Santuario di Caravaggio, ricorso al Tar contro il polo logistico. "Un massiccio intervento di urbanizzazione nella zona adiacente danneggia il Santuario e quanti lo frequentano"
Il 26 maggio 2023, nell’anniversario dell’ apparizione della Vergine, il Santuario di Santa Maria del Fonte a Caravaggio è stato ufficialmente riconosciuto come “Santuario regionale della Lombardia”. Nell’omelia della concelebrazione, l’arcivescovo di Milano Mario Delpini rimarcava l’importanza – sia spirituale che geografica – che esso riveste per il territorio lombardo, aggiungendo che la comunità, radunata per onorare santa Maria del Fonte, è invitata a imparare una devozione «facile», alla quale proprio il Santuario regionale educa. Facile, anche perché al centro del territorio lombardo, facile perché è facilmente raggiungibile, facile perché è accogliente, facile perché la sua maestosità è “familiare”.
Purtroppo queste sue caratteristiche sono oggi messe a rischio da piani urbanistici che vogliono sfruttare gli spazi agricoli circostanti, che fino a ora favorivano la piena vista del Santuario e gli hanno consentito di essere una vera oasi spirituale, immersa in un ambiente naturale di grande respiro, di ristoro per i numerosi pellegrini che vi si recano.
È evidente che un massiccio intervento di urbanizzazione nella zona adiacente il Santuario pregiudicherebbe la quiete che attualmente la caratterizza, danneggiando il Santuario e quanti lo frequentano nella sua funzione spirituale e culturale.
Gli effetti negativi (emissioni rumorose e inquinanti, forte impatto visivo, aumento del traffico di mezzi pesanti) che ricadrebbero sul Santuario, pregiudicandone la quiete e il pregio paesaggistico, hanno spinto i responsabili del Santuario a ricorrere al Tribunale Amministrativo Regionale contro le decisioni che il Comune di Misano sta assumendo per attuare una importante trasformazione di terreno da agricolo ad area produttiva (parco logistico).
Già nel 2021, in occasione di un avvio di procedimento di variante degli strumenti urbanistici del Comune di Misano, il rettore del Santuario di Caravaggio aveva suggerito all’Amministrazione comunale di riportare a destinazione agricola quel terreno posto in prossimità del Santuario. Tale era infatti la destinazione dell’area nel PRG precedente, che classificava questi terreni tra le “aree agricole con finalità di protezione e conservazione” anche nei Piani della Provincia di Bergamo. È evidente, infatti, che il mantenimento a destinazione agricola della zona in questione sia la scelta da prediligere al fine di migliorare la qualità del territorio, comprensivo tanto del patrimonio naturale quanto del patrimonio artistico.
La Costituzione, proprio lo scorso anno, ha avuto in tal senso una significativa modifica all’art 9: “La Repubblica […] tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni”.
Il Santuario di Caravaggio, da quasi 700 anni, si sente a pieno titolo parte di questo patrimonio di tutti, e vuole continuare a tutelarlo.
Dopo essere stato insignito dello “Scudo blu”, simbolo internazionale di protezione dei beni culturali, promosso dalla Croce Rossa, che “individua i monumenti di notevole interesse culturale e storico, un simbolo per preservarli in caso di conflitto armato”, il Santuario di Santa Maria del Fonte ora ha bisogno di uno “scudo verde” per tutelare il valore artistico, culturale, territoriale e paesaggistico di tutto il complesso.
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commenti
Anna L. Maramotti Politi
28 novembre 2023 18:15
E' da tempo che la notizia circola. Sia la sezione di Italia Nostra di Cremona sia quella di Bergamo ritengono, non solo indecorso voler costruire un polo logistico.in prossimità del santuraio, ma osserrvano come l'ambiente e il paesaggio, che concorrono a definire la "aura" della costruzione vengano totalmente alterati. Di continuo si parla di ecologia e di green, ma poi puntualmente gli interessi di qualcuno smentiscono le affermazioni sulla bocca dei politici che, più che tali, sembrano i meri esecutori di interessi di non ben identificabili gruppo economici. Quello che però dovrebbe maggiormente turbare la sensibilità dei cittadini e il binomio "Santuario e consumo di suolo". Come non ricordare la " Laudato si' " di Francesco e il testo laicissimo di B. Croce "Perchè non possiamo non dirmi "cristiani" "?. Due punti di vista diversi, ma entrambi poggiano sulle fondamenta dell'identiutà della nostra cultura e fanno riferimento a quei valori che oltrepassano qualsiasi ideologia. Ci auguriamo che il TAR eviti uno scempio tanto grande ed irreversibile.
Manuel
28 novembre 2023 18:29
Purtroppo anche questa vicenda dimostra come non solo Cremona, ma moltissime realtà lombarde ed italiane continuino a soccombere sotto il peso del cemento. Aggiungo come da parecchio tempo la bassa bergamasca abbia sacrificato tanto territorio agricolo/forestale in favore dello sviluppo e dell’espansione industriali, con grandi risultati economico/sociali, per carità, ma ancora non basta: ora bisogna rincorrere commercio e logistica.
La dimostrazione di una politica irrilevante, se non cieca, che non sa programmare, ne’ progettare. Come ebbi già a dire, la cosa ancor più grave è che comuni e province del nord ragionano allo stesso modo, le regioni pure e la rincorsa taurina alla insulsa competizione (in tal caso fratricida), quant’anche all’agognato primato, porterà verosimilmente allo sconquasso.
È il tallone d’Achille del capitalismo, che non sa rallentare, ragionare, riadattare... e forse, ideologicamente non può farlo, perché sarebbe un controsenso.
Michele de Crecchio
28 novembre 2023 20:51
Incredibile che gli strumenti urbanistici vigenti (piano di governo comunale, piano territoriale della provincia e piano territoriale regionale) non impediscano, come mi sembra dovrebbero da tempo fare, questa sciagurata operazione). Mi congratulo con la Diocesi di Cremona che, finalmente, scende anch'essa in campo a tutela dei valori ambientali del territorio di sua competenza!