Daniele Signore, a Pechino il primo oro paralimpico cremonese
Daniele Signore: la prima medaglia paralimpica arrivata a Cremona! D’oro, nel pararo- wing, come gli inglesi hanno voluto subito chiamare il canottaggio riservato ai disabili.
Daniele è una di quelle persone che ad un certo punto della loro vita, in un attimo, hanno visto cambiare inaspettatamente le loro prospettive, che si son sentiti crollare il mondo addosso in un attimo, il tempo di uno sparo, di un grilletto tirato inavvertitamente: il terribile rischio di perdere la vista a 19 anni soltanto, poi il difficile intervento chirurgico e la sentenza dei medici che dava qualche possibilità di non vivere il resto della vita avvolto nel buio più assoluto: ipovedente!
Non è venuto meno l’amore per la vita, per i sogni, per tutti quei progetti che un giovane non ancora ventenne vede nel proprio futuro. Bisognava rimboccarsi le maniche e ripartire, con la stessa voglia di prima, con la consapevolezza che la sopravvenuta menomazione intaccava, è vero, il corpo, ma non la mente, non la volontà, non lavoglia di sorridere ancora.
A 24 anni soltanto diventa papà e aumentavano le difficoltà.
Anche i rapporti col figlio, dopo il fallimento del matrimonio, non furono idilliaci e Daniele se ne andò in Germania dove trovò lavoro come cameriere e dove, nonostante la grave disabilità riuecì a svolgere il lavoro tranquillamente soffrendo comunque, e non poco, la lontananza dal figlio. Racconta che recuperò ilrapporto con lui grazie soprattutto al canottaggio, quando lo portò con sè ad un raduno della Nazionale
Era, infatti, tornato in Italia nel 2003 trovando un posto di centralinista presso l’Amministrazione Comunale di Cremona. Non aveva mai perduto la passione giovanile per lo sport e a Cremona, presso la Canottieri Flora che stava anch’essa muovendo i primi passi nel mondo dello sport per disabili in collaborazione con l’Associazione Italiana Cultura e Sport, ha deciso di provare e si è subito entusiasmato.
I sacrifici non gli pesavano.
Ha smesso di fumare, ha perso una decina di chili, si è ricostruito il fisico e non deve essere stato semplice per una persona che di sport veri non ne aveva mai praticato. Ha modellato il suo corpo, ma anche la mentalità che oggi è quella di un allenatore serio, metodico, capace di infondere cognizioni tecniche e morali ai suoi allievi perché giunto al termine di una carriera agonistica breve, ma che gli ha dato il massimo di soddisfazioni possibile, non ha abbandonato il canottaggio. Tutt’altro.!
Carriera breve, si è detto, ma intensa. Dopo un paio d’anni di allenamenti sul Po, risponde alla prima chiamata in Nazionale. I tecnici della squadra italiani si sono accorti di lui vedendolo gareggiare in alcune competizioni regionali.
Il 2007 è l’anno decisivo: vince il titolo italiano e sfiora il podio ai Campionati del mondo, a Monaco, nel “quattro con LTA“. Quel quarto posto offre alla barca il pass per le Pariaolimpiadi di Pechino.”Il “quattro ITLA” come si sa, è una barca mista e con lui a formare l’equipaggio ci sono Luca Agnoletto, Paola Protopapa e Graziana Saccocci. Alessandro Franzetti è il timoniere.
“Quella è stata una vittoria tutta di testa: non dovevamo battere gli avversari, ma noi stessi. Ce lo ripetevamo di continuo e ci siamo riusciti».
Oggi, Daniele racconta con orgoglio il suo coraggio di non arrendersi, di sorridere, di conoscere, di vincere. «Grazie allo sport ho conosciuto ed accettato i miei limiti ed ho imparato a dialogare con quelli degli altri. Ho sperimentato la fatica e lo sforzo, ma ho anche messo in campo una forza che non sapevo di avere».
Non è stato tutto semplice per Daniele arrivare alla medaglia d’oro. Prima la lotta con i concorrenti in Italia per conquistarsi il posto sulla barca che è andata prima ai mondiali, quindi a Pechino.
Sono molte le persone che hanno contribuito al suo successo, dalla Associazione Atletica-Mente poi a tutti coloro che sono riusciti ad assicurargli i fondi necessari per coprire l’aspettativa dal lavoro per poter sostenere gli allenamenti collegiali.
Un grande merito Daniele riconosce inoltre a Tamara Bernio, ex portacolori della Canottieri Flora, laurea in scienze motorie ed un titolo mondiale master in bacheca, che ne ha seguito sin dall’inizio la preparazione. “È grazie a lei se oggi sono un campione olimpico poiché mi ha dato la possibilità di riprendere la motivazione giusta per arri- vare ai Giochi. Con lei sono riuscito a migliorare fisiologicamente attraverso la corsa e dopo due mesi ho vinto la selezione sempre grazie alla sua presenza.”
Tamara è oggi anche la sua compagna di vita ed insieme riusciranno certamente a forgiare nuovi talenti per il canottaggio cremonese.
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