2 settembre 2023

Un successo il primo banchetto di firme contro la demolizione dell'ospedale. La protesta è trasversale. Mercoledì e sabato ancora in piazza

L'ultimo a scrivere nome, cognome, professione e città di residenza, è uno dei primi ad essere nati, poco dopo la sua inaugurazione nel 1971, al Maggiore. “Penso che abbia una storia fatta dei lasciti e della generosità da parte dei cremonesi. Non vedo la convenienza economica di questa operazione. Meglio ristrutturazione rispettosa di criteri onesti”, dice Emmanuele Brambilla, impiegato. E' una delle 210 persone che hanno firmato, riempiendo 14 appositi moduli, al banchetto, il primo a cui altri ne seguiranno mercoledì e sabato prossimo davanti SpazioComune, allestito sabato dal Movimento in piazza Roma contro la demolizione del vecchio ospedale e la costruzione del nuovo.
Queste adesioni raccolte sul campo vanno ad aggiungersi alle 1.131 on line (sulla piattaforma change.org) portando, quindi, il totale a 1.341 in poco più di un mese.
Le code dei sottoscrittori si allungano e si accorciano, senza però azzerarsi mai del tutto. Si fa avanti un medico, Luciana Razzini: “E' necessario implementare l'ospedale che c'è già mentre non è necessario quello che ci sarà”. E' poi la volta di pensionati, studenti, operai.
Molte le ex infermiere e molte, una delle categorie professionali più rappresentate, le insegnanti. Come Anna Maria Arrigoni: “Abbiamo bisogno di ospedali che funzionano, sul territorio ci sono grosse difficoltà. L'ho verificato di persona”. Chiede la penna una sua collega, Giovanna Compiani, che spiega: “Il Maggiore, in fin dei conti, ha solo 50 anni di vita. Se proprio dovesse essere sostituito da un altro, preferisco sorga su un'area diversa da quella annunciata”.
Tutto, ai Giardini pubblici, si svolge con ordine. L'unico imprevisto è il vento che di tanto in tanto fa cadere a terra il grande cartello, a fianco del banchetto, su cui è ritratta una bilancia: su un piatto, il più pesante, la frase '1, 1.000, 100.000 firme'; sull'altro, nettamente il più leggero, l'immagine del Maggiore con una croce sopra. La fila record si registra intorno alle 11.30. Dopo, una piccola ma incessante sfilata di sottoscrittori. Tra loro un volto noto nel mondo del commercio: Federico Carrà. vicepresidente Ascom. “Credo - è la sua motivazione - non ci sia la necessità di spendere soldi per creare un'araba fenice e abbattere una struttura già esistente. Quei soldi, probabilmente, sarebbero destinati meglio per la riqualificazione del Maggiore”.
Un giovane dipendente dell'ospedale vorrebbe apporre il suo nome ma gli organizzatori della campagna non sono a caccia di adesioni 'eccellenti' e lo convincono a lasciar perdere per ragioni di opportunità. Nei pochi momenti di pausa uno dei promotori del battage, Giancarlo Ziglioli, ambientalista, racconta di quando il padre, carpentiere, lo portava, orgoglioso di aver contribuito alla realizzazione di quell'opera, sul cantiere dell'ospedale. Ma c'è poco tempo per la nostalgia: una coppia di imprenditori chiede di 'registrarsi'. Lo fanno anche due altre coppie venute da fuori provincia. Una da San Secondo Parmense e l'altra da un po' più lontano, Palermo. “Siamo con voi per solidarietà”, dice lui. Erano stati preceduti da un agronomo e da un liutaio argentino.
Le 12.30, i furgoncini degli ambulanti cominciano a lasciare il mercato. Tempo di sbaraccare anche il banchetto e delle firme in extremis. Ne spicca una, quella di Maria Teresa Feraboli, docente di Storia dell'architettura e del design al Politecnico di Milano. Una professionista competente, quindi, convinta “che il nostro ospedale possa continuare a funzionare se opportunamente ristrutturato. Credo sia possibile farlo”.
Tocca ad Enrico Gnocchi, biologo, uno dei primi 24 sostenitori della campagna 'Fermiano la costruzione del nuovo ospedale', tracciare il bilancio della giornata. Ha ascoltato con pazienza le domande, ha parlato con questo e con quello spiegando la posizione del Movimento, ha ripetuto che chi sottoscrive la petizione al banchetto non può farlo on line e viceversa. E' stanco ma soddisfatto. “L'iniziativa è andata bene. C'è una trasversalità nelle firme, le categorie professionali rappresentate sono le più diverse. Ne esce la convinzione che non ci sia la necessità di un nuovo ospedale visto che il vecchio non è così degradato da non poter essere utilizzato. Il nostro prossimo passo? Preparare una lettera da inviare al direttore generale dell'ASST per chiedergli un incontro e anticipare le nostre ragioni. Nel frattempo la campagna, on line e sul terreno, continua”.
Poi arriva l'ultimo firmatario per il Maggiore, il suo primo nato.
 
Gilberto Bazoli


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commenti


Michele de Crecchio

2 settembre 2023 15:39

L'attuale Ospedale Maggiore di Cremona, opera "monumentale", per realizzare la quale furono impiegate, solo mezzo secolo orsono, le risorse economiche raccolte nel corso di vari secoli da generazioni di cremonesi, rappresenta, oggi, indubitabilmente, l'edificio più importante di Cremona ed una componente ormai fondamentale del paesaggio cittadino. Qualsiasi tipo di approccio concernente il suo futuro destino non può, e non deve, prescindere da tale fondamentale e culturalmente ineludibile considerazione di partenza. Personalmente non posso che augurarmi che l'intera questione del necessario aggiornamento del nostro massimo nosocomio venga finalmente affrontata con ben maggiore attenzione di quella, singolarmente superficiale e sbrigativa, con la quale la maggior parte dei politici locali , ha, sino ad ora, trattato la delicatissima questione!

Bielle

2 settembre 2023 15:52

Fosse per questi l’ospedale sarebbe ancora in Piazza Giovanni XXIII con gli stanzoni da 300 malati…

Massimo

2 settembre 2023 21:06

Chi ha frequentato l'ospedale di Cremona non si è lamentato della struttura. Le lamentele arrivano per le carenze di personale. Non è da paese civile ciò che avviene al pronto soccorso. Ore e ore di attesa. È qui che si deve intervenire. Stessa cosa per le guardie mediche. Rifare un nuovo ospedale non c'entra niente in un ottica di miglioramento della qualità dei servizi per i cittadini. Se si vuole migliorare i servizi si deve investire sulle persone: sui medici e gli infermieri. Fare un nuovo ospedale è solo un business che fa girare soldi. Tanti soldi..!

Pierpa

3 settembre 2023 06:22

👌👏