25 ottobre 2024

“Il resto è ruggine” sigilla la collaborazione tra “La Casta D.” di Denise Valentino e Rosa Ventrella, la prima data lunedì 4 novembre, replica il 15

Riflettori puntati sul cinema teatro Filo lunedì 4 novembre, ore 21.00, in occasione della prima data di “IL RESTO È RUGGINE” il nuovo spettacolo firmato dalla compagnia teatrale “La Casta D.” di Denise Valentino liberamente ispirato a “Benedetto sia il padre”, libro nato dalla penna sensibile e vera di Rosa Ventrella, edito da Mondadori. L’ingresso sarà ad offerta libera e parte del ricavato verrà devoluto all’Associazione “I care We care” la cui mission è contrastare la violenza sulle donne e diffondere la cultura del rispetto e della legalità.

Benedetto sia il padre” è un libro coraggioso, è un romanzo inquieto che indaga nell’intimo, racconta quanta forza interiore serva per liberarsi dall’oscurità, sono pagine che narrano una sorta di viaggio catartico attraverso il dolore che porta un messaggio di riconciliazione e di rinascita perché è attraverso l’amore verso gli altri e, soprattutto verso sé stessi, che la salvezza diventa reale.

Il modo di fare teatro della regista ed autrice Valentino ci ha sicuramente abituato a scavare l’animo umano, superando ogni forma di pregiudizio, lasciando spazio a cuore ed anima. Proprio queste caratteristiche hanno reso possibile una straordinaria sinergia con Rosa Ventrella: due anime unite per affrontare dure verità con sensibilità ed eleganza, in fondo al tunnel, però una luce, il faro della speranza.

Noi le abbiamo intervistate.

Denise Valentino, nonostante la giovane età, vanta importanti collaborazioni ed il coraggio del self-made che l’ha portata in pochi anni alla ribalta dei palcoscenici cremonesi e non solo. Un primo incontro con la scrittrice Ventrella, lo scorso anno, in occasione dello spettacolo “DONNE TRA MUSICHE E PAROLE” in collaborazione anche con la Scuola di Danza CremonaDance&Co. Oggi, un nuovo importante progetto diventa realtà. Cosa ti ha ispirato?

Ho letto il libro e ne sono stata enormemente colpita. Ho colto il focus: un testo che tocca il cuore, pagine che descrivono quella che potremmo definire violenza assistita, quella che ci fa chiedere se possiamo salvarci dal male che abbiamo respirato crescendo. Il racconto è ambientato nel quartiere San Nicola, il più antico e malfamato di Bari. Un luogo dove la violenza, in qualche modo, ti veniva “cucita addosso”, ad insegnarla proprio il Padre, il padre padrone. Credo che il libro di Rosa Ventrella ci consegni un messaggio importante: attraverso l’inferno possiamo raggiungere il paradiso. La protagonista di queste pagine è una donna fragile, sottomessa ma che con coraggio decide di reagire perché la speranza non deve mai mancare per affrontare le avversità che la vita ci impone.

Com’è nata la collaborazione con Rosa Ventrella?

Ci siamo incontrate nel 2023 proprio sul palcoscenico del cinema teatro Filo. Poi un caffè. Da subito è nata complicità e stima. Per me è un grandissimo onore collaborare con lei. Rosa è una persona di talento e dall’umiltà straordinaria. Forse ha avuto un briciolo di “follia” affidandomi i diritti teatrali ma sono grata ed entusiasta, abbiamo avuto una reciproca empatia teatrale. 

Cosa dobbiamo aspettarci in scena il 4 novembre?

Useremo una scenografia essenziale, alla Peter Brook, giochi di luci, spazi scenici, musica. Saremo circa in venticinque tra chi sarà in scena ed il dietro alle quinte. Cattureremo l’attenzione del pubblico con un linguaggio vario: dalla voce narrante con una dizione perfetta, ai personaggi vari ispirati dal libro che avranno una cadenza barese. Linguaggi diversi prenderanno per mano il pubblico per raccontare una storia che deve essere una fonte d’ispirazione per non arrendersi nella vita, in generale. 

Conosciamo meglio Rosa Ventrella. Scrittrice di fama internazionale. I suoi romanzi sono stati tradotti in venticinque Paesi. E’ nata a Bari e da oltre vent’anni vive a Cremona. E’ laureata in storia contemporanea. Ha scritto soggetti e trattamenti cinematografici per diversi produttori italiani. Oggi è protagonista sul piccolo schermo con “Storia di una famiglia perbene”.

Rosa Ventrella è una scrittrice che con garbo ed assoluta verità indaga il lato violento della bellezza,

lo spettacolo è liberamente ispirato al suo romanzo “Benedetto sia il padre”, qual è la verità che vuole fare emergere dalle sue pagine?

Trovo fondamentale raccontare la verità dei fatti sotto ogni sfaccettatura, noi scrittori abbiamo il compito di tuffarci in mezzo alla vita, abbiamo il compito di indagare i perché, diversi sono i punti di osservazione e differenti sono i punti di vista. Il mio è un desiderio di denuncia sociale, morale, una lotta all’indifferenza, al girarsi dall’altra parte che non sopporto. Il mio desiderio, però, è quello di diffondere anche un messaggio di speranza, di indulgenza. Sicuramente non amo rappresentare il mondo a tinte cupe, esistono le difficoltà che la vita ci impone ma esiste la forza d’animo e la speranza, che non deve mai mancare. Questo credo sia il compito anche della scrittura.

Nelle sue pagine scrive di emozioni, che cosa rappresentano le emozioni per lei?

Le emozioni sono l’origine del tutto per uno scrittore, tutto parte da un’emozione. Non scrivo per seguire ed inseguire le tendenze, scrivo per me stessa, racconto ciò che mi piace, ciò che appartiene alla mia esperienza. L’emozione è fondamentale anche nella vita, è ciò che cerco di trasmettere ai miei figli.

Donne unite con le donne e per le donne. Com’è nato l’incontro con Denise Valentino?

L’incontro con Denise è stato casuale, ci siamo viste per la prima volta lo scorso anno con AIDA in occasione della giornata contro la violenza sulle donne. Denise, da subito, è stata attenta e sensibile a questo tema. L’unione tra scrittura e teatro ha reso possibile un linguaggio comune con cui esprimersi, con cui trasmettere importanti messaggi, da qui la nostra sinergia. Io e Denise abbiamo capito di avere provato sensazioni simili. 

“IL RESTO E’ RUGGINE” è il titolo originario con cui è nato il libro “Benedetto sia il padre”, è ambientato a Bari e racconta di una famiglia come tante. Una famiglia apparentemente “normale” che in realtà nasconde uno scenario di violenza domestica, vissuta e assistita. Una storia che si snoda all’interno di una Puglia ancora arretrata, ancorata alle vecchie tradizioni. Una Bari differente da quella di oggi, quella della movida estiva a cui i tg ci hanno abituato. Cosa ne pensa?

La Bari degli anni 80’ potrei paragonarla ad una vecchia cartolina, quelle che si spedivano durante le vacanze, per i turisti tutto era meraviglioso, un’istantanea, però, irreale; i primi investitori di quegli anni erano percepiti come folli, oggi è straordinario osservare il cambiamento, oggi Bari è aperta, tanti problemi denunciati in realtà sono ancora nascosti dalla “gente perbene”. Ci auguriamo che il vero cambiamento arrivi con la prossima generazione.

“Storia di una famiglia perbene” in questi giorni è sul piccolo schermo con una produzione Mediaset, pubblicato per la prima volta nel 2018, ha ispirato la serie tv in onda su Canale 5. Cosa rappresenta per lei questo traguardo?

Sicuramente una grandissima soddisfazione ed emozione, ciò che viene proposto sul piccolo schermo rappresenta una versione rivisitata rispetto al libro ma è straordinario vedere personaggi che hai immaginato, a prescindere dall’adattamento, prendere vita, penso sia un sogno che si realizza. Ora mi piacerebbe che qualche mio libro fosse d’ispirazione per una produzione sul grande schermo, sarebbe un completamente, un cerchio che si chiude, sognare fa sempre bene allo spirito.

“IL RESTO E’ RUGGINE” credo rappresenti una sorta di viaggio interiore capace, sicuramente, di smuovere l’animo; un progetto realizzato con e di supporto ad “I care We care”.

“La nostra Associazione è nata per diffondere una cultura della non violenza e della parità, perché non vogliamo solo sostenere le vittime, ma prevenire la violenza stessa, contribuendo a creare una società più equa e rispettosa – sottolinea Stella Abbamonte, Presidente di “I care We care” – il teatro è sicuramente una delle più potenti forme di espressione perché consente di veicolare il messaggio in modo chiaro e coinvolgente”. 

 

 

 

Beatrice Ponzoni


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