Si chiude fra gli applausi la stagione d’opera del Ponchielli. Una Butterfly di livello fa il tutto esaurito e convince il pubblico. Bene direttore e cast vocale. In gran forma i Pomeriggi
Un bel colpo d’occhio quello che si è trovato davanti il pubblico del Ponchielli all’ultimo titolo d’opera in stagione. L’imponente allestimento scenico di questa Madama Butterfly ha richiesto un periodo di montaggio più ampio del solito. Caduta nell’anno del centenario pucciniano, questa nuova coraggiosa produzione si avvale di elementi essenziali, un piacevole mélange tra richiami orientali ed ambienti astratti, il tutto in un enorme praticabile inclinato ondulato. Il lavoro di scene e costumi di Takis è ben illuminato dalle sempre efficaci luci di Fiammetta Baldiserri. L’opera scorre fluida e lo spettacolo è davvero riuscito. La bacchetta di Alessandro d’Agostini è chiarissima e decisa. Il direttore se l’è proprio cantata tutta insieme ai cantanti, a testimonianza dell’ottima preparazione sulla difficile partitura. Nel ruolo del titolo convince il pubblico il soprano giapponese Yasko Sato, seppur lievemente in difficoltà nel registro acuto. Efficace la sua presenza scenica, in un ruolo che le si addice anche nella naturale gestualità. Incolpevole invece della prima nota “sporcata” nel movimento scenico del suo ingresso ideato dalla regista Rodula Gaitanou che eccezion fatta per questa piccola inaccortezza ha proposto una regia davvero efficace, espressiva ma mai didascalica. Davvero struggente e riuscita la scena finale in cui Cio-Cio-San compie l’estremo gesto mentre il figlio bendato sventola una bandierina americana. Spavaldo e sfrontato il Pinkerton di Riccardo Della Sciucca, dotato di un’estensione uniforme e di uno squillo generoso e pieno. Anche per lui nessuna colpa se su “Mi piace la treccia tua bruna tra candidi veli” il soprano portava un liscissimo corto caschetto. Piccoli dettagli che, a volte, possono fare la differenza.
Bene la Suzuki di Asude Karayavuz, precisa e puntuale. Buona anche la prova di Sharpless interpretato da David Cecconi, con un bel timbro brunito e proiettato. Sorprendente il Goro di Giuseppe Raimondo che, dotato di uno strumento duttile e ricco di armonici, riesce ad arrivare in sala anche da voltato con una bella voce pronta e a suo agio anche nei passaggi serrati. Giustamente brusco lo zio Bonzo di Fulvio Valenti, seppur abbia sacrificato qualche nota nella verve interpretativa. Bene Il Principe Yamadori di Alex Martini così come la Kate Pinkerton di Maria Cristina Bellantuono il cui ruolo in questa versione in tre atti è più ampio della prima versione scaligera. Divertente ma fortunatamente non ridicolo lo zio Yakusidé interpretato da Masashi Tomosugi. Buona la prova anche dei comprimari nei ruoli di Il commissario imperiale (Liu Tong), L’ufficiale del registro, (Mattia Rossi), La zia (Daryna Shypulina), La cugina (Tiziana Falco), La madre (Serena Pulpito), Dolore (Enea Piovani). Ottima la prova del coro di OperaLombardia, in questo titolo preparato da Diego Maccagnola, che quest’anno ci ha regalato davvero prestazioni maiuscole dimostrandosi compagine di qualità. Di livello anche la prestazione dell’Orchestra I Pomeriggi Musicali, in grande forma per colore e qualità del suono. Polso deciso, tempi giusti, respiro e precisione sono solo alcune delle elevate qualità che ha dimostrato di possedere il direttore Alessandro d’Agostini, una vera sicurezza sul podio. La sua bacchetta ha saldamente tenuto assieme buca e palco. Di vero impatto la chiusura del secondo atto con una conduzione del celebre coro a bocca chiusa da manuale.
La stagione d’opera del Teatro Ponchielli si chiude con uno spettacolo di elevata qualità, dal grande impatto e con un cast di livello. Meritato il sold out e i numerosi applausi tributati a tutti gli artisti. Domani, domenica 14 alle 15,30, si replica.
Foto Gianpaolo Guarneri/Studio B12
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