Tanta gente al funerale di Danio Asinari, anima culturale di San Giovanni in Croce
Spiritoso com'era, probabilmente avrebbe sorriso di tutte quelle persone raccolte intorno alla sua bara. La chiesa parrocchiale di San Giovanni in Croce era gremita per dare l'ultimo saluto a Danio Asinari, 52 anni, l'anima culturale del paese, morto all'improvviso lunedì scorso mentre era al lavoro tra gli scaffali della biblioteca scientifica dell'Università Statale di Milano, di cui era il responsabile.
I funerali, officiati dal parroco don Diego Pallavicini, sono cominciati alle 14.30 di sabato. Un'ora prima, seduti sul primo banco, c'era, chiuso nel suo dolore ma con una parola gentile per tutti, il fratello, Pierguido, sindaco di San Giovanni, con la moglie, Elisa. All'entrata, ad accogliere parenti, amici e conoscenti, la compagna, Federica Copelli, bibliotecaria e divoratrice di libri, come Danio. Sono poi arrivati l'altro fratello, Fabiano, e gli adorati nipoti: Mattia, Luca, Beatrice, Emanuele, Andrea. Il padre, Tarcisio, è rimasto a casa per motivi di salute mentre la madre, Annamaria, è mancata tempo fa. Poco alla volta la chiesa si è riempita. All'inizio della celebrazione don Pallavicini si è rivolto ai familiari: “Siamo qui per dirvi che non siete soli, per testimoniarvi che ognuno di noi, se volete, è al vostro fianco”. Poi, l'omelia, aperta da una domanda che è sulle labbra di tutti: “Chi avrebbe potuto aspettarsi che la vita del nostro Danio si sarebbe interrotta adesso e in questo modo impensabile? Ma ciò che conta è essere pronti e restituire gli anni che ci sono stati donati, anni piene di cose belle”.
La prima lettura era un brano dell'Apocalisse di San Giovanni. “L'ho scelto perché parla del libro della vita. E i libri erano una delle passioni di Danio. Ora lo immagino seduto accanto a Dio a leggere il libro della sua esistenza, ricca del tanto bene che ha realizzato, delle occasioni in cui ha regalato un sorriso grazie alla sua simpatia, alla sua spontaneità e alla sua capacità di entrare in relazione con gli altri. Quante pagine piene di belle cose ci sono nella vita di Danio”. Dal microfono, alla fine della messa, un suo compagno di università, Giuliano Annibaletti, lo ha ricordato così: “Ottobre 1988, le tue prime parole sono state: 'Scusi, sa dov'è la biblioteca?'. Ho sempre pensato che fosse una sorte di premonizione, di profezia. Siamo andati in biblioteca. Mi hai chiesto da dove venivo. 'Da Mantova', ho risposto. E tu: 'Non siamo distanti'. Ci siamo scambiati i numeri di telefono ma l'ultima cifra del tuo era sbagliata perché all'inizio, come tuo solito, non ti fidavi”. Poi i due giovani universitari sono diventati amici inseparabili. “Abbiamo condiviso tanti momenti, tanti corsi di laurea e anche tante vacanze insieme. Il tuo sguardo ironico mi ha sempre accompagnato e ancora oggi ricorro alle tue battute per essere più allegro. Io ti prometto che continuerò a usarle e tu promettimi che continuerai a farlo in paradiso”. Parole salutate da un applauso.
Mentre Federica teneva sottobraccio una grande fotografia del fidanzato e quasi la accarezzava, il corteo funebre si è mosso lasciandosi alle spalle la chiesa parrocchiale dove sono state trasferite le opere, compresa una Madonna del Bambino (attribuita ai Campi), un tempo conservate nella chiesa vecchia di San Zavedro. Il recupero di questo gioiello architettonico e artistico era il nuovo sogno inseguito da Danio. Quello precedente e che ha attraversato la sua vita, il ritorno agli antichi splendori di Villa Medici del Vascello (la dimora di Cecilia Gallerani, ritratta nella Dama con l'ermellino, il capolavoro di Leonardo da Vinci), è diventato realtà anche grazie a lui.
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commenti
PAOLO
16 febbraio 2022 16:33
Collaboravo con lui per tanti anni inviando da Milano dalla ISU diritto allo studio volumi per la biblioteca di Unimi a Crema... Sempre professionale, arguto e spiritoso.. Pur vedendosi raramente ci scambiavano mail anche su temi extra lavoro... Grazie per il tempo che mi hai dedicato