20 marzo 2024

Una discarica a cielo aperto a pochi metri dalla Ciclovia Vento a Spinadesco: ecco i resti del Bar Manola. All'interno dei locali anche un'auto abbandonata. Le incredibili immagini

Da Venezia a Torino i ciclisti appassionati e sportivi potranno percorrere la bellissima ciclovia Vento (da Ve-To) di 705 chilometri, una delle più lunghe d'Europa, che costeggia i nostri fiumi e in modo particolare il Po. Giunti dalle parti di Spinadesco i cicloturisti di tutto il Vecchio Mondo potranno ammirare purtroppo anche una discarica a cielo aperto con eternit, vetri, plastica e mura fatiscenti. Sono i resti di un luogo che per gli autoctoni ha segnato numerosi ricordi indelebili: il Bar Manola. Appoggiato appena sotto l'argine maestro che ospita la pista ciclabile, il locale sul lato golenale che si affaccia sul Grande Fiume era meta di residenti e di appassionati che in barca a motore o in veneta partivano dalle canottieri alla volta del Bar per una merenda, una spuma o qualche patatina. Molti anche i pescatori che, dopo una giornata a cercare amboline, pescigatto o anguille, si concedevano un po' di ristoro in compagnia. Tanti i ricordi degli ex avventori, che ne rammentano le mattonelle del bagno "di risulta" e quindi ciascuna diversa dall'altra, o la fontanella d'acqua all'esterno che permetteva di darsi una rinfrescata o di dissetarsi se non si avevano i soldi necessari a ordinare una bevanda. Accanto all'ingresso c'era un "vano" con la sabbia per tenere fresche le bibite in bottiglia. Dall'altra parte della scala c'era una vasca piena d'acqua che ospitava le anguille vive, pronte da lavorare e friggere al momento dell'ordinazione. Insomma, un luogo che è rimasto nel cuore di tanti. Oggi questi muri sono ridotti a un rudere, quasi interamente fagocitati dalla fitta vegetazione. All'interno dei locali una vera e propria discarica che non nasconde segni di notti brave, abbandoni abusivi di rifiuti e perfino la carcassa di un'automobile. A coprire i resti del Bar Manola, diverse lastre di fibrocemento, il cosiddetto eternit che come sappiamo contiene amianto ed è fortemente pericoloso in quanto cancerogeno. Un luogo che, come tanti altri a ridosso del Po in zona golenale, non sarebbe neppure potuto essere costruito e che ancora oggi occupa un terreno demaniale idraulico, facente capo agli Uffici Territoriali Regionali Valpadana di Cremona, già sede di numerose segnalazioni sullo stato del rudere. Non resta che attendere che chi ne avrebbe competenza territoriale si occupi di questa situazione che perdura dalla chiusura del noto locale, nel 1998. Un luogo che attende una bonifica, una messa in sicurezza e chissà, magari anche una nuova vita. 

foto e video di Gianpaolo Guarneri/Studio B12

Loris Braga


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commenti


Manuel

20 marzo 2024 17:00

Nulla di nuovo! Almeno per me.
Nel parco Po e Morbasco insistono cumuli di rifiuti, discariche e si fa finta di non vedere. Di più: ci sono abitazioni abusive frequentate abitualmente, aree demaniali occupate, pesca abusiva, etc. e quasi nessuno muove un dito.
Ribadisco: è la schifosa quotidianità della nostra provincia e del nostro Paese. Sarà che a furia di girarci dall’altra parte o tollerare, ci siamo abituati?

Alessandro

20 marzo 2024 22:30

Verissimo..

ennio serventi

20 marzo 2024 18:12

Non solo in veneta o in barca a motore, ma anche in iole a sedile fisso!

Giuseppe FRANZOSI

20 marzo 2024 18:19

Il Manola un mito per noi tutti della zona, ecco se la Vento funzionasse un buon motivo per rimetterlo in sesto.