14 ottobre 2024

"Il giorno immutabile" il primo romanzo del giornalista Federico Centenari, appena uscito è un travolgente successo. Ha il sapore del thriller svedese e la narrazione della letteratura anglosassone

Ha il sapore del thriller di scuola svedese, alla Stieg Larsson e Camilla Läckberg. Stesse atmosfere algide, stessi tempi sospesi e storie parallele accomunate e coinvolte nel rapido incalzare degli eventi. Ma qualcuno vi troverà anche il surrealismo di Josè Saramago, il pulp di Chuck Palahniuk, la piccola America di Raymond Carver e di Paul Auster, della grande letteratura anglosassone contemporanea. Nel 2033 il mondo è sconvolto da una pandemia surreale. Ondate di anacronistiche lettere di carta raggiungono le persone ovunque. Le lettere riportano nome, cognome, la parola “Scadenza”, una data e un orario. Si appura che predicono il momento esatto della morte del destinatario. La scadenza è variabile e va da pochi giorni a diversi mesi. Fino alla data indicata nessuno può morire: suicidi e omicidi falliscono, incidenti e malattie non sono mai fatali. Anche chi non ha ancora ricevuto la lettera è immune dalla morte. La società si trasforma radicalmente. La percezione della vita cambia, le reazioni sono diverse: alcuni cercano un nuovo significato, altri si abbandonano alla disperazione o all'edonismo. Alcuni sfruttano al massimo il tempo rimasto. Di certo il primo romanzo di Federico Centenariil giorno immutabile” (Affiori editore), amico e collega giornalista, che a pochi giorni dall’uscita in libreria sta già conoscendo un travolgente successo, sfugge a qualsiasi definizione che lo possa confinare in un genere, classificare in una categoria letteraria. Quando pensi di averlo inquadrato in qualcosa che ti è familiare, ecco, riesce a sorprenderti e a confonderti riportandoti a formulare nuove considerazioni.

Questo, almeno, è quanto ho provato, e scoperto, nel leggere le pagine di Federico. Ho ritrovato in questo suo stile, in questa atmosfere rarefatte, la complessità variegata del suo mondo, dei suoi gusti letterari su cui spesso ci siamo confrontati, della sua musica, del suo spirito inquieto e della sua personalissima ricerca di una risposta alle questioni esistenziali che tutti ci coinvolgono. Riduttivo definirlo “noir”, troppo comodo. Certo c’è anche questo, c’è il serial killer che, mentre la città si interroga sul proprio destino, su quelle lettere che arrivano annunciando ad ognuno l’ora della propria morte, sfoga i propri irrefrenabili impulsi su giovani donne fino a ridurle in fin di vita. “Fin di vita” perché, seppur sfigurate, massacrate, ridotte a materia priva di qualsiasi carattere umano, non possono morire, fino a quando non arriverà la fantomatica lettera. E’ in questa atmosfera sospesa, dove un attimo vale una vita, in questa lunga attesa di un Godot che, paradossalmente, tutti attendono ma nessuno agogna a conoscere, in questa corsa verso la ineluttabile fine, che gli attori di questa vicenda sono costretti a vivere ogni giorno, che il tempo acquista un significato pregnante, escatologico. La stessa vita che tanti, stressati e spaventati da questa attesa, vorrebbero togliersi, per evitare il dolore, la scelta, la “vera” vita che forse nessuno di loro ha mai vissuto e di cui ora scopre il senso, acquista il suo significato più profondo. Quello di una possibilità offerta, l’ultima scandita dall’inesorabile futuro che avanza, per un cambiamento. Un cambiamento che coinvolga governi e stati, quest’umanità dolente in balìa della tempesta, che ha perso la rotta, il senso stesso del vivere.

Ed allora la vicenda che Federico racconta, in un luogo imprecisato della memoria, quella di un futuro prossimo venturo, in cui si dibattono queste piccole pedine alle prese con il mistero, non è solo un “noir”, è un monito, una nemesi della storia, una filosofia morale, quella spiegata dal professor Wise, che apre la porta alla speranza. A un dato punto della narrazione le lettere cessano di arrivare? Le storie dei protagonisti trovano una conclusione. Al lettore resta il dubbio: la tregua è duratura o la pandemia riprenderà? Il finale, volutamente aperto, invita il lettore a riflettere sul significato della vita e sulla trasformazione della società. Il romanzo offre dunque lo spunto per una riflessione sulla nostra esistenza e sulle scelte di fronte alla mortalità.

Fabrizio Loffi


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti