10 agosto 2025

Spinadesco, successo della secolare asta di San Fermo. Prodotti contesi anche via smartphone: soddisfatti il parroco Fabio Sozzi ed i suoi volontari

A far mente locale, si realizza con stupore che, stagione più stagione meno, è da circa quattrocento estati che l'usanza esiste. Il perché è presto detto: nel Seicento, san Fermo liberò il villaggio dalla terribile carestia e dalla virulenta epidemia di peste, che imperversavano nelle campagne, flagellando la popolazione. A seguito della grazia ricevuta, gli Spinadeschesi dell’epoca promisero al santo riconoscenza imperitura, impegnando, pertanto, pure la loro discendenza e le generazioni a venire. È questa l'origine dell'annuale vendita all'incanto - con ricavato destinato a favore delle opere parrocchiali -, rispolverata e riportata in auge, cinque decenni fa, dal curato di allora, monsignor Luigi Gerevini. E qui risiede il motivo della devozione speciale degli abitanti del paese per san Fermo, il quale, in virtù della grazia concessa, ha conquistato il titolo di copatrono, insieme a San Martino, vescovo di Tours. A destreggiarsi tra offerte e rilanci, a suon di lazzi improvvisati e di battute esilaranti, sono stati Nicola Caviglia e Matteo Lazzari, spigliati, frizzanti, simpatici e perfettamente a proprio agio nella veste di banditori, ruolo rivestito, di recente, pure da Luigi (Gigi) Brugnoli e Mario Quinzani, dopo essere stato a lungo appannaggio storico ed esclusivo del mitico Palmiro Ramella, ai tempi d’oro che furono. Certamente, la tradizione si è evoluta ed adattata al momento attuale, ma il 9 Agosto, giorno della ricorrenza, in barba alle ferie ed all'afa soffocante del periodo, per Spinadesco, è tuttora festa grande. La comunità si riunisce al calare del sole, per rivivere l’antico rito, che, con le inevitabili concessioni alla contemporaneità, ha mantenuto inalterato il fascino secolare. Del resto, il nucleo ed il significato originari sono rimasti intatti e la consuetudine continua ad intrattenere ed a divertire, richiamando fedeli e laici, coinvolgendo persino forestieri, provenienti dal milanese e dal bresciano. E, stavolta, si è verificato un caso a dir poco insolito: un affezionato dell’evento, impossibilitato a presenziare, ma fortemente interessato ad un prodotto, ha “duellato” a distanza, telefonicamente, con lo smartphone, restando però, purtroppo, a bocca asciutta. Tra gli articoli più ambiti, vanno ricordate le torte casalinghe, che hanno aperto la “contesa”, per fornire il dessert a chi se le è aggiudicate. Il merito del successo dell’iniziativa è da attribuire al parroco don Fabio Sozzi, che, come i suoi predecessori, da all’incirca sei anni, contribuisce a perpetuare la volontà degli antenati, con una manifestazione amatissima ma anche piuttosto impegnativa per i trenta volontari, costretti giocoforza ad iniziare con largo anticipo i preparativi dell'asta e della gnoccata, di scena sul campo da basket dell'oratorio. La merce viene infatti raccolta porta a porta, presso privati ed aziende della zona e comprende riso, pasta, formaggi, uova, ortaggi, conserve, scatolame, frutta, salumi nostrani, dolciumi, bottiglie di birra, vino e distillati... I numeri dell’edizione 2025 sono stati davvero imponenti. Per saziare i centocinquanta visitatori, sono stati spadellati ben quarantacinque chili di gnocchi al pomodoro, al gorgonzola e con salsiccia e zafferano. I cuochi Giuseppina Fiora (la Pina), Mauro Favalli ed Andreina Ungari hanno impastato la farina con le patate regalate da Ezio Ghiselli e Delio Groppi. Il piatto forte è stato accompagnato da prosciutto crudo, melone e patatine fritte. A nome di tutti coloro che si sono spesi per la riuscita dell’appuntamento, Michela Mineri dichiara con entusiasmo: “Don Fabio ha creato un gruppo eterogeneo eppure affiatato. Abbiamo età, vite, professioni e passioni completamente diverse; in comune coltiviamo il vigore e la purezza della condivisione. Donare una parte di noi non è mai un sacrificio o una privazione: ci arricchisce e rende migliori”.

 

Barbara Bozzi


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