20 settembre 2022

"Il 25 settembre andiamo a votare", così la Pastorale sociale e del lavoro della diocesi di Crema

"Il 25 settembre andiamo a votare". Così si intitola il documento predisposto da Angelo Marazzi, Presidente della Commissione diocesana per la Pastorale sociale e del lavoro di Crema e condiviso dall'Azione Cattolica, dalle Acli, da Comunione e Liberazione, da Mcl, dalla Associazione della comunità Papa Giovanni XXIII e dal Movimento dei Focolarini di Crema. "Assumersi la responsabilità del voto - si dice nel documento - è un primo modo per prendersi cura del bene di tutti". Ecco il documento. 

Il voto del 25 settembre – sostengono i componenti del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane Sociali – chiama a un “risveglio” delle forze sane del Paese. La commissione diocesana per la Pastorale sociale e del lavoro nella circostanza – condividendo anche i richiami del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e del presidente della Cei, cardinale Matteo Zuppi – auspica un forte senso di responsabilità da parte delle forze politiche in campo, ma anche di tutti i cittadini che recandosi alle urne ridiano dignità all’azione politica attraverso la scelta ponderata di persone e programmi. In una “congiuntura così complessa, a causa dell’inflazione e delle diseguaglianze in aumento, del debito pubblico che ha raggiunto una dimensione enorme, dell’emergenza climatica e ambientale, della difficoltà del mondo del lavoro con la condanna al precariato con il suo carico di fluidità – osserva il cardinal Zuppi – si presenta, inevitabile, l’ora dei doveri e delle responsabilità per cui la politica dovrà trovare il più virtuoso punto d’incontro tra ciò che è buono e ciò che è realmente possibile perché le risorse esistenti non vadano sprecate ma collocate al servizio del bene comune e dell’intera popolazione”. “È un tempo – aggiunge – nel quale dobbiamo ricostruire il senso di comunità, in cui occorre un contributo costruttivo da parte di tutti.” Occorre un approccio globale e integrato per affrontare le emergenze, portando avanti gli impegni in particolare per quanto riguarda le misure necessarie per la transizione energetica – ancora bisognosa di importanti decreti attuativi – per l’attuazione del Pnrr, per il sostegno alle famiglie, alle imprese e ai ceti sociali più fragili. Evitando promesse impossibili da mantenere, che finiscono fra l’altro per incrementare ulteriormente la disaffezione verso la partecipazione alla vita pubblica e il prendersi cura del bene comune. A fronte delle imponenti trasformazioni e sfide che si prospettano, è come non mai necessaria una partecipazione ampia e responsabile di tutti i cittadini al voto, una partecipazione che sia fondata sull’attenta valutazione della qualità e affidabilità delle persone e dei programmi. Occorre inoltre che le tante persone – anche e soprattutto i giovani – che in questi anni hanno riversato le loro competenze e capacità in ambito civile e sociale, tornino a impegnarsi in politica, praticandola davvero come “la forma più alta di carità e di servizio al bene comune” e non come conquista di posizioni di potere e di benessere personali. Una politica alimentata da un costante ascolto delle istanze emergenti dalla vita delle comunità, dei corpi intermedi e della società civile; intessuta in un clima di dialogo e rispetto reciproco fra i diversi schieramenti; animata da un sincero desiderio di ricercare le soluzioni più idonee per il Paese e di portarle avanti nel tempo con lealtà e coraggio, indipendentemente dalle convenienze del momento. Una politica autenticamente popolare, non populista, come ha più volte indicato Papa Francesco nel capitolo V della Fratelli tutti, dedicato proprio alla “migliore politica” Anche il nostro vescovo Daniele – al paragrafo 16 della lettera per il nuovo anno pastorale – osserva: “Non mancano certo argomenti per discutere sull’opportunità di interrompere la legislatura in questo momento storico così difficile, o per rilevare i limiti della legge che regola il voto, o per lamentarsi della pochezza della campagna elettorale e della vaghezza dei programmi dei partiti. Non ne verremo fuori, però, aggiungendo disimpegno a disimpegno e voltando le spalle agli strumenti che ci permettono di dare un’indicazione e fare una scelta, per limitata che sia”. E concludendo, sottolinea: “Assumersi la responsabilità del voto, soppesando meglio che si può proposte, valori in gioco e anche la credibilità delle persone, è un primo modo – indispensabile, direi, per un cristiano – per prendersi cura del bene di tutti e opporsi alle peggiori derive alle quali gli atteggiamenti rinunciatari finiscono per aprire le porte”.

Angelo Marazzi, presidente commissione diocesana per la Pastorale sociale e del lavoro

 


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti