26 maggio 2024

Presentato in Villa Sommi Picenardi il libro sulla passione fotografica del grande artista Angelo Bertolini

“Vita di Paese” questo è il titolo del nuovo volume nato per fissare nel tempo e nello spazio la maestria del talentuoso Angelo Bertolini. Un lavoro straordinario fortemente voluto dallo stesso Bertolini, dal Sindaco di Torre de’ Picenardi Mario Bazzani, dall’Amministrazione Comunale ma, soprattutto, realizzato grazie al grande impegno dei curatori Marida Brignani, Fabio Maruti ed il fotografo Luigi Briselli che, con passione e tenacia, hanno analizzato, catalogato e selezionato decenni di passione fotografica riassunta in un archivio fotografico di centinaia di scatti che, gelosamente conservato per lungo tempo, per la prima volta, rivede la luce in questa pubblicazione unica.

“Un lavoro iniziato nel 2022 e durante il quale abbiamo affiancato Angelo che già aveva ben chiaro ciò che desiderava trasmettere. Le fotografie sono state minuziosamente scelte proprio da Angelo, aveva già un disegno definito nella mente, noi siamo stati una sorta di strumento. Purtroppo la sua morte, avvenuta lo scorso 9 febbraio, non gli ha permesso di poter assaporare il lavoro terminato. Noi tutti ci siamo impegnati per portare a termine questo importante progetto. Un libro per ricordare e far conoscere Angelo fotografo, una capacità che solo in pochi amici hanno avuto la possibilità di osservare e che lui non ha mai esposto – ci racconta Maruti – questi scatti rappresentano una biografia fotografica di ciò che lo sguardo attento di Angelo era in grado di catturare, uno sguardo che percorre cinquant’anni di vita. Noi abbiamo eseguito le sue volontà perché un artista torrigiano come Angelo non deve essere dimenticato ed il suo ricordo deve rimanere vivo nel tempo. Il libro sarà acquistabile presso la Biblioteca di Torre de’ Picenardi”.

Marida Brignani, Fabio Maruti e il fotografo Luigi Briselli hanno seguito a stretto contatto con Angelo Bertolini tutte le varie fasi di selezione delle immagini, stesura dei testi, interviste. Nonostante la malattia dell’artista la macchina organizzativa non si è mai fermata. Bertolini ha desiderato consegnarci un’eredità importante: una sintesi il più possibile rappresentativa dell’artista torrigiano. Non solo. Il progetto è stato anche occasione per la creazione di un corposo apparato biografico dell’artista che ripercorre tutta la sua vita, partendo dall’infanzia e toccando tutte le principali tappe dei suoi oltre 50 anni di carriera artistica.

Toccante l’intervento di Sergio Carboni, amico fraterno di Bertolini, con il quale hanno condiviso gran parte della vita; compagni di vita, di pranzi, di risate ed infiniti momenti personali che solo l’amicizia vera può custodire come il più prezioso dei tesori: “Angelo era un impressionista dell’anima, con lui ho imparato a scattare, lui riusciva a cogliere particolari che, all’apparenza, non erano scontati, la realtà indagata nel profondo”.

Angelo Bertolini era nato il 26 ottobre 1940 a Pozzo Baronzio, frazione di Torre de’ Picenardi in provincia di Cremona, luogo che per tutto il trascorrere della sua esistenza ne segnerà il tratto e lo contraddistinguerà in ogni sua espressione artistica. Bertolini aveva la sua Torre con la natura che la circonda impressi nel cuore. Nel libro sono inserite immagini scattate e raccolte dalla passione per la fotografia che lo ha accompagnato per tutta la vita. I soggetti preferiti sono scorci di campagna, paesi, volti di bambini e anziani, paesaggi colti con il suo occhio attento di artista, frutto di incursioni nel territorio con amici ed in particolare con il grande fotografo cremonese Ezio Quiresi.

Per chi, come me, ha avuto la fortuna di vivere Angelo Bertolini, Angelo per gli amici, è infinitamente difficile scrivere in modo distaccato. Parlare di Angelo significa raccontare di un amico, di una sorta di zio, figura importante e di riferimento per tutti i “ragazzi” torrigiani di un tempo. In ogni suo quadro, che si trattasse di un volto o di un paesaggio, era impossibile non notare il suggestivo studio della luce che caratterizzava ogni sua opera. Proprio questo studio del colore partiva da uno scatto fotografico. In alcune albe ed in alcuni tramonti quasi sembra spiccare la suggestione che solo il sapiente pittore impressionista, Claude Monet, sapeva valorizzare. Nei suoi colori si evidenzia, in particolare, l’interesse per la composizione del raggio luminoso che rivela i colori primari. Del paesaggio esalta la prospettiva quasi tentando di annullare le distanze e, talvolta, sembra dare un peso all’aria che non appare scontata ma elemento importante della composizione. Persino i volti sono incorniciati in modo infinitamente naturale ma sapiente per permettere a chi li osserva di farsi un’idea della personalità del soggetto proposto.

Sono stata una bambina privilegiata che, in compagnia del nonno e della zia, nei caldi pomeriggi estivi, andava in bicicletta a trovare Angelo e Laura a Pozzo Baronzio, dove Angelo aveva lo studio, immerso in quella campagna che lui amava infinitamente. Il profumo dei campi che esplodevano in tutta la loro bellezza, il buon odore della vigna che regalava una piacevole ombra naturale, il roseto che incorniciava il vialetto ed i ricordi dei saggi di paese, di nonni che avevano il buon odore di granoturco e bussolano, o meglio il bìsulan.  Tempi in cui la semplicità delle piccole cose non era immortalata in modo ossessiva da cellulari. Tempi in cui la fotografia rappresentava un momento importante da fissare: si creavano ricordi da cui poi sarebbe nato il racconto di una storia importante. Ogni volta un insegnamento differente, un qualcosa di fondamentale da fissare nella mente. Mi ha talmente contagiato con le sue albe ed i suoi tramonti immersi nella prospettiva della campagna cremonese che, da adulta, ho iniziato a sperimentare ciò di cui lui fu maestro. 

La natura di Angelo rimanda a luci, colori, chiaroscuri e frammenti di vita. La campagna rappresenta quel luogo caro al cuore, un rifugio al quale poter ritornare sempre ed in quella pace che aleggia nel lento scorrere delle acque che la bagnano, senza dimenticare il fascino dei filari di alberi che, un tempo, incorniciavano le rive dei fossi. Angelo ci consegna il suo sguardo, la sua infinita sensibilità e rispetto per ogni cosa che lo circondava. Il suo sguardo di essere umano che, immerso nel suo discreto silenzio, sapeva cogliere il valore della realtà in cui era cresciuto ed in cui aveva vissuto.

Il suo ideale itinerario arriva dritto al cuore, forse qualcuno di noi torrigiani si riconoscerà in qualche fotografia, forse riconosceremo luoghi che oggi hanno subito il violento impatto con i tempi moderni.

Angelo oggi ci ha consegnato la sua eredità, ci ha lasciato molto. Amava la sua Torre, l’auspicio è che tutti noi non dimentichiamo di prendercene cura con la delicatezza e l’attenzione che ci ha insegnato il nostro artista torrigiano: rispetto per il passato ed un pacato sguardo rivolto al futuro.

 

Beatrice Ponzoni


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