Il primo campionato di "autosbürla"
Fa una certa impressione, a distanza di mezzo secolo, ricordare il clima che abbiamo respirato, noi studenti di allora, sia per i piccoli fatti della vita studente- sca che per gli avvenimenti nazionali e internazionali che hanno segnato un'epoca.
In quegli anni eravamo aggregati nei gruppi che si affacciavano all'agone politico attraverso i due giornali più rappresentativi del mondo studentesco cremonese, Mappamondo e Ulisse; in ogni classe delle superiori, ci contendevamo i clienti per la vendita del rispettivo periodico e ci confrontavamo nel dibattere le idee che lo stesso portava avanti; in più ho avuto la fortuna di un insegnante di lettere come il grande Rastelli, che partecipava alla contesa passando i giornali al setaccio, con tanto di matita rosso-blu, sia per le idee che per la sintassi.
Naturalmente i pochi complimenti e le tante critiche venivano indirizzate ai meschini rappresentanti, a volte solo "strilloni", di ogni testata; ma posso garantire che la partecipazione della classe a questa analisi era intensa.
Fin dalla nascita dei due giornali, c'è stato uno scontro dialettico alimentato da attacchi reciproci capaci di scaldare gli animi dei rispettivi attivisti: fra i protagonisti ricordo gli amici Giuseppe Pelli per Ulisse e Antonio Leoni per Mappamondo.
Ma poi arrivavano i grandi momenti, e le differenze si attenuavano; così ci siamo trovati tutti in piazza per festeggiare il ritorno di Trieste all'Italia o per condannare duramente l'invasione russa dell'Ungheria nel 1956, supportati da edizioni straordinarie dei nostri giornali.
Nella primavera del '56, Mappamondo ci ha sorpresi tutti, indicendo il Campionato di autosbürla che si sarebbe svolto sfruttando una delle poche pendenze esistenti nella piatta Cremona; il percorso si sviluppava, con partenza da piazza del Duomo, per largo Boccaccino fino al traguardo di via XX Settembre.
Abitavo allora nella via sede del traguardo e, pur facendo parte del gruppo di Ulisse, mi sono trovato entusiasticamente coinvolto e ho rispettato l'invito perentorio stampato sulla pagina-manifesto di Ma pamondo:"Chi non partecipa o non assiste alla gara l'è mia en socio".
Ho assistito così a tutte le prove ed alla gara, in mezzo ad una folla eccezionalmente entusiasta e, con un apparecchio fotografico antidiluviano, una imitazione della famosa Comet, ho fotografato la manifestazione; la foto che pubblico dà l'idea del grande pubblico presente.
E' stata un'esperienza che si è voluta ripetere l'anno dopo con la partecipazione di "auto" sempre più elaborate e che è stata organizzata ancora qualche volta, ma l'entusiasmo e la passione degli inizi erano già finiti: forse gli studenti cominciavano a pensare alla vera auto ed a divertimenti meno faticosi.
In quelli della mia generazione rimane il ricordo di un'epoca di grande passione che ci univa, al di là delle divisioni a volte solo formali, e che permette oggi a me, che "ero di Ulisse", di dire all'amico Leoni:"Viva l'autosbürla"
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