2 febbraio 2024

L'autonomia differenziata è una follia di cui non abbiamo bisogno

Nel contesto attuale di crescenti disuguaglianze sociali e divari territoriali, il dibattito sull'autonomia differenziata assume una rilevanza cruciale. 

La CGIL, sin dalle prime fasi del dibattito sull'autonomia differenziata, ha elaborato e proposto una posizione chiara e definita, frutto di un'approfondita riflessione e di una serie di iniziative di elaborazione e condivisione. Partendo dall'osservazione che le disuguaglianze e i divari territoriali non solo persistono ma tendono ad aggravarsi, la nostra organizzazione si è posta in netto contrasto con una proposta che, a nostro avviso, incarna una visione miope e divisiva dello sviluppo nazionale.

È parso fin da subito chiaro il disegno del Governo: un progetto basato sull'idea che le regioni più ricche abbiano tutto il diritto di gestirsi da sole, lasciando di fatto quelle più in difficoltà al loro destino. Un progetto che nega i valori di Unità nazionale e di solidarietà sui quali si fondano la nostra Costituzione e la nostra Repubblica.

Siamo convinti che questa sia una strada sbagliata, non solo da un punto di vista valoriale: nei fatti, senza il rilancio della domanda interna, a partire proprio dalle regioni del mezzogiorno, non si può pensare ad una prospettiva di crescita solida e duratura per il Paese.

Tanto meno conviene ai lavoratori, che già oggi subiscono una competizione sfrenata sia dal punto di vista salariale, sia da quello dei diritti che negli ultimi anni hanno subito una forte regressione.

I milioni di persone che rappresentiamo, lavoratori e pensionati, non hanno nulla da guadagnare con l'Autonomia Differenziata: l'assurda proposta di reintrodurre le gabbie salariali, avanzata da qualche esponente politico, creerebbe ulteriori disuguaglianze e una ancora più forte differenziazione delle condizioni dei salari, portando "naturalmente" al superamento del contratto nazionale di lavoro, strumento indispensabile, fondamentale, a garanzia dell'uniformità in tutto il Paese ed anche strumento che permette ai lavoratori e alle lavoratrici di poter esprimere un rapporto di rappresentanza e di forza.

L'autonomia differenziata porterebbe, dunque, anche alla destrutturazione dell'insieme del sistema contrattuale e metterebbe in serio pericolo la tenuta dell'unità nazionale. Noi pensiamo, invece, che sia ormai ineludibile affrontare per legge il salario minimo, oltre che rafforzare e pienamente riconoscere il sistema di contrattazione collettiva nazionale, varando una legge sulla Rappresentanza.

In conclusione, quella dell'Autonomia differenziata, è una scelta sbagliata che indebolisce ulteriormente un paese già troppo diviso e frantumato, malato di forti disuguaglianze, dove il reddito da lavoro è rimasto per troppi anni fermo a fronte di un'inflazione che galoppa incessantemente, una scelta che va nella direzione opposti rispetto a ciò di cui necessitiamo.

Abbiamo invece bisogno di un Governo in grado di invertire la rotta e che finalmente affronti le vere riforme di cui il Paese, inteso come cittadini e imprese, ha davvero bisogno, in tema di lavoro, di salute e sicurezza, di istruzione e formazione.

La CGIL, insieme a numerose associazioni della Provincia di Cremona che condividono una posizione critica nei confronti dell'autonomia differenziata, continuerà a utilizzare tutti gli strumenti democratici a disposizione per opporsi a questa proposta, come già fatto nel corso del 2023.

La lotta per un'Italia più equa e coesa passa anche dalla resistenza a politiche che, sotto la maschera dell'autonomia, celano rischi di maggiore disgregazione sociale. La CGIL, fedele al proprio impegno verso i lavoratori e la comunità tutta, rimane in prima linea in questa battaglia fondamentale per il futuro del nostro Paese.

Segretaria Generale CGIL Cremona

 

Elena Curci


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