1 marzo 2021

Zona arancione e chiusure. Confcommercio: "Situazione insostenibile"

Da oggi Cremona è tornata in zona arancione. Con la chiusura (se non per asporto e consegna a domicilio) di tutto il comparto di bar e ristoranti. Una situazione – per Confcommercio e Fipe – del tutto insostenibile.

“Per le imprese della ristorazione questa nuova chiusura – dichiara Alessandro Lupi, presidente provinciale Fipe Confcommercio - è l’ennesima stazione di una “via crucis” che dura ormai da un anno. Una misura che riteniamo sia comprensibile per la deriva dei contagi e per garantire la sicurezza sanitaria. Ma non possiamo dimenticare che questi provvedimenti hanno un costo molto pesante per le centinaia di imprese colpite da questo nuovo lockdown e impossibilitate a lavorare. Non c’è altra strada, per sostenerle, che quella di indennizzi rapidi rapportati alle perdite effettive. Anche perché molti dei costi fissi non si fermano. E sono di gran lunga superiori ai ristori arrivati fino ad oggi. L’alternativa, altrimenti, è quella di chiudere definitivamente, con le conseguenze pesantissime sul piano economico ma anche occupazionale, sociale e di qualità della vita nelle nostre città”.

“Le imprese, con coraggio, hanno cercato di sopravvivere. Ma se i costi della chiusura sono di gran lunga superiori ai ristori prima o poi si è costretti a cedere. – dichiara Andrea Badioni, presidente provinciale Confcommercio – Molti imprenditori hanno investito tutti i loro risparmi per salvare la loro impresa. Tantissimi si sono indebitati, credendo di poter ripartire in tempi non biblici. Ma ora queste imprese sono allo stremo. O si interviene subito e in maniera adeguata o perderemo un patrimonio importantissimo per la nostra economia e le nostre comunità. Di qui la richiesta al Governo di segnare una discontinuità rispetto al precedente esecutivo. Non si ignori il campanello d’allarme delle imprese. Davvero siamo arrivati ad un bivio: o arrivano ristori adeguati o non ci sarà un futuro. Non è una questione ulteriormente derogabile”.

Che il tempo stia per scadere lo confermano anche altri indicatori. “Penso con preoccupazione al tema degli ammortizzatori sociali - continua Andrea Badioni – che a fine marzo vedrà venir meno il blocco dei licenziamenti. Il Dpcm supera già questa scadenza, senza alimentare troppe speranze. È chiaro che le imprese che sono chiuse non possono pagare i costi dei dipendenti. Servono, accanto agli incentivi per le imprese, decisioni adeguate sulla cassa integrazione Covid”.

“Parallelamente – conclude Badioni - occorre fare ogni sforzo per tornare il prima possibile alla normalità, insistendo sulla campagna di vaccinazione, dove quotidianamente vengono promessi aumenti nelle forniture ma, in realtà, continuano a non essere rispettate le stime rispetto a chi viene immunizzato”.


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