21 maggio 2022

"Colonscopia, 24 mesi d'attesa. La farò in agosto ma a Casalmaggiore. Perderemo un giorno di lavoro io e mia moglie". La sanità? Incubo più che diritto

Viviamo un contemporaneo affollato di contraddizioni. Abbiamo, letteralmente, il mondo in tasca grazie a un telefonino ma non riusciamo a garantire un diritto fondamentale come la prevenzione. Ecco, nella lettera inviata questa mattina da un lettore, una nuova testimonianza sulle difficoltà che i cittadini incontrano quotidianamente in ambito sanitario a Cremona.

Caro direttore,

mi rendo ben conto di non toccare un tema “originale”, ma è proprio per questo che ho voluto inviarle questo mio scritto: per rafforzare ulteriormente le tante testimonianze che ormai abitualmente trovano spazio sul suo giornale, così come sui media locali e nazionali.

L'Italia ha eretto la Salute a baluardo di civiltà, inserendone la tutela nella Carta Costituzionale. E se questo rappresenta da un lato un indiscutibile indice di progresso (ma anche di semplice “buonsenso”) insieme alla tutela del lavoro e a quella, oggi sempre più impellente, dell'ambiente, la traduzione nella pratica di così alti princìpi e valori è in questi anni a dir poco deludente. Anche al netto della pandemia, da due anni a questa parte chiamata in causa quale “origine di tutti i mali” che affliggono la nostra società. Ma le giustificazioni reiterate, si sa, mostrano presto i loro limiti e scoprono la mancanza di ben altre evidenze. Salute, lavoro, ambiente ne sono la plastica rappresentazione.

Perdoni il lungo preambolo, arrivo al punto. Da circa due anni – appunto – per ragioni anagrafiche e per quella che in medicina definiscono “familiarità” con la patologia, devo effettuare una colonscopia. Dopo svariati tentativi a vuoto e inevitabili rinvii causa Covid, nei mesi scorsi ho tentato nuovamente di prenotare l'esame in questione. Ho telefonato in ospedale e presso svariate strutture private di Cremona. Niente da fare: in ospedale nessuna indicazione su quando sarà possibile effettuare l'esame. Quanto alle strutture private mi è stato risposto che a causa Covid questo tipo di indagine diagnostica non viene per il momento erogata.

A parte domandarmi quanto possa durare questo “momento”, qualche settimana fa, vincendo la mia naturale ritrosia verso la tecnologia e fermamente intenzionato a dotarmi di una freccia in più in faretra nella mia battaglia per la prenotazione dell'esame, mi sono deciso a ottenere lo SPID (identità elettronica). Saputo che il Comune di Cremona agevola questa pratica, ho preso appuntamento e ho provveduto. Giusto una mezz'ora come promesso dal personale e grazie a una gentilissima e disponibile dipendente ho avuto il mio SPID a costo zero. Il Comune di Cremona, mi è stato spiegato, è tra gli enti che hanno deciso di non far pagare questo servizio. Non mi posso certamente definire un estimatore di questa amministrazione, ma... a Cesare quel che è di Cesare: complimenti al Comune e al personale che ho avuto la fortuna di incontrare.

Arriviamo a ieri: munito di SPID, impratichito nel suo utilizzo grazie al cambio di medico effettuato nei giorni scorsi e dotato della necessaria, nuova prescrizione (le precedenti sono nel frattempo scadute come banconote da mille lire, per via del sempre colpevole Covid) mi accingo a prenotare l'esame. Che, intendiamoci, mi risparmierei più che volentieri, considerato che si tratta di indagine invasiva e tutt'altro che “allettante”, ma l'età, la familiarità... è sufficiente leggere l'inserto Salute del Corriere per sapere che a 50 anni se hai il padre che ha avuto un tumore al colon è più che consigliato effettuare esami preventivi (tra i quali, appunto l'invasiva indagine in questione). Si chiama “prevenzione” ed è esattamente quella cosa con la quale ci hanno (giustamente) riempito la testa negli ultimi 30 anni e che è andata completamente a farsi benedire in un battito di ciglia con l'arrivo della pandemia e che ancora oggi, a due anni dall'arrivo del virus a forma di mina antisommergibile, la nostra società fatica a riagguantare. Persino qui, nell'evolutissima Lombardia, modello sanitario d'eccellenza – almeno stando alla narrazione ufficiale sdoganata dal Celeste in persona proprio negli anni del tramonto della Milano da bere.

Ma io divago. Ebbene, entro nel sito del Servizio Sanitario Lombardo con il mio SPID, effettuo la ricerca, approdo alla pagina per la prenotazione e, senza alcuna pretesa né particolare illusione, mi accingo a cercare una data per questo benedetto esame, con l'animo opportunamente disposto a valutare proposte alla volta di settembre, ottobre, novembre...

Scorro le proposte: prima data disponibile, 16 agosto. Niente male, ma è a Casalmaggiore. Niente di trascendentale, per carità. Ma l'esame comporta sedazione, non è del tutto una passeggiata e si consiglia di andarci accompagnati. Io abito a Cremona, qui lavoro e mia moglie pure, pertanto ritengo di non azzardare un full in da navigato pokerista se cerco una data presso l'ospedale di Cremona. In fondo è l'ospedale del comune capoluogo...

Scorro le date: 17, 23, 24, 26 agosto, 2, 6, 7, settembre, avanti avanti, 16, 23 settembre. Le date non mancano ma la dicitura che le accompagna è imperativa: Casalmaggiore, Ospedale Oglio Po. Certamente sbaglio io qualcosa. Mi do da fare con i parametri di ricerca avanzata, inserisco e tolgo filtri, date, località... Niente da fare: Cremona non compare (Crema nemmeno, se è per quello). E oltre il 23 settembre anche Casalmaggiore esce di scena: nessuna data è per ora disponibile in provincia di Cremona.

Strutture private che effettuino l'esame non compaiono. Compaiono invece per altri esami, a dimostrazione che il sistema non è limitato alle strutture pubbliche, e questo lo so perché al termine della mia estenuante sessione sono se non altro riuscito a prenotare una risonanza alla schiena (a fine agosto, prima data disponibile) per l'appunto in una struttura privata di Cremona.

Insomma, per la colonscopia niente da fare. So per l'esperienza e le telefonate accumulate in questi due anni che le cliniche private di Cremona avevano sospeso esami “impegnativi” come le colonscopie sempre causa Covid, pertanto, fatto salvo un nuovo giro di telefonate nei prossimi giorni, credo che mi adeguerò e prenoterò l'esame a Casalmaggiore, dove ci recheremo io e mia moglie “perdendo” una giornata di lavoro.

Vede, direttore, il punto non è tanto questo, però: io ho mia moglie, ho un fratello, i due genitori, siamo tutti dotati di patente e automuniti... ben diverso sarebbe se fossi solo, anziano, senza patente, non autosufficiente. Ma anche al netto di questo (sic), il punto è che le sacrosante battaglie che da mesi si stanno portando avanti a Cremona contro il peggioramento dei servizi erogati dall'ospedale (la lotta per Area Donna è solo un esempio tra i molti) hanno evidentemente più d'un fondamento, checché ne dicano i vertici dell'azienda ospedaliera.

Azienda ospedaliera. Per mia naturale inclinazione ho sempre dato molto peso alle parole, al loro suono, a significato e significante. E qui il termine è Azienda. Azienda Ospedaliera.

Perciò, direttore, scusandomi per essermi involontariamente messo con questa mia lettera in competizione con Tolstoj (il Tolstoj di “Guerra e Pace”, badi, poiché è alla lunghezza del testo che mi riferisco e non certo allo spessore letterario), mi congedo con un pensiero declinato al condizionale.

Mi rivolgo alla classe politica (in particolare a quella locale per ragioni di “competenza territoriale”) e mi permetto un retorico appello nel quale io stesso non ripongo speranza alcuna; ma si sa, scrivere serve anche a esorcizzare, a far scorrere il liberatorio flusso di coscienza tanto caro a Joyce.

Cari politici, se ancora credessi in voi e nella politica, una cosa vi chiederei: domani, quando vi avvicinerete allo specchio per radervi (o per lavarvi i denti se la barba vi piace incolta), guardatevi per un momento negli occhi e domandatevi: sto facendo tutto il possibile per i miei concittadini? Sto perseguendo ciò che quella Carta Costituzionale tanto portata in palmo di mano quanto nei fatti calpestata, ha sancito con straordinaria lucidità e attualità ormai 75 anni fa?

Perché una cosa, se i giornali li scorrete, se con la gente ancora parlate, l'avrete certamente capita: a noi cittadini, esattamente come a voi politici, serve il diritto alla cura e alla salute; a noi, forse NON esattamente come a voi, occorrono servizi, non nuovi muri, nuove strutture. A noi non servono nuove promesse e nuovi ospedali calati come scale reali all'ultima mano, proposti/imposti/accettati acriticamente a una manciata di mesi dalle elezioni.

Servizi, personale e professionalità vogliamo anzitutto. Che di ospedali nuovi fiammanti (di qui a quando, 10 anni?), ce ne facciamo ben poco, se per un esame diagnostico ci toccano i salti mortali e mesi d'attesa e le imprecazioni contro il Covid non son nemmeno più buone per scaricare la frustrazione generata da un sistema che ti ficca il mondo intero in un telefonino e i valori – salute, lavoro, ambiente – quelli li lascia ai cartelli di protesta degli irriducibili idealisti.

Magari osservati da primari e professori con l'occhio torvo e scientifica curiosità dalle finestre d'un ospedale, quasi fossero, quegli idealisti laggiù a protestare, il frutto inatteso d'una evoluzione che nemmeno il ribelle Darwin osò preconizzare.

Un cordiale saluto.


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commenti


Anna

21 maggio 2022 13:38

...l'"eccellenza" sanitaria lombarda tanto sbandierata caro signore! Un vanto per l'Italia a sentire i vari governatori che si sono succeduti lasciando il loro trono in eredita'...sic!

Massimo cabrini

21 maggio 2022 19:52

Questa è la norma purtroppo. Poi quando leggo che al San Camillo hanno acquistato una Tac e un apparecchio per la mammografia ultramoderno,ma,udite,udite solo per i solventi, mi viene il vomito.

patrizia

22 maggio 2022 07:04

Ho chiesto di poter fare una colon qualche giorno fa e mi è stato detto a CREMONA, ma a fine novembre.
Avendo una assicurazione, ho chiesto di accedere al servizio come pagante e farò l'esame a fine maggio. Trovo tutto questo davvero desolante ma chiarificatore: la sanità pubblica è sempre stata una meravigliosa utopia, dentro la quale da decenni hanno sguazzato tutti i partiti sperperando la gran parte delle risorse finanziarie immani che sono state destinate ai servizi e così vanificando la progettualità ideale volta al bene di tutti. Oggi la disorganizzazione è la regola e se almeno ci fosse certezza sulle prestazioni accessibili sarebbe un atto di onestà verso i cittadini che pagano sempre e comunque ma che sono ormai costretti ad andare privatamente se hanno una necessità. Con buona pace di chi ha reali bisogni e non può permettersi una polizza sanitaria e alla faccia dei tanti parassiti che concorrono allo spreco pubblico. Rabbrividisco quando sento invocare "più soldi": vorrei sentire alzarsi la voce che dice RIORGANIZZIAMO I SERVIZI e vedere una presa di coscienza e di responsabilità da parte di politici e dirigenti, dal primo all'ultimo, dalle cui mani passano le decisioni che hanno portato a questa situazione. Il tutto gratis non è mai esistito e non può esistere, ma certi diritti non si possono calpestare a causa di uno sperpero perpetuo di cui nessuno si acrive la colpa.