Via Mantova, quel chilometro di strada carico di storia: da "piazza Benzina" al colatore Pippia col mulino. E l'ex convento (distrutto) di Fra' Cristoforo
Esiste una strada attraversata da canali ora invisibili e tombinati. Una strada che negli ultimi 100 anni ha segnato l'espansione verso est della città murata. Questa strada, ora via di grande comunicazione per entrare in città, iniziava da “Piazza Benzina” e terminava alla “casa dell' ortolano”.
Questi toponimi appaioni a noi sconosciuti e andranno indagati qui di seguito.
Torniamo al presente e facciamo una analisi della via usando toponimi attuali per poi spingerci a ritroso in una analisi storico toponomastica. La Via Mantova moderna è lunga circa un chilometro, ora inflazionata da pista ciclabile, isole semaforiche e passaggi pedonali.
Una via che conduce allo Stadio, alla Clinica S.Camillo e alla Autostrada. Una via che dalla periferia conduce a Porta Venezia, alla Stazione.
L'antico toponimo di Porta Venezia era Porta Ognissanti, così chiamata per la presenza della chiesa di S.Arealdo ( poi chiamata Ognissanti ) in Via Voghera n. 12. La porta vera e propria, dotata di ponte levatoio fino al 1500, si affacciava dalla attuale Via Tofane verso Via Ghisleri, lungo un dislivello ancora visibile occupato da acque.
Nel mezzo della attuale Piazza Libertà ( toponimo moderno di Porta Venezia ) vi era un isolotto con la Fossa che portave acque a circondare le mura per un perimetro di quasi 6 km.
La Porta Monumentale di Luigi Voghera del 1800 nulla ha a che vedere quindi con la vecchia Porta Ognissanti, poiché per via dei rettifili venne ubicata alla fine del Corso Matteotti detto Quartier Piazano o Canton Bellifiori, luogo natale di Claudio Monteverdi.
La Porta Ognissanti venne poi chiamata “Venezia” nel 1891 per ricordare il Borgo Venezia che sorgeva li extra mura e per indicare la direttrice nord est verso il Veneto. In epoca Fascista venne imposto il nome di Piazza Crispi, subito abolito alla fine della 2a Guerra Mondiale.
Nell' immediato dopo Guerra venne toponimata Piazza Libertà e nel boom economico anni 60 venne ironicamente etichettata “Piazza Benzina”. Infatti , a causa dell'incremento esponenziale di utilizzo delle autovetture, su questa grande piazza si crearono non meno di 5 stazioni di rifornimento di Shell, Esso, Agip, Api,Texaco.
La Via Mantova, denominata Strada dei Cappuccini, andava quindi dalla “Porta Benzina” al colatore “Pupia” o Pippia, che proviene da Maristella e si getta in discesa nella omonima Via Pippia.
La Via Mantova aveva un ponte che scavalcava la “Sirchia”, il vecchio toponimo del Cavo Cerca. Il Cavo, provenendo dal Vecchio Macello e da Via Cavo Cerca, scorreva e scorre anche oggi a lato della Clinica di S. Camillo.
A metà della Via Pippia infatti il Cavo Cerca accoglieva le acque del colatore Pippia in una chiusa con Mulino.
Qualcuno ipotizza che tale mulino sia quello che appare nel quadro di Vincenzo Campi denominato S.Martino, datato 1580, perduto e ritrovato in Prefettura a Cremona nel 1996 ed ora esposto presso Il Museo Civico Ala Ponzone.
I due colatori uniti presso il mulino, si dirigevano nel loro naturale decorso verso la Postumia e, tramite attuale Via Cavo Coperto, affioravano oltre Via Giuseppina di fianco alla Pasticceria Betti.
La Via Mantova si chiamava anticamente Contrada Apostolorum a causa della Chiesa dei Dodici Apostoli .
Nel 1928 la Via fu intitolata a Ludovico Picenardi di Cremona , il Fra Cristoforo dei Promessi Sposi del Manzoni, che trovò rifugio proprio presso questo convento.
La chiesa dei Dodici Apostoli fu edificata nel 1248 dal Vescovo Geroldi di Cremona “esisteva né subborghi di porta Ognissanti presso la fossa detta Pipia “
Venne poi occupato nel 1566 dai Cappuccini col permesso di Nicolo' Sfondrati, Vescovo di Cremona e successivamente Papa a Roma col nome di Gregorio XIV.
I Francesi nel 1701 distrussero il Convento che venne riedificato dopo 7 anni. Nel 1717 venne restituito ai Cappuccini e nel 1810, venne reso abitazione per produzione di filati e poi di birra.
I Cappuccini si trasferirono in Via Brescia. Quello che era rimasto del convento, poi Filanda e Birrificio , è racchiuso nel mistero del suo ultimo toponimo prima dell' abbattimento avvenuto il 16 giugno 2016.
Era detta “la casa dell'ortolano “ e forse fa riferimento al disegno del Catasto Teresiano del 1700 che indica la zona come occupata anche da ortaglia.
Forse il vecchio Viridarium del Monastero dei Dodici Apostoli o semplicemente la abitazione di un verduraio dei primi del 900.
Via Mantova , partendo da Porta Venezia, era importante sede di attività.
Sul suo lato sinistro , si susseguivano la vecchia caserma dei Vigili del Fuoco con la sua torre delle esercitazioni ( ora caserma della Municipale ), del Foro Boario che ospitava la Fiera Internazionale del Bovino da Latte ( ora a Ca de Somenzi ), della Ceramica Lucchini che nel 19 maggio del 1900 costituisce la Fabbriche Riunite Laterizi con Eredi Frazzi, Giovanni Repellini e Ceramiche Ferrari (ora Vie Antiche Fornaci e Dante Ruffini).
Il recente abbattimento della casa dell' Ortolano ha reso vane le speranze di tanti cittadini che avrebbero auspicato un recupero di un pezzetto di storia cremonese legata ai "Promessi Sposi" e a Fra' Cristoforo.
La zona dell'ex fornace Lucchini, alcune immagini di piazza "Benzina" (Porta Venezia), il mulino sul Cavo Cerca-Pippia e l'ex convento dei Cappuccini demolito recentemente
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commenti
michele de crecchio
11 ottobre 2022 17:46
Pare che fosse un tempo diffusa tra i cremonesi l'espressione "bufàa sul Pipia" (non sono certo di averla scritta correttamente) per intendere di "essere sul punto di morire", in quanto, sulla sponda di tale antico corso d'acqua, pare venissero un tempo impiccati i malfattori (o così almeno giudicati dai tribunali dell'epoca).