14 settembre 2023

Rinaturazione del Po, Coldiretti Cremona: “Così non va”. “Il progetto cancella la presenza dell’uomo e dell’attività agricola”

“Gli interventi proposti sono il frutto di una progettazione ideologica fatta senza il coinvolgimento di chi custodisce e presidia il territorio, vale a dire di chi conosce i luoghi, la loro storia, le reali esigenze, lo stato attuale, frutto di profonde modifiche che il territorio ha vissuto nel corso degli anni. Lo abbiamo denunciato sin dall’inizio, evidenziato nelle osservazioni al progetto e nuovamente lo ribadiamo: questo progetto di rinaturazione del fiume Po, così come ci viene proposto, o meglio imposto, rischia di infliggere una ferita profonda al nostro territorio, all’economia delle nostre terre, alla vita stessa che si è sviluppata nei secoli intorno al nostro grande fiume”. Coldiretti Cremona ha le idee chiare in merito al progetto di rinaturazione del fiume Po. Le ha messe per iscritto nelle osservazioni presentate ad Aipo. Le ribadisce dopo aver preso parte alla conferenza dei servizi che stamattina ha riunito in collegamento online Aipo, Autorità di Bacino, il Ministero dell’agricoltura, le Regioni coinvolte dall’intervento (Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna), i Carabinieri forestali, i Consorzi di Bonifica, Coldiretti a livello nazionale e territoriale, le Soprintendenze delle province coinvolte, vari Comuni, le Province di Mantova, Cremona e Pavia, varie realtà del tessuto agricolo e produttivo del territorio.

Intervenendo in Conferenza dei Servizi, Coldiretti ha “espresso e confermato un motivato dissenso”. “E’ un progetto di rinaturazione del Po in cui, come emerso anche in Conferenza dei servizi, l’agricoltura e la pioppicoltura non devono esserci. Non sono contemplate. A questo approccio ideologico non possiamo che essere fortemente contrari. Non possiamo condividere una rinaturazione che passi dall’eliminazione dell’uomo, della sua presenza, della sua azione” ha evidenziato Coldiretti aggiungendo che “se la scelta politica è: lungo il fiume Po l’agricoltura non deve esistere, allora Coldiretti non può che essere contraria”.

Nel suo intervento Coldiretti ha quindi citato un esempio, legato al progetto di rinaturazione: ha menzionato il caso di un’azienda di 150 ettari, che probabilmente dovrà chiudere a seguito dell’intervento, e la cui presenza sarà sostituita con degli stagni. Ha posto la domanda rispetto al futuro di queste aree dopo i fondi del Pnrr: “Oggi si tratta di zone agricole presidiate, custodite e curate, poi saranno in abbandono – ha evidenziato Coldiretti -. Durante la conferenza è stato affermato che la manutenzione di queste aree sarà di competenza delle Regioni e ad oggi non è stato valutato l’impatto economico per le Regioni stesse. Sosteniamo fermamente che nessuna Regione o Provincia dopo la fase del Pnrr avrà fondi da destinare alla gestione di stagni così come è indispensabile che vengano preservate le zone golenali, che nel malaugurato caso di rottura non sarebbero più ripristinate”.

Per Coldiretti il progetto che prevede la modifica delle opere di contenimento del fiume, con l’abbassamento dei pennelli di navigazione, mette a rischio un sistema molto complesso, non contribuirà alla biodiversità, contribuirà piuttosto a far chiudere aziende, ad aumentare le difficoltà di derivazione dell’acqua,  ad abbassare le falde, a creare un territorio non più popolato e presidiato. “Per questo chiediamo lo stop immediato a questo progetto - evidenzia Coldiretti Cremona - citando i pesanti danni che le aziende agricole riceveranno. Aziende che subiranno espropri e, in alcuni tratti dell’intervento, saranno anche alla mercè di possibili esondazioni, in terreni non espropriati ma comunque abbandonati ad un fiume che non troverà più le opere di contenimento e di manutenzione messe in atto dall’uomo”.

Come evidenziato nelle osservazioni presentate, che abbiamo sostenuto con dati e argomentazioni, stiamo parlando di un intervento che già sottrarrebbe centinaia di ettari di terra fertile, in questo primo intervento nella fascia tra Cremona e Mantova. Territorio fertile che verrebbe espropriato per la rinaturazione, o che verrebbe comunque esposto al pericolo di frequenti esondazioni, compromettendo la vocazione agricola di queste terre - aggiunge Paola Bono, direttore di Coldiretti Cremona, presente in Conferenza dei servizi -. Parliamo di terreni dove si coltivano cereali e foraggi, pomodoro da industria, pioppicoltura da legno. Terreni sui quali da generazioni gli agricoltori del territorio hanno investito lavoro, fatica, risorse, hanno dato vita a filiere d’eccellenza, contribuendo al progresso e al benessere delle nostre comunità, e che ora verranno sottratti all’agricoltura. Si tratta di aree bonificate dall’uomo, che nei secoli ha recuperato terreni fertili, li ha valorizzati e messi a frutto, li ha custoditi anche grazie al prezioso lavoro dei Consorzi di bonifica e irrigazione. Un patrimonio di intelligenza e impegno messo in campo da generazioni, che non merita di essere vanificato e cancellato”.

Espropriando e consegnando al fiume importanti estensioni in cui si producono foraggi - sottolinea Coldiretti Cremona - si pone a rischio anche una filiera zootecnica che di questi prodotti ha bisogno, per alimentare gli allevamenti. Tenuto conto della difficoltà di reperire in loco altre superfici da destinare a tali produzioni, si assisterebbe a un significativo ridimensionamento dell’attività zootecnica del territorio con tante pericolose conseguenze, che vanno dalla riduzione del patrimonio zootecnico al venir meno di posti di lavoro, al progressivo abbandono delle aree adiacenti, con la dismissione di fabbricati agricoli storici e legati alla tradizione rurale cremonese.

Analoghe conseguenze riguarderebbero il venir mendo di suoli fertili dove sono presenti coltivazioni industriali (pomodoro da industria e barbabietole), così come le aree destinate ai pioppi e alla produzione del legno (impianti arborei in parte finanziati con fondi Comunitari e Regionali nell’ambito dei Piani di Sviluppo Rurale).

La foto aerea è di Riccardo Rizzi Maverick


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commenti


Daniro

15 settembre 2023 15:11

Sembra proprio che la campagna elettorale per le europee sia già ampiamente in corso. A parte il fatto che non si può andare così fieri di aver obnubilato e spianato le golene del Po spogliandole della loro biodiversità, di zone umide, lanche, bordi, boschi naturali, a tutto vantaggio di agricoltura intensiva e chinicizzata e pioppicoltura industrializzata che arriva fino alle sponde del fiume con la riduzione nefasta della vegetazione ripariale (intervenendo peraltro su aree che erano o sono demaniali cioè della collettività), il progetto di rinaturazione del Pnrr, almeno come contenuto nel Piano di Azione, va ad interessare prevalentemente ll'alveo inciso del Po e tocca solo marginalmente, e in aree demaniali, la zona golenale. A tal punto che molti circoli locali di associazioni ambientaliste hanno presentato osservazioni affinché i progetti di rinaturazione del Po prendessero maggiormente in considerazione le linee guida del Green Deal europeo in fatto di restituzione di aree alla biodiversità e alla naturalità anche per ridurre un tipo di agricoltura non più sostenibile per quel che riguarda inquinamento, produzione di composti climalteranti e consumo idrico. Peraltro le porzioni golenali più vicine al letto fluviale ed invase dalle esondazioni del fiume si presterebbero ottimamente ad essere rinaturalizzate: sarebbe un primo passo per riequilibrare il rapporto tra fiume e antropizzazione selvaggia e fare piccoli passi per arginare i cambiamenti climatici. Per quel che riguarda che si metterebbe in crisi nientemeno che la produzione di foraggio per gli allevamenti, sarebbe interessante sapere quanti ettari di terreni fertilissimi sono stati dirottati alla produzione di biogas. Sul timore che le aree rinaturate diventino terra di nessuno (a parte che erano aree del Fiume e sono ancora aree del Fiume con tutto il suo enorme patrimonio (di cui ci diciamo orgogliosi solo quando ci fa comodo) sarebbe finalmente il caso che un Paese civile si desse regole certe statali o regionali di tutela e conservazione per il suo maggior Fiume con un ampio piano di gestione in linea con il recente regolamento europeo in tema di ripristino della biodiversità e proprio per questo avversato dalle associazioni agrarie.