10 giugno 2025

Le opere del pittore cremonese Giulio Calvi il Coronaro custodite nella parrocchiale di Zibello

Un lavoro meritevole e di grande oltre che paziente impegno quello portato avanti da Luigi Silla nella ricerca dei quadri della chiesa cremonese di San Domenico. Nell’interessante servizio che potete leggere qui https://cremonasera.it/cronaca/alla-ricerca-dei-quadri-che-erano-nella-chiesa-abbattuta-di-san-domenico-a-como-spuntano-un-bernardino-campi-e-un-giulio-calvi-detto-il-coronaro si parla del “San Guglielmo e  San Lorenzo” del cremonese Giulio Calvi detto Il Coronaro, finito a Como nel convento domenicano di San Giovanni in Pedemonte. A proposito del “Coronaro”, Giulio Calvi appunto, è doveroso ricordare che c’è un luogo, in terra di Po, che da secoli è custode di opere del pittore cremonese. Si tratta della chiesa parrocchiale di Zibello (Parma) intitolata ai santi Gervasio e Protasio. Proprio la pala dell’altare maggiore, che vede raffigurato “Il martirio dei Santi Gervasio e Protasio” è opera dell’artista cremonese, che fu allievo di Giovan Battista Trotti. In questo quadro, dinanzi al tiranno Astasio, presso il corpo di San Gervasio, riverso sul pavimento, giace, genuflesso, San Protasio che sta per subire a sua volta il martirio. Per forza espressiva e per cristallina intensità delle zone di colore, prive di velature e accostate le une alle altre in un sapiente gioco di giustapposizioni che accresce il vivace splendore di ogni tinta, l’opera, datata 1586, è tra considerata tra le più rappresentative di Giulio Calvi detto Il Coronaro, firmata e datata: “Julius Calvus dictus Coronarius Cremonensis F. MDLXXXVI” (per fortuna ai tempi si usava il latino e le cose andavano meglio, oggi si usano ridicole e insulse  inglesaggini e le cose vanno peggio). Dello stesso anno e del medesimo pittore (nato a Cremona nel 1560 e morto nel 1596 circa) è anche un altro olio su tela conservato nella stessa chiesa che raffigura “Gli apostoli Giacomo e Filippo”. Difficile stabilire se i due quadri del Coronaro conservati a Zibello possano aver avuto un passato o, comunque, un legame con la chiesa cremonese di San Domenico; tuttavia, per quanto riguarda la pala dell’altare maggiore, tenuto conto che raffigura proprio i due santi titolari della chiesa parmense, è lecito immaginare che l’opera sia stata voluta e commissionata   dalla stessa parrocchia. La tela che raffigura gli apostoli Giacomo e Filippo, invece, non è da escludere che possa avere avuto legami maggiori con la chiesa di San Domenico. Una chiesa, quella di Zibello, che per altro è scrigno di opere che “parlano” cremonese. Ci sono infatti le vetrate realizzate dal maestro Giuseppe Moroni e c’è la cappella del Crocifisso eretta a spese dei fedeli tra il 1859 ed il 1860 su progetto dell’ingegner Pier Luigi  Montecchini di Cremona (che curò anche il progetto dello storico Teatro Verdi di Busseto). Cappella, quest’ultima, in cui spiccano il sontuoso altare e la monumentale ancona in legno intagliato e dorato, consacrato il 22 ottobre 1860 dal vescovo cremonese Antonio Novasconi. Infine, anche se da decenni in disuso, da non dimenticare l’organo liturgico del lodigiano Angeli Cavalli, rammodernato nel 1930 dal cremasco Pacifico Inzoli. Quella di Zibello è una parrocchia antichissima e per secoli appartenne alla Diocesi di Cremona: nel 1601, con la nascita della diocesi di Borgo San Donnino (oggi Fidenza) entrò a far parte della nuova diocesi emiliana insieme alle altre dell’Oltrepo scorporate dalla diocesi di Cremona 

Eremita del Po

Paolo Panni


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