3 dicembre 2025

Un mare di talenti: con Yuki Serino e l’Orchestra Femminile del Mediterraneo la musica di “illustri sconosciute” rivendica la parità di genere

Così scriveva Charles Burney sul suo viaggio a Venezia, avvenuto nell’agosto del 1770: “La città è famosa per i suoi conservatorii, o scuole musicali, dei quali ne ha ben quattro: L’Ospidale della Pietà, l’Ospidaletto di San Giovanni e Paolo, i Mendicanti, gl’Incurabili ed ognuno di questi dà un concerto ogni sabato e domenica sera, ed anche nei giorni delle grandi feste. Sono andato a quello della Pietà la sera dopo il mio arrivo, sabato 4 agosto. Il presidente Maestro di Cappella è Signor Furlanetti, un prete, e gli esecutori, sia vocali sia strumentali, sono tutte ragazze; l’organo, i violini, flauti, violoncelli e perfino i corni vengono suonati da queste donne”.

Sono passati duecentocinquant’anni da questa cronaca e quel “perfino” non dovrebbe più essere necessario ma rimane invece ancora attuale, se esistono orchestre e progetti come quello a cui abbiamo assistito stasera all’auditorium Arvedi. In scena l’Orchestra Femminile del Mediterraneo, compagine interculturale che nasce nel 2009 con obiettivi quali la Musica per la Pace, la Cultura e l’Educazione e promuove progetti artistici a sostegno di iniziative dedicate ai diritti umani e alla valorizzazione dell’arte e della cultura del Mediterraneo, guidata dall’energia luminosa e dal gesto nitido e perfettamente calibrato della direttrice Antonella De Angelis, insieme alla giovane violinista Yuki Serino. In questo contesto, il concerto “Compositrici e Compositori a confronto”, inserito nella XIII edizione dello STRADIVARIFestival, si è trasformato in un potente manifesto artistico e civile. Una serata dove il programma costruito con intelligenza e originalità ha saputo intrecciare stili, epoche e soprattutto identità ingiustamente rimaste nell’ombra della storia.

L’apertura mozartiana con la Sinfonia n. 15 K 124 di Mozart ha messo subito in luce le qualità dell’orchestra: trasparenza di suono, articolazione elegante, freschezza espressiva che hanno restituito una partitura piena di vitalità giovanile, interpretata da De Angelis con un’equilibrata attenzione agli impasti timbrici e ai contrasti dinamici. Un Mozart acerbo che ha fatto pendant con la giovanissima età di gran parte dell’ensemble, molto compatto e coeso nelle sezioni degli archi e con qualche sbavatura tra i fiati (peccati veniali perdonati in ragione dei sopracitati motivi anagrafici).

Il concept tematico del concerto ha preso forma compiuta con l’esecuzione del Concerto n. 2 per violino di Maddalena Laura Sirmen, violinista e compositrice veneziana troppo a lungo relegata ai margini della storiografia musicale, eseguito in prima assoluta per il pubblico dell’auditorium. A ridare vita a queste pagine meritevoli di entrare a pieno titolo nel repertorio è stata l’eccellente Yuki Serino, classe 2006, ma già matura nella costruzione della frase, capace di un canto violinistico che unisce purezza e ardore. Il suo suono, nitido e proiettato, ha trovato nell’orchestra una complicità comunicativa, soprattutto nel brillante Rondò finale accolto dal pubblico con entusiasmo.

La sezione dedicata al tardo romanticismo ha offerto un intenso cambio di prospettiva emotiva: la prima Melodia elegiaca (Hjertsår) di Grieg si è distesa come un respiro sospeso, mentre la scoperta più preziosa di questa seconda parte del concerto è stata il brano Heather Hill di Constance Warren, pagina dalla scrittura raffinata e dalle atmosfere pastorali pervase da un’intima malinconia. L’OFM ne ha valorizzato con cura le sfumature armoniche e il senso di quieta intensità.

Nel secondo tempo, la Polonia del Novecento ha portato in scena due personalità complementari. La Sinfonietta per archi di Grazyna Bacewicz ha conquistato per vitalità ritmica e incisività formale: un linguaggio neoclassico, a tratti tagliente, reso con vigore e precisione. A chiudere il viaggio musicale, il Concertino op. 42 di Mieczysław Weinberg, nel quale Yuki Serino ha confermato il carisma e talento che il pubblico cremonese aveva già potuto apprezzare in occasione del suo trionfo come vincitrice della prima edizione del Concorso violinistico Città di Cremona, dominando la cantabilità dell’Allegretto iniziale così come la dimensione più introspettiva e allo stesso tempo virtuosistica del movimento centrale, fino allo slancio comunicativo del movimento conclusivo, in un dialogo serratissimo con l’orchestra, partner in crime perfettamente all’altezza della meravigliosa solista, anche nei passi più intricati e ardui della partitura.

Il valore aggiunto del concerto di stasera va al di là della mera esperienza estetica: la musica ci ricorda che i talenti non hanno genere, ma la storia spesso sì. I tempi sono cambiati e indubbiamente migliorati per quanto riguarda le disparità derivanti dal genere: oggi, le donne compositrici fanno meno fatica a trovare spazio nei cartelloni delle istituzioni musicali, e anche nella direzione d’orchestra si annoverano tante bacchette al femminile, ma una vera parità è ancora ben lungi dall’essere realizzata se si considera che le donne sono solo il 30 per cento dei membri delle orchestre nazionali. L’Orchestra Femminile del Mediterraneo e Antonella De Angelis hanno dimostrato quanto possa essere potente, artisticamente e socialmente, una scelta culturale che rilancia il principio di uguaglianza.

Grazie alla sensibilità del direttore artistico dello STRADIVARIfestival, Cremona ha accolto un evento che non solo ha celebrato la bellezza del repertorio, ma lo ha riscritto, rimettendo al centro voci troppo a lungo silenziate. Uscendo dall’Auditorium Arvedi, si avverte la sensazione che il cammino verso la parità di genere nella musica non sia più solo un auspicio: è un processo già in atto, che ha risuonato forte e chiaro nell’esecuzione di queste splendide artiste.

Fotoservizio di Francesco Sessa Ventura

Angela Alessi


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