Rischio di altri crolli a Villa Fraganeschi di Villarocca (Pessina Cremonese). Si salvaguardi almeno il parco che degrada verso l'Oglio
Nelle terre cremonesi lambite dall’Oglio, immerse nelle nebbie invernali e “soffocate" (non quest’anno, almeno per ora) dall’afa estiva esiste un patrimonio di cascine e dimore patrizie che sono testimoni saldi di una storia importante, che è la nostra, che sta andando incontro ad un lento ed inesorabile declino, col rischio di andare perduto, forse per sempre. Accade così anche altrove, ma questa non è certo una giustificazione ed è, anzi, un segnale brutto di impoverimento che non può e non deve lasciar estraneo né silente nessuno.
A Villarocca di Pessina Cremonese, proprio nel centro della frazione, fa decisamente specie vedere ed assistere alla graduale perdita di quel grande patrimonio che è la imponente villa Fraganeschi, Castelbarco, Visetti Visconti, complesso di impianto settecentesco posto sul terrazzo morfologico della valle dell’Oglio. Di questa dimora gentilizia si parla, diffusamente, anche nel volume “Ville delle Province di Cremona e Mantova” (Rusconi Immagini) di Carlo Perogalli, Maria Grazia Sandri e Luciano Roncai. Volume la cui prima edizione risale all’ottobre 1973 e la seconda al settembre 1981. “Stato di conservazione buono” si legge nel libro in cui spicca ancora una delle poche e rare immagini della villa com’era un tempo.
Oggi, mezzo secolo dopo, a proposito dello stato di conservazione si dovrebbe scrivere “disastroso”, ad essere gentili. La grande villa, infatti, è purtroppo da anni in condizioni di totale fatiscenza, con crolli che ne rendono praticamente improponibile, o quasi, un suo recupero.
Chi scrive queste righe, che tra le sue passioni ha quella di andare alla scoperta del patrimonio storico e culturale meno conosciuto dei nostri territori, la vide per la prima volta alcuni anni fa e, imbattendosi in un anziano del posto che passeggiava sulla piazza la domanda inevitabile fu “Ma è possibile avvicinarsi e vederla?”. La risposta, alquanto sorprendente, fu “guardi che non c’è più nulla da portar via, hanno già preso tutto”. Dopo un iniziale sobbalzo la risposta dello scrivente fu “non è mia abitudine visitare i luoghi per impadronirmi di qualche cosa. Mi è sufficiente ‘impadronirmi’ di quella storia che trasuda dalle mura e fare due foto”.
Al che mi venne detto che non c’era alcun problema, che da tempo lì entrava chiunque e di stare attento perché il luogo era pericolante. In effetti non ci voleva una laurea in ingegneria per capirlo; già dalla distanza, restando al di fuori, si notavano travi e soffitti crollati irrimediabilmente: motivo più che sufficiente per osservare da fuori. La presenza di pali con taglierini, abbandonati a ridosso dei muri, faceva inoltre prevedere il resto e cioè che arazzi (di cui si notavano le poche tracce) e decorazioni erano evidentemente state portate via: da chi, quando e come non si sa. Tralasciata questa parentesi e tornando alla storia ecco che la villa di impianto settecentesco (con tanto di giardino all’inglese) fu la residenza del più giovane vescovo di Cremona, Ignazio Maria Fraganeschi (1749-1790). Ignazio Maria Fraganeschi fu successore di Alessandro Litta, vescovo dal 1718 al 1749. Come scrivono Caprioli, Rimoldi, Vaccaro, in "Diocesi di Cremona", 1998, p. 222 “"Con la morte di Litta inizia, per la diocesi, un periodo di difficolta' esterne e di declino che coincide, in gran parte, con il lungo episcopato del cremonese Ignazio Maria Fraganeschi, gia' canonico e arcidiacono della cattedrale, che resse la diocesi per oltre 40 anni, dal 1749 al 1790. Nei primi tempi del suo ministero, Fraganeschi si mosse nella scia del suo predecessore, con la tempestiva indizione della visita pastorale e una certa attenzione ai bisogni e ai problemi della diocesi e con una particolare cura per il seminario, per il quale promulgo' numerosi editti, diede nuovo impulso alla Congregazione dei Chierici dell'Immacolata e promosse la stesura di nuove regole nel 1766, che stabilivano, non senza una qualche severita', un impegnativo iter di formazione spirituale...".
Corredata da uno scenografico giardino barocco, la villa ha subito, nel tempo, numerosi adattamenti ed anche il giardino, adeguandosi al gusto dell’epoca, assunse nell’Ottocento un aspetto romantico, distendendosi nella valle fluviale secondo i dettami del giardino paesistico o “all’inglese”. Estinta la discendenza dei Fraganeschi-Castelbarco-Visetti-Visconti, la villa fu alienata e conobbe abbandono, saccheggi e degrado e fu addirittura sede di una fabbrica di profumi. Oggi le sue condizioni sono in progressivo e continuo peggioramento; in più occasioni è stata anche al centro dell’attenzione di coloro che praticano la cosiddetta “Esplorazione Urbana” (meglio conosciuta come Urbex), come dimostrano anche diversi video e foto che circolano sul web, ma ora, vista la sua fatiscenza, pare che anche per loro sia passata ai “margini”. Nel tempo non sono mancate le iniziative indirizzate ad un suo recupero, anche tramite il Fai (Fondo per l’ambiente italiano) ma ad oggi ogni tentativo è stato vano e lo scorrere inesorabile del tempo sta portando via, forse per sempre, questa straordinaria testimonianza storica del nostro territorio e delle famiglie che lo hanno abitato.
Se la villa, forse, è persa per sempre (e già questo dovrebbe far sollevare un grido di “dolore”) sarebbe importante almeno salvare il parco-bosco che si trova tra la villa stessa e l’Oglio. Un polmone verde, oggi ampiamente “rinselvatichito” (spesso meta di appassionati e cultori di birdwatching) in cui si trovano, ancora oggi, tra gli altri, diversi esemplari di cipresso calvo. A questo luogo è dedicato un capitolo, dal titolo “A Villarocca, tra il bosco e l’Oglio” nello stupendo libro “Natura Cremonese” del naturalista e giornalista Sergio Mantovani, pubblicato nel 2012 da Fantigrafica. Un capitolo in cui Mantovani descrive, con eccezionale maestria, le eccellenze di naturalistiche di questo luogo e del vicino bosco di Pessina Cremonese, che a sua volta merita grande attenzione. Nel suo libro, Mantovani lo scrive chiaramente evidenziando “E’ dunque importante che questo bosco, incluso nel Parco Oglio Sud e in una vasta Zona di protezione speciale per l’avifauna che si allunga in questo tratto di fiume, sia adeguatamente protetto e conservato. Non deve, insomma, fare la fine dell’attigua e un tempo splendida dimora nobiliare, in stato di penosa decadenza, perfetto simbolo della straordinaria noncuranza e del disprezzo che riserviamo al nostro territorio e alle sue ricchezze più autentiche”.
Parole, quelle di Sergio Mantovani, che si possono solo sottoscrivere, rimarcare e rilanciare, oggi come dodici anni fa. Con il remoto auspicio che, chissà, anche la villa possa almeno in parte vedere un recupero, anche solo parziale, per essere restituita al presente e proiettata al futuro, ricostruendo la storia e, magari, creando qui, sulle rive dell’Oglio, un luogo della cultura o una casa della memoria. Stesso discorso andrebbe fatto per un altro luogo storico, posto ad una manciata di chilometri da Villarocca, vale a dire Canove dè Biazzi (ad ormai due passi da Piadena) con la sua Villa Colombara, edificio a sua volta fatiscente da molti anni di cui si parla sempre nel libro “Ville delle Province di Cremona e Mantova” (Rusconi Immagini) di Carlo Perogalli, Maria Grazia Sandri e Luciano Roncai. Villa, questa, più recente rispetto alla precedente. E’ infatti ascrivibile alla metà dell’Ottocento, caratterizzata anch’essa da un ampio ed interessante parco (oggi ridotto ad una giungla). Lo schema distributivo della villa è quello ad atrio passante con vani che si affacciano su di esso e con schema ripetuto al piano superiore. L’apparato decorativo, in questo caso, è assai tardo ed in alcuni casi ascrivibile agli inizi del Novecento. Un altro luogo, anche questo, in cui la natura si sta facendo largo ed i segni del tempo, sempre più evidenti, non fanno prevedere nulla di buono per il suo futuro.
Nelle foto il degrado di Villa Fraganeschi a Villarocca, un'immagine storica della bellezza della villa e nell'ultima fotografia lo stato di Villa Colombara a Canove de' Biazzi
Eremita del Po
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commenti
ENRICO FORZONI
4 luglio 2024 09:02
Luogo davvero straordinario. Ci sono passato davanti più di una volta e mi sono sempre chiesto come fosse possibile che un luogo di simile bellezza e pregio naturalistico potesse andare incontro ad un così miserevole degrado. Avrebbe potuto essere un eccellente agriturismo o un prestigioso luogo di convegni internazionali. La verità è che in Italia siamo circondati da tale e tanta bellezza che ci permettiamo sfacciatamente di perdere molti luoghi incantevoli come questo.
Manuel
4 luglio 2024 15:22
... avrai anche ragione, ma possiamo esibire, per fortuna: “Uomini e donne”, “L’isola dei famosi”, “Ciao Darwin”, etc... non quisquilie!
PierPiero
4 luglio 2024 17:48
Che chi può e deve faccia un giro nelle cantine.
Troverà una discarica un po' particolare...