"Ciak si gira". Cremona, terra di film. Inizia con un grande Tognazzi ne "La tragedia di un uomo ridicolo" la nuova rubrica sulle location cremonesi
Cremona, terra di film. Ne sono stati girati negli anni una trentina. Alcuni hanno goduto di una certa fortuna, altri sono stati confinati tra i ricordi. Comune a tutti è lo sfondo in cui vengono ambientate le vicende, autenticamente padano. Notevole l’impiego di registi di prim’ordine, del calibro, fra gli altri, di Lattuada, Bertolucci, Olmi, Castellani, Garrone, Girard e, ultimo di ordine di tempo, Guadagnino. A questa vocazione cinematografica della nostra provincia abbiamo voluto dedicare una nuova rubrica, “Ciak si gira”, iniziando proprio da un film interpretato dal nostro grande concittadino Ugo Tognazzi, diretto da Bernardo Bertolucci. Il film è “La tragedia di un uomo ridicolo” con cui Tognazzi realizzava il sogno di girare nella propria terra, sfuggitogli qualche anno prima, nel 1964, quando fu costretto a modificare la location a causa del titolo della pellicola, “Il magnifico cornuto” di Pietrangeli, che avrebbe rappresentato un’onta per l’ipocrita e bigotta Cremona.
Il ruolo dell’industriale caseario Primo Spaggiari ne “La tragedia di un uomo ridicolo” diretto da Bernardo Bertolucci nel 1981, valse a Ugo Tognazzi il premio per la migliore interpretazione maschile al Festival di Cannes. Tognazzi era allora all’apice del suo successo, consacrato dalle trilogie di “Amici miei” e “Il vizietto”, ed il film segna il suo ritorno nella terra d’origine, dopo l’infruttuoso tentativo, quasi vent’anni prima, di portarvi il set de “Il magnifico cornuto” di Antonio Pietrangeli (leggi l'articolo). Ugo Tognazzi, avrebbe voluto ambientarlo interamente nella sua città. A lungo l'attore cremonese cullò questo sogno, ma dovette rinunciarvi proprio a causa dei suoi concittadini, che temettero di essere additati al pubblico ludibrio. Ed è il film in cui Tognazzi, in vero stato di grazia, fornisce una delle prove più alte del suo indiscutibile talento comico, unito ad una rara capacità di introspezione psicologica del personaggio che interpreta, l'industriale bresciano del cappello Andrea Artusi, affiancato da una splendida Claudia Cardinale. Nell’81, però, ci riprova con Bernardo Bertolucci e gira alcune scene de “La tragedia di un uomo ridicolo” nell’ex Latteria di Piadena, dove è ambientato il caseificio di Primo Spaggiari.
Primo Spaggiari è un piccolo industriale caseario parmense. Di origine contadina e non andato oltre le elementari, si è fatto col suo lavoro. Sua moglie Barbara, invece, è una donna raffinata di origine francese. Un giorno il loro figlio Giovanni viene rapito e sequestrato da un gruppo di terroristi e Primo deve raggranellare un miliardo per il riscatto. Intanto il caseificio di cui è proprietario è colpito da una grave crisi economica. Nella vicenda intervengono una giovane operaia, Laura, fidanzata di Giovanni, e un prete operaio, Adelfo, che sanno molto sul rapimento. Da loro, l'industriale viene a sapere che suo figlio è morto. Primo però continua a raccogliere i soldi, aiutato in questo dalla moglie, per salvare la sua seconda creatura: il caseificio, sull'orlo del fallimento. Seguendo le indicazioni di una lettera falsa, scritta dalla fidanzata di Giovanni, la coppia deposita il miliardo nel luogo indicato. La ricomparsa improvvisa di Giovanni fa sì che il miliardo alla fine venga investito proprio nel caseificio, trasformato in società cooperativa, sotto il controllo degli operai.
L’industriale Primo Spaggiari vive con la moglie Barbara in una villa a Langhirano (PR), poco lontano dal Castello di Torrechiara. È proprio guardando al castello che la coppia avvista un elicottero che poco dopo sorvolerà la loro abitazione. Il giorno del suo compleanno, l’uomo ha assistito al rapimento del figlio dal tetto della sua fabbrica, l’ex Latteria Sociale di Piadena. Inizia così la corsa alla raccolta del miliardo di lire del riscatto. Dopo essere stato in banca per farsi valutare il caseificio, l’uomo si accorge di essere seguito da un’auto e si rifugia in vicolo del Vescovado a Parma a pochi passi da piazza Duomo. Ad inseguirlo è Adelfo, il prete-operaio suo dipendente e amico del figlio Giovanni. Questi gli dà appuntamento a casa sua, un complesso rurale a Moletolo, che in realtà in via Cavo a Lesignano de' Bagni (PR). La raccolta del miliardo porta Primo in un altro palazzo in via Cardinal Ferrari, anche questo a pochi metri dalla centrale piazza Duomo. Più distante, in piazzale Alberto Rondani, all’altezza del ponte Caprazucca che attraversa il torrente Parma, si trova lo studio della chiromante convinta che il ragazzo rapito sia vivo.
Il caseificio di Primo Spaggiari, l’industriale al quale sarà rapito il figlio, non si trova nel parmense, dove è ambientato e girato tutto il resto del film ma si tratta dell’ex Latteria Sociale di Piadena, situata in Via Roma 44 a Piadena ed oggi divenuta una filiale della Latteria Soresina. Gli esterni del caseificio mostrano solo alcuni scorci oggi difficilmente identificabili, a causa delle modifiche apportate negli anni allo stabilimento. Ci viene in aiuto un’inquadratura effettuata nell’ufficio dello Spaggiari e nel quale viene ripresa da vicino la fotografia aerea dello stabilimento: nel riquadro rosso vediamo la parte demolita, oggi sostituita da un piazzale. L’unico esterno riconoscibile chiaramente ancora oggi è la torretta, sulla quale campeggiava la finta insegna del caseificio Spaggiari.
Le foto dell'ex Latteria di Piadena sono tratte dal sito: www.davinotti.it
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