Cantiere per appartamenti ai piani superiori del Credito Commerciale Uno degli edifici liberty più belli e conservati della città
Verranno restaurati i piani superiori del palazzo del Credito Commerciale per ricavarne appartamenti. Una grande gru sta depositando i materiali nel cantiere allestito nell’adiacente vicolo Stella, per concludere il lavoro iniziato qualche anno fa, quando è stata recuperata la splendida facciata. Il Credito Commerciale, infatti, è uno degli edifici liberty più belli e meglio conservati di Cremona. Quando fu ultimato, nel 1912, era considerato il palazzo più alto della città, prima di venir superato, alla fine degli anni Cinquanta, dal grattacielo di piazza Roma con i suoi dieci piani. La facciata era stata ingabbiata in seguito alla caduta di alcuni pezzi di intonaco che ricoprivano una lesena dell’ultimo piano. La proprietà, Crédit Agricole Cariparma, ha poi deciso di effettuare un intervento di manutenzione straordinaria delle facciate, su progetto dell’ingegnere Giovanni Borrini che, una volta ultimato, restituisce tutta la preziosità dell'immobile, concepito fin dall'origine come un edificio moderno che tuttavia non dovesse tradire la serietà dell'impresa finanziaria di cui era sede. Ecco perciò che la leggiadria liberty, di cui l'intero complesso è permeato, si stempera e si integra nell'austero stile classicheggiante di fine Ottocento negli esiti di un edificio elegante, solenne nell'uso del bugnato, ma leggero, equilibrato ed armonico.
Era stata proprio la prorompente carica innovativa della giovane banca, nata solo cinque anni prima, con il desiderio di incidere sempre di più in modo penetrante nella vivace realtà economica dell'ultimo scorcio della Belle Epoque, a spingere il Consiglio di amministrazione del Credito Commerciale a deliberare la realizzazione di una nuova sede, che fosse allo stesso tempo prestigiosa, funzionale, piacevole e centro anche di iniziative commerciali, culturali e ricreative. Originariamente, infatti, il nuovo edificio avrebbe dovuto ospitare, oltre gli uffici della banca, anche alcuni negozi ed un circolo ricreativo in modo da diventare un preciso punto di incontro e di dibattito su progetti di portata più vasta per la città. Non a caso tra i componenti del Consiglio di amministrazione vi era anche Remo Lanfranchi, assessore ai lavori pubblici ed estensore nel 1910 del nuovo piano regolatore che, prevedeva, tra le altre cose, l'isolamento del Duomo e l'introduzione di una linea tranviaria.
Il progetto del palazzo venne affidato all'ingegnere Alessandro Bettinelli, un giovane tecnico che aveva appena terminato il restauro dell'antica sede della Camera di Commercio in via Beltrami. Tuttavia il primo progetto era sensibilmente diverso da quello che invece fu approvato dalla commissione d'ornato il 1 febbraio 1912. Infatti, assecondando le idee progettuali della banca e degli uffici comunali che desideravano un edificio che, oltre all'istituto di credito, accogliesse anche spazi di svago e di mondanità, Bettinelli progettò a piano terra una serie di negozi sulle fronti di piazza Roma e di via Mazzini e al primo piano sopra l'ammezzato destinato agli uffici della banca, la sede di un circolo ricreativo ed una elegante sala da ballo. Un'altra sala da ballo era stata prevista con ingresso da vicolo Stella ed un bar doveva sorgere al posto dell'ufficio di cambio. Il palazzo, in buona sostanza, sarebbe dovuto diventare un centro commerciale e mondano, senonchè, nel corso della progettazione, Bettinelli si accorse che nello spazio disponibile non avrebbero potuto trovare sede tutte le iniziative previste che avrebbero finito con il ridurre i servizi e gli spazi accessori della banca confinati in pochi e ristretti locali, vanificando lo scopo per il quale era avvenuto l'acquisto dell'area. Fu dunque presentato un secondo progetto che rispondeva meglio alle richieste del consiglio di amministrazione dell'istituto. Ci vollero due anni per costruire i palazzo e quando le impalcature vennero finalmente rimosse, i giornali dell'epoca parlarono di “prodigio”: Bettinelli aveva realizzato un edificio imponente ma classico, solenne, elegante ed austero, armonioso e leggiadro quel tanto che bastava per accontentare il gusto della Belle Epoque. Una cura particolare era stata riservata agli interni, sopratutto al salone, uno dei più suggestivi mai realizzati a Cremona per l'indovinata intonazione cromatica delle vetrate del soffitto che, nel 1929, verranno imitate nel salone del palazzo delle Poste centrali.
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commenti
Michele de Crecchio
22 marzo 2021 21:12
Nel 1911 la categoria degli architetti era, a Cremona, praticamente scomparsa dal panorama dei professionisti operanti nel settore dell'edilizia. Supplivano a tale carenza gli ingegneri che sapevano, allora, destreggiarsi abbastanza bene anche con le questioni estetiche.
michele de crecchio
22 settembre 2022 20:31
A mio parere la facciata dell'edificio del Credito Commerciale non può definirsi "liberty" (o meglio "floreale" come tale stile era allora era allora chiamato in Italia). Mancano completamente infatti del "floreale" le tipiche linee fluenti ispirate al mondo vegetale , mentre le decorazioni della facciata del Credito Commerciale sono ancora quelle della tradizione accademica, imitatrice delle architetture classiche. La definizione più corretta, a mio parere, sarebbe stata quella di "architettura eclettica" o più specificamente "neo-rinascimentale".