6 maggio 2024

Quando si demolirono le case di fronte alla Galleria per fare il palazzone dell'Inps. L'eccezionale foto di Fazioli dal Torrazzo

"Questa è una eccezionale fotografia di Ernesto Fazioli del centro storico di Cremona dalla cima del Torrazzo. Si può vedere l'area libera prima che iniziassero i lavori di scavo delle fondazioni del gigantesco palazzo dell'Inps.  Sono rimasti in piedi, grazie all'intervento della Sovrintendeza ai monumenti, i portichetti cinquecenteschi di piazza Cavour, ancora oggi sopravvissuti e inglobati nel restyling della Casa di Bianco". Questo testo, insieme a decine di fotografie dell'archivio Fazioli e ad altri scritti, li conservo tra le mie carte sulla storia della nostra città. E' stato scritto da Elia Santoro. Insieme sognavamo di realizzare un libro con le decine di fotografie che Elvira, la figlia del grande fotografo, ci consegnava per aiutarci a ricordare la Cremona di un tempo con gli scatti del padre. "L'immagine di Fazioli - racconta ancora Elia sui fogli impressi con la sua macchina da scrivere che gelosamente conservo - ci fornisce una panoramica irripetibile perchè per la demolizione del gruppo di case, è possibile vedere in facciata, la Galleria 23 Marzo (ora 25 aprile) e il palazzo delle Poste costruito nel 1928 ed inaugurato il 28 ottobre 1929 assieme alla nuova sede della Banca Nazionale del Lavoro e a quella dell'Associazione degli Agricoltori. Quasi contemporaneamente allo scavo per il palazzo Inps, iniziava la demolizione delle case, sempre in piazza Cavour per far posto alla sede della Camera di Commercio".

Nella seconda fotografia, sempre di Ernesto Fazioli, il buco dove sorgerà il palazzo dell'Inps fotografato da via Curzia oggi via Gramsci (m.s.)


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commenti


Michele de Crecchio

6 maggio 2024 22:42

Con la sola eccezione del Palazzo delle Poste, tutti gli altri edifici citati nel commento furono realizzati dall'ing. Nino Mori che, durante il ventennio fascista, grazie alla particolare fiducia che il ras locale Roberto Farinacci nutriva per lui, praticamente monopolizzava sia la progettazione che la direzione lavori dei più importanti nuovi edifici cittadini. Sistematicamente esclusi da quasi tutte le committenze più interessanti ed alludendo alle origini partenopee del "ras" locale, gli altri progettisti cremonesi erano soliti adattare alla nostra città un un celebre "motto", nato per celebrare le bellezze di Napoli. Erano infatti soliti commentare le vicende dell'edilizia cittadine con l'amara espressione: "Vedi Cremona e poi Mori!". Per i pochi che non lo ricordassero, aggiungo che il motto originale era "Vedi Napoli e poi muori!".