentina, il fondo dello scafo dove si raccolgono le acque di scolo per scaricarle fuori bordo e dove altrettanto si smaltiscono i rifiuti, compresi quelli della cucina. Un luogo che Angelo conosce bene. Questa è l'ultima sua traccia. Ma i particolari inquietanti sono molti: tra gli effetti personali consegnati molto tempo dopo alla famiglia anche un computer su cui qualcuno si è introdotto cancellando mail, scaricando files anche dopo la sua scomparsa. E ancora il lucchetto tranciato alla sua scrivania, il cappello da cuoco su cui Angelo aveva scritto a penna il nome di un hotel di Cartagena, "Capilla del Mar", che Faliva aveva cercato anche sul suo Pc. Per gli inquirenti non ci sono prove per proseguire le indagini. Ma cosa ha visto Angelo a bordo? Con chi si è incontrato sul fondo dello scafo? Perchè sparire così a 31 anni e con tanti sogni (ad esempio mettere da parte un po' di soldi per aprire un proprio ristorante nella sua Cremona o sul Piacentino come raccontava papà Roberto)? Tutte domande purtroppo senza risposte in questi lunghi e bui quindici anni. (m.s.)
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