Un anno fa se ne andava Vialli, il ricordo dell'esordio in grigiorosso a Parma il 10 maggio 1981 con una sua intervista
Un anno fa se ne andava Gianluca Vialli. Da domani Cremona lo ricorderà proiettando le sue immagini su Palazzo Comunale, simbolo della cremonesità e quindi del legame della nostra gente con Vialli, uno dei figli di questa terra, grande uomo e grande campione. Cremonasera lo vuole ricordare con il suo esordio in grigiorosso, lui ragazzino tenace in cui da subito si è intuito che sarebbe diventato un campione (leggi qui il ricordo di Enrico Pirondini).
I primi calci all'oratorio di Cristo Re, poi a Grumello e a Pizzighettone. “Ero l’ultimo di cinque figli. Ho capito subito che giocare a pallone era quello che avrei voluto fare da grande, perché mi permetteva di divertirmi, di sognare e di competere. - ha detto Vialli in una intervista del 2011 a "La Cronaca - Ho giocato tanto da solo, all’oratorio, in cortile. Prima per il piacere di farlo poi, entrato in una squadretta, ho imparato valori che poi sono diventati importanti una volta arrivato nel mondo professionistico. Dall’oratorio sono passato al Pizzighettone dove il mio allenatore era il maestro Franco Cistriani e da lì, a quattordici anni, sono arrivato alla Cremonese di cui ero un grande tifoso sin da bambino. Mi ritengo molto fortunato, anche perché questi passaggi si sono svolti senza stress, molto serenamente e, comunque, con grande serietà”.
10 maggio 1981, a Parma l'esordio di Gianluca Vialli in grigiorosso. Partiva così la carriera sportiva di uno dei grandi attaccanti degli anni Ottanta e Novanta. Uno dei pochi ad aver vinto a livello europeo tutte e tre le principali competizioni Uefa per Club. Tra il 1985 e il 1992 totalizzò 59 presenze e 16 gol con la Nazionale Italiana. Poi allenatore, dirigente sportivo, capo delegazione della Nazionale.
Quel giorno Guido Vincenzi lo inserì nella lista dei convocati al Tardini per Parma-Cremonese di C1. Aveva sedici anni. Era il ragazzino dei primi calci all'oratorio di Cristo Re, poi a Grumello e a Pizzighettone con Franco Cistriani poi, a quattordici anni alla Cremonese di cui era tifoso fin da bambino. Era con gli allievi Frittoli, Trainini e Galbagini e li allenava Emiliano Mondonico. Di quel periodo Gianluca Vialli così raccontava ad Angelo Galimberti qualche anno fa su "La Cronaca": “La Cremonese aveva un settore giovanile straordinario: un vero serbatoio per la prima squadra. Investiva molto in termini economici ma anche in risorse umane. C’erano dirigenti bravi e preparati oltre ad allenatori capaci di insegnare ai ragazzi la professionalità e i valori basilari per ottenere risultati importanti. Eravamo veramente un grande gruppo, e i dirigenti della prima squadra ci tenevano d’occhio perché sapevano che, prima o poi, qualcuno di noi avrebbe fatto molto comodo. In molti avrebbero meritato di arrivare, ma nel calcio ci vuole anche fortuna e qualcuno si è perso per strada”.
Ma torniamo a quel giorno a Parma, il 10 maggio 1981 allo stadio Tardini: per il la trentesima giornata del campionato di Serie C1, girone A, sono in campo Parma e Cremonese. Il risultato non si sblocca la Cremonese cerca la vittoria. All’ottantesimo del match, “Guidone” Vincenzi, allenatore grigiorosso, manda in campo un ragazzino di sedici anni di cui tutti dicono un gran bene, Gianluca Vialli. “Si, è vero ed è un momento che ho ancora ben vivo nella mente: giocavo ancora negli ‘Allievi’ di Mondonico, ma mi aggregavo e mi allenavo con la prima squadra quando una delle tre punte era indisponibile. - ha ricordato Vialli qualche tempo fa ad Angelo Galimberti - Credo che in quella occasione mancasse proprio il mio amico Tiziano Ascagni e giocavano Nicolini e Bresolin: a venti minuti dalla fine ho iniziato il riscaldamento e a dieci dal termine sono entrato. Ricordo perfettamente di aver ricevuto un pallone, di aver fatto un’azione sulla destra e di aver subito un fallo in area: era un rigore evidentissimo, ma l’arbitro non fischiò. Ho poi tentato un’altra incursione, sinché si avvicinò un giocatore del Parma, di cui non ricordo il nome, ma so che aveva giocato nelle giovanili dell’Inter, a dirmi di stare tranquillo altrimenti mi avrebbe dato una scarpata in faccia. Io non riuscivo a capire il perché di quella cattiveria. Era il calcio dei grandi, un calcio che non conoscevo: allora un compagno di squadra mi fece presente che, mancando pochi minuti alla fine, il pareggio stava bene ad entrambe le squadre e non era il caso di farsi del male. E’ stato il mio battesimo nel calcio dei professionisti: non era esattamente quello che mi aspettavo, ma ho capito subito come funzionavano certe cose...”.
Dopo l’esordio a Parma, sei sceso in campo anche la domenica successiva, nella partita che doveva sancire il ritorno in B, gli ha chiesto ancora Angelo Galimberti: “Con la Reggiana entrai alla fine ma fummo sconfitti, poi perdemmo anche a Treviso. Con il Fano, invece, ero in tribuna: ricordo l’asticella cadere sulla traversa e sfiorare il portiere, la sceneggiata di Santucci e la paura di veder sfumare ingiustamente la promozione”.
Hai poi disputato tre campionati in B, diversi tra loro, ma tutti da ricordare: “La prima stagione fu piuttosto complicata sino a quando la Società non decise di cambiare Vincenzi con Mondonico, che io conoscevo perfettamente. Nelle ultime sette partite diventai titolare e, con una grande rimonta, riuscimmo a salvarci. Avevo davanti due grandi giocatori come Nicolini e Sauro Frutti: fu un’esperienza che mi permise di dare un contributo più importante alla squadra”.
La stagione successiva, quella degli spareggi, a detta di molti è stata la migliore della storia grigio-rossa del dopoguerra, sia sotto l’aspetto tecnico che dell’entusia- smo. “Fu un anno molto bello: non partivamo con i favori del pronostico ma avevamo una squadra che viaggiava in grande sintonia e anche molto equilibrata dal punto di vista tecnico e tattico, anche se giocavamo contro realtà ben più importanti di Cremona. Il solo rimpianto, al di là dell’andamento degli spareggi in cui terminammo comunque imbattuti, è stato il comportamento sin troppo battagliero del Varese nell’ultima partita, per loro priva di traguardi: io ebbi una ghiotta occa-sione proprio alla fine, ma andò male... Fu comunque un anno importante, perché ci regalò la consapevolezza di essere una squadra comunque forte e in grado di giocarcela anche l’anno successivo”.
Infatti, siamo stati promossi davvero, malgrado la festa sia stata un po’ rovinata dal dopo partita con il Palermo, nel giorno della matematica promozione:
“In effetti, quello che successe quella domenica lasciò un po’ d’amaro in bocca a tutti, ma soprattutto a noi, che eravamo stati i protagonisti principali dei quella splendida cavalcata. Io penso sia accettabile che due squadre cui fa comodo un punto a testa, finiscano per pareggiare. Quel giorno la reazione del pubblico e la risposta di Mondonico, avevano rovinato qualcosa, ma abbiamo festeggiato comunque, soprattutto con quella partita di notte allo Zini, in cui ho visto cose che mai mi sarei aspettato potessero succedere su un campo di calcio. Molto divertente anche il pellegrinaggio in bicicletta di qualche giorno dopo. A fine stagione, poi, firmai per la Samp e l’anno successivo giocai la mia prima partita in serie A proprio contro la Cremonese”.
Hai segnato spesso contro la Cremo: “Ricordo due gol in particolare. Uno con la Juve, in rovesciata, bello ma soprattutto importante per me che venivo da un periodo nero ed avevo bisogno di sbloccarmi e di ritrovare morale e fiducia nelle mie capacità. E uno con la Samp, ad Alessandria in Coppa Italia: recuperai una palla nella nostra metà campo, feci un allungo, superai anche Rampulla e segnai da posizione mol- to angolata. E’ un gol cui sono molto affezionato perché racchiude tutto quello che io ho sempre cercato di fare per la squadra”.
E le reti messe a segno in grigiorosso? “Ho segnato 23 gol più un paio in Coppa Italia. Sto cercandodi recuperare tutti i filmati, un’impresa molto difficile a cui però tengo molto. Il più importante, forse, è quello sul passaggio di Bonomi con la Spal, che ha sancito la salvezza nel 1982. Uno l’ho rivisto recentemente su Youtube e faceva parte di una pubblicità per una azienda che produceva latte. Avevo i capelli ricci, i calzettoni abbassati, maglia bianca e calzoncini neri: il gol è bello, il resto dello spot fa veramente ridere”
Questa la formazione grigiorossa in quella trasferta al Tardini con l'esordio di Vialli.
Cremonese: Reali, Marini, Garzilli, Galvani, Montani, Paolinelli, Bresolin (80’ Vialli), Larini, Nicolini, Mugianesi (61’ Medaglia), Finardi. All.: Vincenzi
Quell'anno Vialli collezionò due presenze in C1. La Cremonese conquistò però la serie B e Vialli esordì in B il 27 settembre 1981 in una gara persa dalla Cremo contro la Sambenedettese 3 a 0. Con la Cremonese Vialli mise insieme 105 presenze e 23 gol in 4 campionati. Con Mondonico venne impiegato in B da tornante e segnò dieci gol in una stagione esaltante che riportò i grigiorossi in serie A. Nell'estate del 1984 passò alla Sampdoria e alla Cremonese in cambio arrivò Chiorri. Da lì Vialli prese il volo per una carriera straordinaria (Samp, poi Juve e Chelsea).
Nella foto la Cremonese la Cremo che giocò sul campo della Lazio nel campionato 1981-82, quello della grande rimonta salvezza: in piedi da sinistra Casari, Bencina, Paolinelli, Di Chiara, Finardi e Marini, accosciati Ferri, Bonomi, Vialli, Boni e Montani
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