"Non si può far morire il Po" il Big Jump 2022 di Legambiente porta l'attenzione sul grande fiume in secca
Il "grande salto" nel Po non c'è stato, troppo rischioso e sconsigliato dagli addetti ai lavori, ma per gli attivisti di Legambiente c'è stato comunque il messaggio forte di questo Big Jump fondato dallo European Rivers Network che ricollega i cittadini con i loro fiumi, laghi e zone umide, unendoli simbolicamente in un grande tuffo: obiettivo dell’evento, mobilitare l’opinione pubblica e le istituzioni per proteggere le acque interne minacciate dalle attività antropiche e dagli effetti dei cambiamenti climatici. "Non si può far morire il Po" è stato il collage composto da una trentina di aderenti alla manifestazione cremonese convocata per le 15 davanti alla Bissolati. E poi tutti pronti al tuffo in un flash mob che simboleggiava il Big Jump che si è attuato contemporaneamente in tutta Europa.
"Il Po è veramente messo male, facciamo questa iniziativa per riportare l'attenzione sui problemi che ci sono in questo fiume. Non solo un unico problema, ma tanti e diversi. Ci sono progetti pericolosi per il Po come la questione della regimentazione ha creato danni nei decenni precedenti, purtroppo se ne continua a parlare e lo fanno tutti i partiti politici. Qui invece bisogna parlare di rinaturalizzazione, c'è bisogno di cambiare passo e prestare la massima attenzione al consumo dell'acqua"- ci ha dichiarato Pier Luigi Rizzi, responsabile del circolo "Vedo Verde" di Legambiente Cremona. I problemi del Po sono davvero tanti: dall'inquinamento all'abbassamento dell'alveo (5 metri sono stati calcolati dopo le escavazioni selvagge di ghiaia e sabbia), alla carenza d'acqua, alla siccità.
E sull'inquinamento Tamoil di cui ha sofferto il fiume e i terreni golenali, è venuto a portare la sua testimonianza anche Rilly Segalini, presidente della Canottieri Bissolati in prima fila per la richiesta di danni provocati dalla raffineria in tanti anni con un rilascio di Kerosene che è proseguito nel tempo. "Per fortuna ci sono organizzazioni come Legambiente che ci danno una mano, perchè Cremona deve avere una coscienza comune rispetto alla vicenda Tamoil, e noi della Bissolati abbiamo avuto ormai la certezza di quello che è successo in questi anni. Noi teniamo duro, non dobbiamo mollare mai, perchè di fronte all'inquinamento ambientale dobbiamo essere rigorosi, seri e competenti. C'è una responsabilità sull'inquinamento, e chi l'ha prodotto dovrà pagare”.
E le manifestazioni si sono svolte in diverse parti del nord Italia. E proprio in ragione della profonda crisi idrica che sta colpendo porzioni importanti di territorio in tutta Italia, quest’anno le iniziative organizzate dal Cigno Verde si sono focalizzate sul tema della siccità. Con un primo flash mob realizzato da un gruppo di attiviste e attivisti di Legambiente Veneto e Legambiente Emilia-Romagna che si sono dati appuntamento sul letto del fiume Po, a Gaiba, in provincia di Rovigo. “Sveglia! Non si può dormire sul letto di un fiume!” è lo slogan scelto per richiamare l’attenzione sull’urgenza di interventi tempestivi che contribuiscano a mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici in atto e scongiurare, così, un punto di non ritorno.
“La combinazione delle temperature fuori scala di questo inizio estate e l’emergenza siccità stanno mettendo duramente alla prova i nostri territori, riducendo considerevolmente la portata dei fiumi – dichiarano i comitati regionali di Legambiente coinvolti – Con il nostro flash mob abbiamo perciò voluto lanciare un grido in difesa dei corsi d’acqua colpiti dalla siccità che sta mettendo in pericolo l’ecosistema, l’economia e la vita delle comunità fluviali”.
Manifestazione anche in Piemonte, in Veneto, in Emilia e ancora in Lombardia a Laveno sul Lago Maggiore.
Le foto sono di Riccardo Rizzi Maverick
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