Ciak, si gira. Nel 2002 "Renzo e Lucia", i Promessi sposi secondo Francesca Archibugi in piazza del Duomo, Sant'Abbondio e via Santa Tecla (18)
E’ la mattina di giovedì 2 maggio 2002 quando il suggestivo cortile Federico II del palazzo comunale inizia ad animarsi di operatori, tecnici video ed audio, attori e comparse. E su tutto un vociare in romanesco. La troupe, composta da circa un’ottantina di persone, ha preso possesso del cortile con due macchine da presa, monitor, pannelli, fari e cavi elettrici. Decine di comparse, chi abbigliato da monatto, chi da appestato, chi da prelato, chi da guardia danno vita ad uno dei momenti più tragici della Milano del Seicento. Si gira l’episodio della peste manzoniana per la miniserie televisiva “Renzo e Lucia” che andrà in onda il 13 e 14 gennaio 2004 su Canale 5. Le riprese vengono effettuate mediante due unità: una diretta dalla regista Francesca Archibugi, posizionata nella sala Giunta del palazzo comunale, l’altra diretta dall’aiuto regista Elisabetta Boni. In sala giunta la regista, concentrata sul monitor, dirige Carlo Cecchi nella parte del cardinale Borromeo che, osservando dalla finestra il cortile interno, commenta le drammatiche scene della città sotto l’assedio della peste. Contemporaneamente la seconda unità riprende ìl via vai di mendicanti ed appestati nel cortile. Poi tutta la troupe vi si trasferisce per permettere alle due unità riunite di girare la commovente scena dell’abbraccio tra Agnese (Stefania Sandrelli), la madre di Lucia, e Renzo Tramaglino (il giovane attore Stefano Scandaletti). Una scena particolarmente complessa, tanto che i ciak si susseguono. Sullo sfondo della piazza si consumano le scene della vita quotidiana, con passanti, mendicanti e guardie a cavallo. Agnese, preoccupata, chiede a Renzo: “Vieni da Monza?”. Sono le 14,30 quando la regista pronuncia il fatidico “buona”, concedendo ad attori e comparse un’ora di pausa. Un velo pranzo al sacco in piazza Stradivari, assediata dai mezzi della troupe romana e, verso e 15,30, di nuovo tutti sul set, modificato per girare le scene della distribuzione del pane ai mendicanti ed all’arrivo di Renzo a Milano, quest’ultimo in piazza del Duomo. Nel pomeriggio la troupe si trasferisce nel chiostro e nella chiesa di Sant’Abbondio per girare le scene del torbido legame tra la monaca di Monza (Laura Morante) ed Egidio.
Nella parte di Lucia Mondella una diciassettenne di Caravaggio, Michela Macalli, studentessa al liceo artistico di Cremona, nelle vesti del pavido don Abbondio Paolo Villaggio, l’Innominato è John Gottfried e don Rodrigo Stefano Dionisi. Nei panni scarlatti del cardinale Borromeo Carlo Cecchi: “Cremona non è una novità per me, vi sono già stat in occasione delle riprese del ‘Violino rosso’ nel maggio 1997. Si vede che con Cremona, insomma, c’è un destino”. Una cura particolare è stata dedicata ai costumi dell’epoca. A realizzarli è stato chiamato Alessandro Lai, uno dei costumisti italiani più apprezzati del momento: “Mi ispiro all’enorme documentazione che trovo nella pittura e nell’iconografia italiana, Caravaggio e Gentileschi sono i più noti, ma c’è tutta la pittura italiana e specialmente lombarda da cui trarre spunti: Giacomo Ceruti e i bambocciate, per dirne altri. Cerco i tessuti che maggiormente possano avvicinarsi alla realtà del tempo: vecchi sacchi, custodie di materassi, lino, canapa, cotone, tutto liso e suscitò. Ho stinto tutto e ritinto, in modo da creare una tavolozza cromatica secondo la moda del popolo lombardo di quell’epoca”.
Stefania Sandrelli è ancora infreddolita nel suo camerino all’interno del camper: “Sa, dopo questa pioggia ho ancora tutti i vestiti fradici. Il maltempo ci ha reso tutti un po’ nervosi. Quando si girare la televisione si ha che fare con tempi molto ristretti e in circostanze come questa si rischia di non portare a casa nulla di concreto. Il mio personaggio, Agnese, è molto femminile, è una donna molto generosa con gli altri, ma anche cose stessa. E’ una Agnese anche molto moderna, in linea con la lettura di questo classico fornita dalla regista Francesca Archibugi, che ha abbandonato un’interpretazione troppo ancorata alla tradizione, preferendo invece, un’ottica moderna, direi attuale. Una Agnese lontana anni luce dallo stereotipo della comare, una donna insomma, che sogna l’amore e che preme finché Lucia si sposi. Purtroppo non sono ancora riuscita a vedere Cremona come avrei voluto, nonostante gli inviti, in passato, del grande Ugo. Spero di avere un pochino di tempo domani. Nella vostra città, ad ogni modo, ci sono già stata in occasione delle riprese del film ‘Stradivari’, nel 1987, e posso dire che si tratta di un piccolo gioiello, di una città davvero bella”.
Il giorno dopo, venerdì 3 maggio, si gira nella piazzetta di Sant’Abbondio e nello splendido chiostro: le scene vedono protagonista la giovane Michela Macalli, nei panni di Lucia, e la piccola Sofia Maurina, figlia del torbido legame tra la Monaca di Monza ed Egidio. A ricoprire il profilo della piazza un notevole quantitativo di terra color ruggine sparsa a piene mani dai tecnici. Sullo sfondo una quindicina di comparse abbigliate da mendicanti, lavoratori dell’epoca e borghesi benestanti. Lucia, accompagnata dalla piccola Sofia, esce dal convento e cerca di schivare i mendicanti in cerca dell’elemosina. Contemporaneamente in via santa Tecla si girano le scene della peste, tra appestati e monatti che prelevano i corpi delle vittime. Poi la troupe si sposta nel chiostro per filmare a tutto campo il dialogo tra Lucia e la bimba. Nel pomeriggio nella piazzetta si girano le scene dell’arrivo di Agnese e Lucia nel convento che ospita la celebre monaca, mentre un gruppo di popolana si contende avidamente un peso di pane. Poi l’incontro tra la monaca di Monza e Lucia, l’arresto della monaca e l’arrivo al convento di Renzo. Il giorno dopo la troupe di sposta a Mantova. In questi tre giorni ha sempre alloggiato all’hotel Ibis nell’area Lucchini.
Il primo ciak mantovano dell'Archibugi è il 6 maggio 2002. Piazza Alberti, piazza Canossa, piazza Sordello, vicolo Bonacolsi, piazza Castello, piazza Santa Barbara e il prato del Castello: questa la geografia delle riprese. Tra le scene girate, l'assalto al forno, allestito in una rimessa di vicolo Bonacolsi, con tanto di topi tra gli scaffali saccheggiati dalla folla affamata, l'aggressione a Renzo al grido di 'dagli all'untore!", l'ingresso dei monatti in una piazza Sordello affollata di mendicanti incerti su stampelle di legno e artigiani rapidissimi nel raccogliere le proprie mercanzie e scappare a gambe levate. E ancora, la fuga dal carcere di Renzo, preceduto da un folto gruppo di comparse a cui è toccato il compito di sfondare il portone del Volto Oscuro. L’Archibugi è tornata a Mantova un mese dopo, in giugno, per girare le scene corali del lazzaretto, allestito in piazza Castello.
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