25 giugno 2024

Vidiceto, borgo sconosciuto tra cremonese e casalasco dalle origini antichissime. Nella frazione di Cingia, la chiesa ospita l'ultima tela di Europa Anguissola

Lungo la via Giuseppina, circa a metà strada tra Cremona e Casalmaggiore, poco prima di Cingia de' Botti, sorge il piccolo abitato di Vidiceto, poche case che si affacciano sulla strada e altre abitazioni e cascine all'interno nella campagna.

Un borgo dalle origini antichissime in questi territori di antiche centuriazioni romane ed anche il toponimo ne tradisce la derivazione latina, Viticetum ossia luogo ricco di vitex, il salice, che era diffusissimo in queste zone e che aveva un uso particolarmente importante per la coltivazione delle viti e la realizzazione di cesti e panieri.

Dai salici al castello, la ricca storia di un borgo in posizione strategica

Qui la storia non è stata avara di avvenimenti, essendo Vidiceto in una posizione strategica a metà tra i territori cremonesi e quelli casalaschi; sappiamo che già all'inizio dell XI secolo, precisamente nel 1009, era presente un castrum, un castello fortificato circondato da un fossato. Abbiamo poi notizie della presenza di una chiesa a partire almeno dalla seconda metà del trecento, essendo citata nel Liber Synodalium come 'ecclesia de Vedeseto' dipendente dalla chiesa matrice di Pieve Gurata.

Sappiamo poi che a Vidiceto -nel frattempo era diventato feudo degli Amati- proprio in quel castello fortificato, Giovanni Amati nel 1416 offrì rifugio a Cabrino Fondulo che stava fuggendo dalle truppe del Ducato di Milano; la storia di questo castrum seguì inevitabilmente le vicende della guerra tra il Ducato di Milano e la Repubblica di Venezia, tanto che nel 1428 risultava tra i castelli muniti e fortificati conquistati dalla Serenissima.

Iniziò però ben presto il suo declino, causato paradossalmente dalla posizione strategica di Vidiceto: il castello, già da anni abbandonato alla cura degli abitanti del luogo, nel 1446 venne stretto d'assedio dall'esercito ducale che fece capitolare la resistenza locale e con poco sforzo riconquistò il territorio, lasciando all'abbandono totale la rocca, condannandola così al declino inesorabile. Anche la storia di Vidiceto poi seguì le sanguinose lotte seicentesche per il dominio del territorio, passando prima sotto la dominazione francese, poi quella austriaca fino alla proclamazione dell'unità d'Italia. Rimase Comune fino al regio decreto del 24 maggio 1868 quando insieme a Ca' de Corti divenne frazione di Cingia de Botti.

La chiesa, centro vitale della vita del paese

Oggi la chiesa parrocchiale dedicata ai Santi Andrea e Donnino si erge solenne su un ampio prato verde incornciato da due maestosi pini posti a guardia. La sua facciata e il suo stile testimoniano l'opera di restauro del settecento, quando venne ampliata e rimodellata. Ma le sue origini sono ben più remote e non è difficile immaginarlo alla luce della storia così antica del luogo. 

Già nel Liber Synodalium la chiesa, dedicata a Sant'Andrea, viene citata nel 1385; successivamente i riferimenti alla chiesa di Vidiceto sono sempre collegati alla chiesa di San Donnino al Campo di Casanova d'Offredi, che invece era diroccata ed ammalorata al punto che alla fine del 1500 non poteva nemmeno essere celebrata la messa. Poco importava però all'allora parroco don Domenico de Rossi che pare non si curasse in particolar modo delle anime quanto del corpo, tanto che non era cosa sconosciuta che in casa sua addirittura vivesse una donna, 'la Todescha', senza scandalo alcuno nè per il prelato nè per i fedeli. Bontà loro.

Tornando però alle origini della chiesa, sappiamo che la prima edificazione era decisamente più piccola rispetto all'attuale, ad una sola navata e con una torre bassa e squadrata e fino al XVII secolo accanto ad essa era presente il camposanto, mentre al suo interno erano presenti almeno quattro sepolture. Dagli atti delle visite dei vescovi nei vari secoli leggiamo di volta in volta gli abbellimenti e le ristrutturazioni che vennero fatte seguendo le tendenze delle varie epoche ed i lasciti o le offerte delle varie famiglie e delle confraternite, come la Confraternita del SS. Sacramento e della Beata Vergine del Carmine, che ebbe parte attiva nella cura e nella sistemazione della chiesa e nella religiosità laica del paese.

L'ultimo dipinto di Europa Anguissola e la lirica di Carlo Tedaldi Fores

In questa chiesa di campagna, sconosciuti ai più, si trova però un quadro di rilevante interesse artistico: è la tela della 'Vocazione di Sant'Andrea' di Europa Anguissola, sorella della celebre Sofonisba. Si tratta di un dipinto ad olio su tela delle dimensioni di 200x218 cm, che la pittrice firma come 'figlia di Amilcare e moglie di Carlo Schinchinelli'. La tela sarebbe datata tra il 1570 ed il 1578, quindi una delle ultime opere dell'artista che morì giovane proprio nel 1578.

Ma anche un altro artista cremonese è legato a Vidiceto, anche se non direttamente alla sua chiesa. Si tratta di Carlo Tedaldi Fores, che trascorreva la villeggiatura proprio a Vidiceto, luogo che gli ispirò anche una composizione lirica. Angelo Grandi così riporta nel suo libro 'Descrizione dello stato fisico e politico della provincia di Cremona': "In Vidiceto nella prima metà del corrente secolo tenea villeggiatura il chiarissimo cremonese C. Tedaldi Fores , giurisperito e scrittore elegantissimo di tragedie, romanze ed inni. Ci piace il qui trascrivere la seguente Ode da lui dettata in questa sua villa , accennante un fatto della Storia Cremonese". Fatto che riguarda proprio le sanguinose vicende legate alla fuga di Cabrino Fondulo presso il castello di Vidiceto: "[...] Cosi lugubre torreggiar ti scorse Il fuggiasco Fondulo, allor che vinto Fra le tue fosse a ricovrarsi corse  Di pallor tinto [...]".

Michela Garatti


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