Ciak, si gira. Il vortice di passione che travolge Solenghi, Gnocchi e Pivetti a Pizzighettone nel film della Wertmüller "Metalmeccanico e parrucchiera" del 1996 (13)
Furono sei le settimane di riprese a Pizzighettone dove, nell’estate del 1996, è stato interamente girato tra il corso dell’Adda, il centro storico, la campagna ed i cascinali “Metalmeccanico e parrucchiera in un turbine di sesso e politica”, il film della regista romana Lina Wertmüller con Tullio Solenghi, Gene Gnocchi, Veronica Pivetti, Cinzia Leone, Piera Degli Esposti e Cyrelle Claire. La Wertmüller giunse a Pizzighettone domenica 2 giugno reduce dall’America, ove era stata insignita della Laura honoris causa in “Fine Arts” alla Univerisity of Design del Rhode Island. Parte dello staff era d’altronde già in paese da un paio di settimane per preparare i materiali, allestire i luoghi delle riprese, l’ufficio di produzione, la sala trucco ed un deposito che fungesse da magazzino. Nel frattempo erano state individuate oltre duecento comparse tra bambini, giovani e adulti provenienti dall’intera provincia, selezionate presso la sede del Gruppo Volontari. La troupe alloggiò parte in un albergo a Cremona e parte a Casalpusterlengo, mentre la regista, il marito Enrico Job ed un ristretto numero di collaboratori furono ospitati in una cascina grumellese messa a disposizione da un privato. I luoghi del set furono la cascina Massimo, Porta Cremona Nuova, via Municipio, via Porta Soccorso, largo Vittoria, la Cascina Ceradello, Gera, ma anche il parco Adda Sud e Camairago nel lodigiano.
Lina Wertmüller fece tappa anche a Cremona dove venne ricevuta in palazzo comunale da Andrea Mosconi, soffermandosi a lungo ad ammirare la collezione degli strumenti storici nella sala dei violini. Nella stazione di Pizzighettone è stata girata anche una scena di “Chiamami col tuo nome” di Luca Guadagnino. La stazione nel film è detta "stazione di Clusone" per rendere la trama più coerente. Sono stati adottati accorgimenti ed effetti di post-produzione affinché non sembrasse moderna e affinché ci fossero montagne in lontananza.
Il film della Wertmüller è ambientato nel 1994. Tunin e Zvanin sono due operai metalmeccanici, amici per la pelle e militanti di sinistra (il primo è di Rifondazione Comunista, il secondo del PDS), che insieme alle loro famiglie attendono fiduciosi i risultati delle elezioni del 1994; tuttavia, la vittoria arride alla coalizione di centrodestra e i due, sentendo in lontananza un gruppo di leghisti esultare, decidono di "invadere" il corteo con le loro auto d'epoca.
Ne nasce un parapiglia in cui Tunin entrerà in contatto con Rossella, parrucchiera seducente e fedelissima seguace del Senatùr, di cui scopre di essere follemente attratto. Dopo essere stato messo in cassa integrazione dalla Ferrari, Tunin ha molto tempo libero e inizia a tampinare la donna in maniera sempre più esplicita, mandando anche a monte l'appuntamento della shampista con il direttore del Banco di Mantova, da cui otterrà un prestito per aprire una sala da ballo insieme all'amica Anitina, che avrà un fugace flirt con Zvanin.
Rossella chiede a Tunin una prova d'amore: ella farà sesso con lui solo se egli si iscriverà alla Lega Nord, ripudiando quindi la sua fede nel comunismo. Il "compagno" sembra accettare la proposta e riesce a coronare il suo sogno erotico, ma in realtà nel modulo d'iscrizione al partito ha firmato Carlo Marx, per cui la pratica non è valida: furiosa, Rossella lo caccia di casa e lo costringe a tornare nudo nella sua abitazione. Ma non basta: la leghista di ferro vuole una vendetta coi fiocchi e, facendo finta di concedersi un'altra volta all'amante, farà scoprire tutto alla moglie di costui, Palmina, che nel frattempo ha aperto un ristorante.
Decisa a dare un forte dispiacere al marito, Palmina si inventa di sana pianta la storia secondo cui il loro figlio Tazio è in realtà di Zvanin: accecato dalla gelosia, Tunin va a vivere da solo in un vecchio magazzino e non vuole avere a che fare con nessuno. Dalla televisione scopre che Rossella, diventata adesso assessore alla cultura, ha organizzato una corsa d'auto d'epoca: vedendo tra i partecipanti anche Zvanin, decide di partecipare alla gara con lo scopo di provocare un incidente all'ex migliore amico, a cui sfascia completamente la vettura, ma soprattutto perché il figlio Tazio gli ha rivelato che si vuole sposare con la figlia di Tunin e dunque Zvanin vuole convincere Tunin a far evitare un incesto.
Mentre i due sono a terra, Tunin dice a Zvanin che la storia inventata da Palmina è falsa, perché la donna ha avuto rapporti solo col consorte. Preso atto di ciò, i due tornano amici e in breve tempo montano sull'auto di Zvanin e vincono la competizione. Giunto sul palco a ritirare il premio, il vincitore squarcia un ritratto di Bossi ed esalta i principali eroi del comunismo, venendo per questo fischiato dalla folla. Alla fine, i due protagonisti si riconciliano con le loro mogli e vengono reintegrati nel loro posto di lavoro.
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