La Cremonese sfida la "Roma capolista". Davide Nicola:"Piccoli ma testardi, vogliamo fare la nostra partita"
La Cremonese si prepara a tornare in campo dopo la sosta e due sconfitte consecutive, attesa da una sfida proibitiva contro la capolista. Il tecnico grigiorosso, Davide Nicola, ha fatto il punto della situazione alla vigilia del match, analizzando il momento della squadra, la condizione dell'infermeria e lo spirito necessario per affrontare una delle migliori difese del campionato, ribadendo però la volontà di non snaturare l'identità del gruppo.
Sull'utilità della pausa per recuperare energie fisiche e mentali dopo un intenso ciclo di gare, l'allenatore ha spiegato.
“Per noi la sosta è sempre un modo per concentrarsi sul lavoro da fare, soprattutto quando si è reduci da un ciclo di giornate impegnativo. Abbiamo giocato quattro partite in 12 giorni, molte delle quali alle 20.45, e la sosta permette di fare dei check-up completi per capire chi può recuperare e chi ha bisogno di un lavoro mirato, oltre a lavorare sulla propria identità. Se parliamo di cicli e mini cicli in cui non otterremo ciò che desideriamo purtroppo accadrà ancora, per la nostra realtà è una cosa normale. Ma le ultime due sono state partite ben giocate, con il tipo di calcio che vogliamo impostare. Chiaramente il miglioramento va nel dettaglio ed equivale impegnarsi molto di più, fare passi in avanti impercettibili ma che costano tantissimo lavoro. Queste settimane ci hanno permesso di recuperare Pezzella, Grassi e Sanabria, Zerbin può rientrare la prossima settimana mentre Faye ha subito una distorsione a Pisa e ha svolto lavoro personalizzato. Per Moumbagna e Collocolo invece servirà ancora tempo”.
In merito al livello dell'avversario e alla strategia per affrontare la compagine guidata da Gasperini, il mister ha dichiarato. “Parliamo di una grandissima realtà, in più Gasperini è uno dei migliori allenatori in circolazione da tantissimi anni, forse il vero innovatore di questo ultimo periodo. Ma come ho avuto modo di dire, anche se siamo piccoli vogliamo essere testardi: avendo la miglior difesa del campionato potrebbe sembrare che non ci siano i presupposti per creare loro problemi, ma nelle partite che ho visto penso che ci siano le possibilità di creare dei fastidi e noi vogliamo farlo: bisogna andare in campo con convinzione massima e la scintilla in corpo che ti faccia pensare di essere competitivo. Abbiamo lavorato con la voglia di poterci misurare contro a prima in classifica, consapevoli del loro valore. Come dico sempre, in questo campionato non ci sono squadre non competitive, anche se ognuno ha i propri obiettivi. Noi vogliamo fare la nostra partita”.
Tornando sulla sconfitta di Pisa e sulle eventuali ripercussioni psicologiche all'interno dello spogliatoio, il tecnico è stato categorico. “Non ce lo possiamo permettere. Da qui alla fine il mantra è sempre lo stesso: per noi sarà sempre più difficile fare quello che i ragazzi hanno già fatto, non è scontato quanto visto fin qui e penso che questo sia chiaro al nostro pubblico, forse meno a chi ci vede da fuori. Questo è un campionato nel quale la competitività si regge su un singolo episodio: la partita di Pisa ne é la dimostrazione, abbiamo creato i presupposti per portare a casa i punti e non ci siamo riusciti. Non ci si nasconde dietro a frasi fatte e non si mettono le mani avanti, siamo consapevoli che il nostro percorso nasconde delle insidie e potremmo non raccogliere quanto vorremmo, ma allo stesso tempo siamo convinti che con determinate prestazioni potremo riuscirci. Il dettaglio fa parte del nostro terzo step di miglioramento. Serve la consapevolezza di concretizzare nei momenti giusti, la costruzione del gioco deve portare a creare alcuni presupposti e finalizzare. Questa è la strada, andiamo avanti a lavorare, non possiamo permetterci di non avere entusiasmo e la scintilla che ci porta avanti. Dovrà essere così fino alla fine, io per esperienza lo so già e quindi non creo problemi quando non ci sono: la squadra ha una identità, sta giocando bene e non può mai difettare nell’entusiasmo, nella praticità delle cose e nell’intensità che mettiamo contro qualsiasi avversario. E non deve mai perdersi d’animo, perché è la capacità di resistere ed insistere nelle cose che si fanno che porta i risultati”.
Analizzando le chiavi tattiche per scardinare la retroguardia avversaria e l'approccio offensivo, la guida tecnica ha osservato. “Le soluzioni per fare gol sono simili per tutte le squadre, a cambiare può essere la fisicità, la velocità del gioco o l’interpretazione dell’avversario, oltre alla qualità nelle scelte e nei gesti tecnici. Ciò che cambia è la capacità che hai tu nell’adattarti agli avversari, in base al dominio della palla e alla velocità con la quale bisogna giocare. Noi ci alleniamo tra di noi e quindi non potremo mai riflettere davvero chi andremo ad affrontare, ma le situazioni che si creano si possono visualizzare e ricreare, quindi bisogna lavorare su questo. La Roma accetta spesso la parità numerica, ha velocità e qualità: con questi presupposti abbiamo lavorato per essere incisivi quando saremo noi ad avere la palla”.
Riguardo al recupero degli infortunati e all'ampiezza della rosa come risorsa fondamentale per le rotazioni, è stato sottolineato. “Vero che alcune caratteristiche danno luogo a soluzioni diverse per interpretazione e situazione, ma è anche vero che quando sono mancati alcuni giocatori abbiamo potuto scoprire le risorse di altri elementi. La Cremo è la squadra che ha utilizzato il maggior numero di interpreti, sintomo che la rosa è competitiva e c’è fiducia da parte nostra nei confronti dei ragazzi e della loro utilità al progetto. L’ambizione è quella di poter scegliere in base all’avversario e alle condizioni con cui si affronta una partita”.
Sul nuovo equilibrio trovato in mezzo al campo e il processo di crescita dei singoli interpreti, l'allenatore ha aggiunto. “Penso che la squadra in generale abbia un equilibrio, rientriamo nel discorso del miglioramento: bisogna rendere tutto fluido e migliorare i dettagli, che sono frutto di tante interpretazioni come la qualità individuale e la capacità di costruire o distruggere le azioni in campo. I ragazzi sono molto applicati, stanno lavorando molto e hanno bisogno di tempo di scoprire tanto, anche sé stessi. Molti hanno una qualità che li potrà trasformare, ognuno saprà esprimerla a modo proprio. Anche se tu hai acquisito una identità ci sarà sempre la voglia di sperimentare nuove cose e rendersi meno imprevedibili, per il mio modo di pensare è un processo che non finirà mai. Un conto è l’identità, un conto è dimostrarla sempre a prescindere dal momento e dall’avversario: quando si raccoglie tanto è più facile riuscirci, noi facciamo così perché senza questa base perderemmo parte della nostra identità e competitività”.
Lodando lo spirito di adattamento del gruppo e la necessità di trovare la via del gol con più soluzioni, il mister ha precisato. “L’equilibrio perfetto equivale ad essere propositivi e pratici, per me giocare bene significa produrre qualcosa che ti porti ad acquisire altro, ossia creare i presupposti per fare punti. Più che l’incisività, l’ambizione che ci deve essere è quella che chi arriva davanti alla porta senta il bisogno di finire sul tabellino dei marcatori. Dobbiamo trovare più gol da situazioni e interpreti diversi, ciò che a me interessa e diverte è la velocità del gioco, che permette di trovare spazi che altrimenti non sarebbe facile individuare”.
Sul supporto del pubblico di casa in una sfida che vedrà anche una forte presenza ospite, il tecnico ha evidenziato. “Io devo ancora conoscere qualcuno che non voglia vincere sempre. Il concetto di vittoria è importante, e si può vincere in tanti modi. Certamente arriva una grandissima squadra, da parte nostra e del nostro ambiente c’è grandissimo rispetto. Penso che qui a Cremona si stia vedendo un processo di crescita, c’è una passione importante. Unire queste cose e migliorare ulteriormente facendo un altro step migliorativo, con i tifosi che da fuori ci danno ulteriore benzina positiva, compone una parte emotiva che poi è quella che resta alla fine di una storia”.
Un focus particolare è stato dedicato all'ottimo avvio di stagione di Federico Bonazzoli, definito un elemento chiave per l'attacco. “Su Federico due parole le dico volentieri, anche perché è uno dei ragazzi che ho allenato di più. In attacco, come in altri reparti, siamo competitivi. Lui è l’esempio classico di giocatore con una qualità immensa e che ha maturato la sua consapevolezza in un ambiente giusto come Cremona, già dall’anno scorso. Si tratta di un giocatore che si conosce bene, sa cosa vuole e ha equilibrio fuori e dentro dal campo: deve andare avanti così, è una persona profonda, sensibile ed intelligente e penso che questo sia l’ambiente giusto per esprimersi. A prescindere da come andrà il resto della stagione, il mio pensiero su di lui non cambierà”.
Infine, sul paragone con il modello Atalanta e il percorso di crescita della società grigiorossa, la conferenza si è chiusa con queste parole. “Io ho parlato di una squadra piccola ma testarda, non è compito mio esprimermi a livello societario. L’Atalanta si è costruita in dieci anni, penso che l’obiettivo più serio e reale che ci siamo dati è la possibilità di raggiungere la permanenza in questa categoria. Con un anno di esperienza in più penso che si potrebbero fare ulteriori considerazioni, ma ogni squadra cresce a modo proprio e con i propri tempi. La realtà dice che la salvezza può essere il primo step della Cremonese, attorno al quale poter costruire una identità forte. Chiaramente la Cremo è un club che ha un passato importante, ora serve anche trovare continuità attraverso i giusti step migliorativi partendo dal primo, ossia restare in questa categoria”.
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