10 agosto 2021

Stop a nuove aree di media e grande distribuzione con la variante. "Sarebbe una svolta epocale" dicono Badioni e Marchesi

La notizia pubblicata ieri da Cremonasera (leggi qui)  che gli uffici comunale stanno pensando a una variante del PGT con una riduzione delle tante aree commerciali previste, ha suscitato parecchio interesse. Ne fa testo la dichiarazione congiunta del presidente di ConfCommercio Andrea Badioni e di Eugenio Marchesi (presidente Botteghe del Centro) che si augurano che il cambio di passo trovi veloce conferma da parte degli Amministratori dando così vita ad una svolta epocale.

"Auspichiamo che il cambio di passo (per ora solamente annunciato in maniera non ufficiale) per il rilancio di Cremona attraverso uno stop alle nuove aree di media e grande distribuzione trovi velocemente conferma da parte degli Amministratori. Sarebbe una svolta epocale, dopo una stagione troppo lunga, in cui si è scelta (come regola) quella della conversione in area commerciale di ogni spazio dismesso o da riqualificare. Da sempre, come associazione di categoria, chiediamo attenzione all’equilibrio tra le diverse forme di distribuzione. Ora che la deriva ha imposto un nuovo volto al tessuto urbano (e peggio sarà con la conclusione dei cantieri aperti) e che la sofferenza del centro è sotto gli occhi di tutti e non può più essere nascosta, la politica (quella degli ultimi vent’anni, almeno) si rende conto di aver esagerato. Meglio tardi che mai! Se si fossero ascoltati i tanti appelli che, negli anni, la Confcommercio e le Botteghe hanno lanciato, forse oggi avremmo una città più bella, attrattiva, vivace nel quotidiano, non solo in occasione degli eventi. Dismessi, ancor prima di indossarli, i panni delle Cassandre, occorre davvero capire come si vuole costruire la Cremona di domani. E pensiamo, come Associazione di rappresentanza, che lo si possa fare solo rafforzando il dialogo, condividendo le esperienze, trovando gli stimoli al confronto (anche quando si fa più duro) nella consapevolezza di uno stesso obiettivo".

"Sono, questi, i valori che, in fondo, descrivono profondamente l’identità della città o meglio di una comunità.  - dicono ancora Badioni e Marchesi - Cioè quelli di un progetto che nasce dalla volontà di vivere insieme, un’idea di presente e di futuro radicata nella storia, nella cultura, aperta alla speranza. Rinunciare (come si è fatto fino ad oggi) a questi che sono i “pilastri” della vita di ogni realtà sociale, significa renderla più fragile e incerta. Recuperiamo, invece, il senso del centro come luogo privilegiato in cui il “Noi” cioè chi qui vive e lavora incontra e si intreccia con l’“Altro”, cioè chi è city user o semplicemente un turista in visita a Cremona. Non l’abbiamo fatto, fino ad oggi, almeno se valutiamo che il centro offre sempre meno servizi e non è di semplice accessibilità. Questo porta gli utenti a preferire altre realtà. Si pensi, semplicemente, a chi arriva dal circondario e – per queste ragioni – preferisce fermarsi nei centri commerciali posti a corona del tessuto urbano. Il fatto che la galleria commerciale del Cremona Po sia diventata – soprattutto per i più giovani - il polo aggregativo per eccellenza avrebbe da tempo dovuto suggerire agli amministratori che la situazione stava fuggendo di mano. Nei giorni scorsi la Amministrazione ha parlato di un progetto di rigenerazione che parte dalla riqualificazione dei “giardini di piazza Roma”. E’ un passo importante, un tassello significativo ma pur sempre una tessera di un mosaico, che, per sua natura, richiede che si ponga attenzione al particolare senza perdere mai di vista la visione d’insieme. Ogni negozio che si aiuta ad aprire, o ad ampliarsi, è un passo in avanti nella rigenerazione di Cremona".

"Ogni nuova partita iva, magari gestita da giovani, che sceglie il centro è un segnale di fiducia nel domani. - sottolineano i due presidenti - Ricreare (e lo possiamo fare tutti insieme) le condizioni per rendere il centro attrattivo per le imprese significa rendere meno incerto il futuro. Siamo consapevoli che non sia facile trovare l’equilibrio tra istanze diverse, in particolare per chi deve amministrare una città e fare sintesi. Ma non possiamo mai dimenticare che la sfida della rigenerazione non ha solo il senso dell’abbellimento dei luoghi. Deve elevarsi, invece, a catalizzatore di nuove relazioni capaci di produrre valore e appartenenza (o legami). Ne è testimonianza il nuovo polo di Santa Monica o quello (che verrà realizzato) nell’ex Caserma Manfredini, spazi dedicati all’università, ai saperi e ai giovani. Così come sta diventando una nuova leva di sviluppo la rinnovata sede della Stauffer (con nuovi progetti legati all’alta formazione) o, ancora, nello stesso solco correrà il recupero di Palazzo Grasselli per il conservatorio, legati alla musica che è tratto distintivo della nostra identità. Queste riqualificazioni (a differenza di quanto può avvenire con un supermercato) uniscono al recupero architettonico un fattore di modernità e di sviluppo, che trae forza dall’alimentarsi di risorse culturali, sociali, di conoscenza. E’ questo il “brodo di coltura” dell’innovazione e della crescita. È l’unica via responsabile per guardare al futuro, per creare una città consapevole e inclusiva, resiliente e sostenibile (dal punto di vista economico ma anche di quello, non meno attuale, di consumo di suolo). Sia, quella del Comune, una occasione per rafforzare (come dimostrano anche gli esempi che abbiamo citato) la coprogettazione tra pubblico e privato, tra attori locali che rappresentano interessi diversi, benchè uniti dallo stesso amore per la città. Mai come oggi appare motivata l'esigenza di sperimentare nuovi modelli e strumenti per affrontare i temi della rigenerazione urbana e per attivare processi di trasformazione e riorganizzazione delle funzioni e delle strutture urbane che siano in grado di cogliere le priorità della città contemporanea, che sappiano garantirne il futuro. Il commercio rimane funzione fondamentale in questa prospettiva; di qui il nostro impegno, con la ferma determinazione a riaffermare che le nostre imprese, con la loro presenza e la loro articolazione, possono dare un contributo irrinunciabile a vivificare le città e a garantirne il domani, più di quanto possa fare qualsiasi nuovo polo di media distribuzione".


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Michele de Crecchio

10 agosto 2021 22:25

Meglio tardi che. Venticinque anni or sono si avanzarono a Cremona le prime devastanti ipotesi di creare un colossale centro commerciale sull'area dell'ex Feltrinelli e le resistenze, da più parti allora saggiamente avanzate, crollarono da quando il compianto assessore Massimo Terzi, che di quella resistenze era rimasto l'ultimo valido protagonista, fu costretto alle dimissioni. Da allora l'urbanistica commerciale cittadina precipitò nel disordine più assoluto e le successive varie giunte, di ogni colore, si accontentarono degli oneri di urbanizzazione versati dagli operatori, dileggiando i pochi che ancora, e a più riprese, tentarono più volte di far correggere le loro autolesionistiche e ostinate decisioni in materia di urbanistica commerciale. Ora che, come si usa dire, quasi tutti i buoi sono ormai scappati dalle stalle, pare si voglia correggere l'autolesionistica prassi condotta negli ultimi anni. Meglio tardi che mai.

Roberto

11 agosto 2021 04:55

Era ora che i ns. amministratori di svegliassero, ora che il settore commercio è stato sconvolto, ora che i danni sono già compiuti. Si sono indubbiamente creati posti di lavoro, ma con stipendi da fame.