1 aprile 2021

"Riavvolto il rotolo, guardiamoci negli occhi…": in Cattedrale la Messa crismale con il vescovo e il clero diocesano

«Cosa abbiamo da dirci? Cosa dobbiamo fare? Chi me lo fa fare?». Tre domande per un dialogo schietto e cordiale che il vescovo Napolioni ha proposto al clero diocesano riunito in Cattedrale per la Messa Crismale in cui, nella mattinata del Giovedì Santo, all’ingresso nel Triduo Pasquale, i sacerdoti rinnovano le promesse, ricordando i confratelli che festeggiano anniversari importanti e quello che nell’ultimo anno hanno lasciato questo mondo.

La celebrazione è dunque occasione annuale per una condivisione e una riflessione sul cuore del ministero sacerdotale: «Siamo qui per guardarci negli occhi, per aprire il cuore ad una confidenza di famiglia» ha detto monsignor Napolioni,  «perché – ha aggiunto poco dopo – il nostro sacerdozio sia più Suo che mio, più nostro che mio, più della gente che mio».

Per questo la Messa si è aperta con un pensiero dei sacerdoti e dei diaconi che non hanno potuto essere presenti in Cattedrale: «Li sentiamo vicini – ha detto introducendo la celebrazione – ci sentiamo uniti a chi è provato nella malattia, pensiamo ai confratelli in servizio fuori dalla Diocesi, presso la Santa Sede e nelle missioni; pensiamo – ha aggiungo – all’unità profonda che il dono di grazia costituisce nella nostra vita»

Nelle prime file di un’assemblea che ha tinto del bianco delle vesti dei presbiteri tutta la navata centrale, i sacerdoti che proprio in questa occasione hanno festeggiato gli anniversari di ordinazione. Occasione significativa per il clero diocesano che all’inizio del Triduo Pasquale torna a ritrovarsi in Cattedrale (lo scorso anno la “Messa del clero diocesano” era stata posticipata a causa del lockdown) per il ricordo e il rinnovamento delle promesse sacerdotali.

Durante la sua omelia il vescovo li ha ricordati, insieme ai confratelli morti in questi ultimi dodici mesi: «Oggi lodiamo il Signore insieme a tanti nostri fratelli, umili e generosi nel compimento dei doveri della missione ricevuta, in modi e contesti assai diversi e tutti preziosi. Ricorrono infatti il 60° di sacerdozio di don Mario Aldighieri, don Antonio Aresi, mons. Felice Bosio, don Romeo Cavedo, don Umberto Leoni, don Angelo Ramella, don Giosuè Regonesi, don Attilio Sarzi Sartori; il 50° di don Ezio Bellini, don Gianfranco Castelli, don Gianni Maccalli, mons. Primo Margini, don Carlo Rodolfi, don Marco Tizzi, don Carlo Valli; il 25° di don Marino Dalé, don Gianluca Gaiardi, don Roberto Musa, don Davide Osio, don Diego Poli, don Fabio Santambrogio, don Antonio Trapattoni. L’oggi eterno della contemplazione del volto di Dio è iniziato per don Emilio Doldi, don Giancarlo Regazzetti, don Giuseppe Giussani e don Franco Regonaschi, defunti nel tempo che va dalla Messa Crismale del 2020 ad oggi»

«Io e il carissimo fratello Dante – ha iniziato la sua omelia monsignor Napolioni con un riferimento al vescovo emerito Lafranconi, presente tra i concelebranti – vi guardiamo con gratitudine, simpatia e tenerezza».

La riflessione ha preso le mosse dallo sguardo anche sulla realtà di questo tempo di prova: «Riavvolto il rotolo, anche voi sedete e fissate gli occhi sul vostro Vescovo, per ascoltare il suo discorso annuale al Presbiterio…  no, non può essere tutto qui! La tempesta di dolore e paura che ancora infuria non ce lo permette».

In questo contesto risuonano le domande sulla missione di una vita consacrata: «È Gesù – ha detto il Vescovo – che mal tollera una Chiesa ridotta a cerimonia, routine, come un volume polveroso che una volta all’anno esce dallo scaffale per ritornarvi dopo il consueto uso».

I riferimenti sono alla fraternità del clero, alla prossimità con le comunità, al rinnovamento di una pastorale autenticamente ancorata alla vita di Cristo presente nella Parola: «Cosa dobbiamo fare, alla ripresa delle attività? Cosa dobbiamo fare, in un mondo che cambia così vorticosamente, in una Chiesa che sempre ha da riformarsi per conformarsi a Cristo, in una realtà pastorale in cui sembrano crollare sicurezze e tradizioni cui eravamo stati preparati con cura? Dobbiamo compiere le Scritture […] Non possiamo allontanarcene, pena l’insignificanza, l’eresia e la sterilità. Dobbiamo leggerle e “farle” le Scritture, oggi».

Anche l’esperienza della visita pastorale in corso è segno di questo cammino e questa ricerca che accomuna tutta la Chiesa locale: «Quando vengo nelle comunità – ha osservato monsignor Napolioni – imparo da buoni preti la vicinanza discreta a tanti fratelli e sorelle sofferenti, che ci fanno scuola di pazienza, sono testimoni di fede e segno sicuro del Regno di Dio». «Possiamo dirci: “grazie, coraggio, ti ascolto, da amico…”, – ha aggiunto – riscoprendo l’alfabeto di un’evangelizzazione reciproca che è sempre un bisogno, mai un mestiere. Vi chiedo perdono se anche io non l’ho fatto abbastanza, sempre, con tutti, e ringrazio quelli che mi aiutano a declinare concretamente la carità fraterna nel nostro Presbiterio».

E come  esempio di amicizia e condivisione tra confratelli ha terminato citando un passaggio da una lettera scritta nel 1919 all’amico don Guido Astori e raccolta di recente nel volume “Ho bisogno di amicizia” curato da don Bruno Bignami e don Umberto Zanaboni per le edizioni dehoniane (il libro sarà presentato in un convegno organizzato online da Fondazione Mazzolari il prossimo 10 aprile): «…io guardo quasi con indifferenza questo attimo che si sfascia, alla Chiesa che si irrigidisce in uno sforzo vano di resistenza materiale – scriveva il giovane don Primo –  e ad ogni crollo cerco con il cuore piangente ed esultante le pietre che serviranno per il nuovo edificio. Non è un sogno il mio, perché è fede, la mia fede. E anche se io dovessi morire senza che nulla di quanto io vedo si approssimi nella realtà tangibile, la mia fiducia rimarrebbe incrollabile».

La liturgia è poi proseguita con il rinnovo delle promesse sacerdotali, la preghiera per il vescovo e per tutti i presbiteri e la benedizione degli oli che saranno utilizzati per l’amministrazione dei Sacramenti in Diocesi nel corso dell’anno: l’olio degli infermi, quello dei catecumeni e il Sacro Crisma.

Al termine della Messa, all’uscita dalla Cattedrale i sacerdoti hanno dato il proprio contributo alla tradizionale raccolta di offerte a sostegno del Seminario diocesano. Dal vicario generale don Massimo Calvi l’invito a coinvolgere le comunità anche alla Colletta per la Terra Santa nella giornata del Venerdì Santo.

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