Via al recupero dell'ex Banca d'Italia. Confermato l'acquisto del gruppo Findonati Spa. Terziario e residenza la destinazione. Garage nell'ex caveau
La notizia adesso è ufficiale. La sede cremonese della Banca d'Italia è stata venduta. L'acquirente è il gruppo Findonati Spa. Da tempo le trattative erano in corso, Cremonasera ne aveva dato notizia lo scorso 16 luglio (leggi qui) raccontando dell'imminente firma che invece è slittata di alcune settimane ed è avvenuta proprio in questi giorni. Confermata anche la destinazione: terziario (commerciale o uffici) al piano rialzato dove un tempo vi erano gli sportelli aperti al pubblico e appartamenti negli spazi rimanenti. Nulla cambierà nell'aspetto verso piazza Stradivari mentre la vasta corte interna (ben visibile dalle foto aeree) diventerà uno spazio verde su cui si affacceranno i balconi delle residenze.
Lo spazio interrato, un tempo il caveau della banca d'Italia, diventerà la zona dei garage. La galleria, oggi buia e degradata, tornerà a nuova vita permettendo il passaggio ma anche con elementi di novità su cui lavoreranno i progettisti. E appunto per ciò che riguarda la progettazione, la Findonati indende affidarla ad uno studio internazionale.
La sede cremonese della Banca d'Italia è chiusa dal 2008 e il prezzo stimato di vendita iniziale era di 11 milioni di euro, poi sceso a 8 e ancora a 6. Non è nota la cifra finale dell'acquisto da parte di Findonati. L'immobile ha una superficie lorda di 5900 metri quadrati e 3500 metri quadrati utili. L'Advisor RTI Colliers International di Roma, che curava l’intera dismissione del portafoglio immobiliare dell’Istituto di credito, ricco di oltre 60 immobili distribuiti su tutto il territorio italiano con un valore di oltre 300 milioni di euro, ne aveva annunciato la vendita nel quadro della riorganizzazione voluta dal governatore Draghi.
La costruzione della Banca d'Italia è stata molto travagliata e il braccio di ferro sul progetto durò ben 6 anni come ha ricostruito il nostro Fabrizio Loffi (leggi qui).
Il recupero del palazzo della Banca d'Italia è comunque un bel rilancio per questa zona del centro città. Ricordiamo che è in corso, in pieno centro, la ristrutturazione di altri grandi immobile: il palazzo dell'ex Farmacia Centrale (tra via Guarneri e corso Campi) e dell'immobile del Crédit Agricole (ex Credito Commerciale) tra piazza Roma e corso Mazzini.
Le foto con il drone sono di Riccardo Rizzi Maverick
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commenti
michele de crecchio
18 ottobre 2022 23:36
Il giudizio più sintetico ed efficace, anche se forse fin troppo severo, che credo sia stato scritto al riguardo del nuovo palazzo costruito sul finire degli anni 50 come sede della Banca d'Italia , fu quello espresso, anni or sono, dall'architetto cremonese Eugenio Bettinelli, quando, con felice sintesi, ebbe a definirlo come l'ultimo edificio "fascista" costruito a Cremona, anche se ben tre lustri dopo la caduta del regime di Mussolini e, localmente, di Farinacci.
In effetti la nuova sede della Banca d'Italia fu costruita, a similitudine di quanto era avvenuto sotto la dittatura fascista, con autoritari metodi di acquisizione degli immobili necessari, escomio degli originali occupanti (commercianti e residenti di modesto reddito), radicale distruzione del tessuto edilizio preesistente pur carico di valori storico/ambientali, ricostruzione intensiva con maggiorazione dei volumi preesistenti, occupando persino i cortili interni, nonché progettazione per nulla coordinata con gli edifici confinanti e circostanti!
Il compito di progettare il nuovo monumentale edificio fu affidato, dalla direzione nazionale della Banca d'Italia, all'architetto romano Luigi Vagnetti, noto allora soprattutto come ottimo studioso e insegnante di "disegno e rilievo" in non poche università italiane. Della sua particolare abilità nel rappresentare "in prospettiva" le sue proposte architettoniche fece, non a caso, sfoggio, quando, pazientemente, propose alla approvazione degli organi competenti, ben cinque o sei (!) diverse soluzioni per l'aspetto esterno del nuovo edificio (manco a immaginarlo, la realizzazione finale dell'edificio adottò poi una soluzione ancora diversa!).
Quanto al singolare gusto "medioevalista" al quale, in buona sostanza, si rifanno le sue proposte di facciata, a mio personale e modesto parere (non sono uno storico di architettura, né tanto meno di quella relativamente più recente), mi pare che risentano di quei tentativi che gli architetti italiani più sensibili fecero allora per conciliare le novità metodologiche portate dal razionalismo con le tradizioni architettoniche locali. Il risultato ottenuto da Vagnetti mi pare però molto meno convincente e impacciato di quello ottenuto da autentici artisti come Gardella (nella casa costruita a Venezia), Albini (nelle case costruite a Parma e nel grande magazzino costruito a Roma), Michelucci (nella chiesa dell'autostrada del sole) e, da non pochi architetti meridionali ( Ridolfi e altri). Peraltro, proprio a Cremona, l'ottimo napoletano Cocchia, assoldato "manu militare" da Farinacci, aveva, per molti versi, già sperimentato, all'inizio degli anni 40, soluzioni che andavano proprio in tale direzione, sottraendosi così alle banalità dello stile "littorio" che mischiava, con risultati non di rado tragicomici, le innovazioni portate dal razionalismo con banali ricordi delle architetture classiche.