20 maggio 2021

Appello di Ambientalisti, Legambiente, Isde e Medicina Democratica al gruppo Arvedi: “Si apra un confronto per il bene del territorio”

Nessuna demonizzazione dell'acciaieria Arvedi. Nessuno spazio alla polemica fine a sé stessa, quanto, piuttosto, un forte invito al confronto. Invito fermo – al termine “pretendiamo” si è fatto largo ricorso – esteso anche alle istituzioni locali, Comune in primo luogo. Perché al netto della ricerca di eventuali responsabili, il dato di fatto è uno e non è una novità: Cremona è terra inquinata, l'aria che respiriamo è malata, la nostra terra sconta la presenza di inquinanti di varia natura. Questo territorio ospita insediamenti produttivi, un inceneritore, una raffineria – la Tamoil – che per anni ha impattato sull'ambiente; qui attorno scorrono autostrade. Qui il Covid ha colpito duro, molto più che in altre aree e si sa, niente è casuale. Qui, infine, i campanelli d'allarme abbondano.

Allora è tempo che ognuno si assuma le proprie responsabilità, che il mondo dell'impresa e le istituzioni imparino a dialogare, perché conciliare lavoro e salute è arduo ma tertium non datur: alternative non ce ne sono. Questo, in buona sintesi, l'appello del Coordinamento degli Stati Generali Clima, Ambiente, Salute attraverso la conferenza stampa di questa mattina (giovedì 20) dalle 12.30 presso la pagoda dei giardini pubblici.

LA CONFERENZA STAMPA – “Acciaieria Arvedi e territorio – Dovere delle Istituzioni tutelare salute e ambiente” era l'oggetto di quello che, come ha spiegato l'ex senatore Marco Pezzoni per il Coordinamento, è stato “il primo di una serie di momenti pubblici che dedicheremo allo sviluppo economico, infrastrutturale, energetico e industriale del nostro territorio e all'impatto su ambiente e salute”.

In quest'ottica, ha informato Pezzoni, “abbiamo costituito un Osservatorio indipendente sulla transizione ecologica con esperti e scienziati a livello nazionale (alcuni dei quali presenti in conferenza stampa; ndr) e che rafforzeremo perché crediamo sia importante l'apporto di analisi e valutazioni terze e indipendenti in una realtà cremonese e provinciale troppo conformista, troppo chiusa a difendere sempre e comunque interessi consolidati”.

Il lavoro in atto prosegue da mesi, sulla scorta di indagini e studi. “Vogliamo – ha incalzato Pezzoni – costituire un Consiglio del lavoro e della cittadinanza per conciliare qualità del lavoro e qualità dell'ambiente, creando una struttura di confronto e collaborazione tra lavoratori dell'acciaieria Arvedi e cittadini di Cavatigozzi. Intendiamo anche, nell'ambito della Conferenza sul Futuro dell'Europa, organizzare a Cremona entro un anno un convegno su acciaio e ambiente coinvolgendo a livello nazionale sindacati e imprese d'avanguardia in Italia e in Europa”.

A dimostrazione di quella volontà di cercare il confronto e non lo scontro, Pezzoni ha assicurato: “La direzione del gruppo Arvedi verrà invitata, così come i rappresentanti sindacali”. Dialogo, certo, ma anche fermezza: “C'è chi vuole affrontare il tema del rapporto tra lavoro e ambiente in una sorta di scontro tra Netanyahu e Hamas. Noi associazioni non siamo né l'uno né l'altra: la logica del ricatto reciproco rende prigionieri tutti”.

Non è mancata, nell'intervento di Pezzoni, una forte rivendicazione di autonomia, perché sia chiaro a tutti che l'invocato dialogo con l'acciaieria non implica alcuna “cessione di sovranità”: “Rivendichiamo per noi stessi condizioni di libertà – ha ammonito il coordinatore delle realtà ambientaliste locali –, indipendenza, responsabilità che non so quanti possano vantare tra chi si sente infastidito dalla nostra autonomia e partecipazione critica alla vita della comunità cremonese. Siamo liberi, autonomi, non collaterali né subalterni a nessuno: sia esso potere economico, gruppo politico o mediatico. Non siamo al traino di nessun giornale, non possediamo giornali né tv, non riceviamo finanziamenti o stipendio da nessuno. La democrazia non appartiene a chi ha più mezzi per condizionarla”.

Queste istanze, ha informato Pezzoni, saranno condensate in una lettera che verrà consegnata al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della sua visita a Cremona (martedì 25 maggio).

MEDICINA DEMOCRATICA – A ruota l'intervento di Laura Mara, avvocato per l'associazione nazionale Medicina Democratica che da tempo si occupa di infortuni professionali e reati ambientali. “Ho iniziato a lavorare anche sul fronte cremonese dal 2008 – ha esordito – con diversi ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato. In questo territorio, dalle analisi effettuate dall'Istituto Mario Negri emergono segnali preoccupanti, soprattutto per la presenza di cromo oltre i limiti di legge”. “Occorre capire da dove questi inquinanti provengano”, ha aggiunto, perché se è vero che la legge prevede parametri per la misurazione dell'impatto ambientale, è altrettanto vero che quegli stessi limiti “sono soglie di allarme” e non vanno interpretati come paravento dietro al quale giustificare ogni ricaduta di una qualsiasi attività produttiva. Anche per questo, ha aggiunto il legale, “chiediamo che si apra un confronto anche con l'acciaieria”, a maggior ragione in un territorio “molto colpito anche dalle emissioni di Tamoil”.

“Chiediamo alle istituzioni e ad Arvedi una verità trasparente – ha aggiunto –, una valutazione dei danni sanitari e un'indagine ambientale dettagliata”. E questo anche alla luce di quell'indagine epidemiologica avviata (e mai portata a termine) dall'ATS di Mantova e dal dottor Paolo Ricci e che evidenzia nel nostro territorio “dati preoccupanti come l'aumento del 14% delle ospedalizzazioni, aumenti delle malattie respiratorie e delle patologie tumorali”.

LEGAMBIENTE – Di peso anche la presenza di Legambiente nel percorso intrapreso dal Coordinamento degli ambientalisti, rappresentata in conferenza stampa da Damiano Di Simine, responsabile del Comitato scientifico Legambiente Lombardia. “Qui si possono scrivere pagine nuove e importanti – ha esordito –. Nessuno si augura che le fabbriche abbandonino il territorio anche se l'insediamento Arvedi rappresenta un errore (riferito all'autorizzazione a suo tempo rilasciata per la collocazione degli impianti a ridosso di aree abitate; ndr). Oggi Arvedi deve collocarsi su una posizione più alta di tutela e trasparenza”. In questo, “le istituzioni hanno un ruolo importante, così come gli enti pubblici di controllo. E questo non vale solo per Arvedi ma per tutte le realtà analoghe”. In un “territorio problematico” come il cremonese, ha ammonito Di Simine parlando alla politica locale, “serve un forte presidio istituzionale”. Poiché ci troviamo in un contesto in cui “le fonti emissive sono plurime” considerando anche la zootecnia, “Arvedi per la sua posizione rilevante anche sul piano dell'inquinamento acustico deve cogliere questa sfida e alzare i propri standard dando massime garanzie ai lavoratori e ai cittadini”. “Non vogliamo più vedere episodi di delocalizzazione – ha chiuso l'esponente di Legambiente – ma le industrie si devono assumere in pieno le loro responsabilità garantendo maggiori controlli e fornendo più dati”.

ISDE – MEDICI PER L'AMBIENTE – Forte di studi e ricerche, più nel dettaglio tecnico è sceso Edoardo Bai per l'associazione nazionale ISDE-Medici per l’Ambiente, attiva sul fronte della prevenzione. “Stiamo parlando dell'acciaieria – ha detto – perché dagli atti ufficiali emergono molti punti interrogativi. I danni sanitari e ambientali sono prodotti da molte fonti e Arvedi non è l'Ilva, è sicuramente un'azienda più pulita. Ma i cittadini di Spinadesco e Cavatigozzi ci hanno chiesto di fare qualcosa per loro. Abbiamo analizzato la polvere raccolta su balconi, terrazze e marciapiedi ed è risultata magnetica, una cosa che ci fa pensare. La stessa centralina dell'Arpa rileva la presenza di ferro. E' un campanello d'allarme”. Alla luce di queste evidenze, “abbiamo chiesto al direttore del Laboratorio Mario Negri di Milano di analizzare le polveri nei terreni, trovando conferme ad alcuni sospetti nelle concentrazioni di cromo. Nelle polveri c'è una quantità di inquinanti tipici di una acciaieria. Non dico che è Arvedi, ma ricordo che non esiste in Italia un limite per la concentrazione di elementi tossici tollerato per le polveri e questo è assurdo”.

Bai ha quindi ricordato che l’azienda ha “recentemente richiesto l’autorizzazione per un potenziamento della capacità produttiva, ma l’ampliamento è stato negato perché ATS ha fatto rilevare la presenza di alcuni problemi di natura sanitaria ostativi”.

Alla luce di questi segnali, così come dell'aumento di ricoveri per broncopatie nel nostro territorio, l'associazione ISDE insiste: “Bisogna allargare l'indagine per avere elaborazioni statistiche significative”, anche perché “i calcoli effettuati dall'ATS con dati insufficienti non possono essere presi per oro colato ma vanno considerati come campanello d'allarme”.

A fronte di tante spie, “stupisce che le autorità sanitarie, sindaco compreso, non si siano mosse: questi dati risalgono a un anno fa”. Nel silenzio delle istituzioni, ecco allora l'appello all'azienda, perché, ha ricordato Bai, “la legge c'è e dice che è l'attività produttiva che deve dimostrare di non nuocere. Ad Arvedi chiediamo: perché minacciare querele quando potrebbe fare qualcosa che ti rivaluterebbe? Paga questa ricerca che ti toccava fare. Noi siamo disposti a darti tutto l'aiuto possibile, cerchiamo il confronto, non lo scontro. A partire dall'indagine (epidemiologica) facciamo una valutazione di impatto, come dice la legge”. Si recupererebbe, ha concluso il medico “la fiducia dei cittadini e per questo pretendiamo questa indagine. Ci dicano loro se la fanno e a chi la affidano. I soggetti non mancano, dal CNR all'Istituto Mario Negri. Da parte nostra c'è massima disponibilità”.

A chiusura della lunga conferenza stampa, la toccante testimonianza di Paola Tacchini, una concittadina approdata a Cremona da diversi anni, attivista sul territorio e firmataria di un appello (“Richiesta di aiuto”) rivolto direttamente al Presidente Mattarella, affinché le problematiche di Cremona possano emergere anche a livello nazionale. Un invito a “conciliare salute, ambiente e lavoro” e un appello alle istituzioni locali è stato infine rivolto da Ezio Corradi, componente dell'Osservatorio Arvedi e storico esponente ambientalista locale.

LA POSIZIONE DELL'AZIENDA – Ad un comunicato stampa diramato ieri, ossia prima della conferenza stampa, è affidata la posizione dell'acciaieria Arvedi in merito ai temi emersi in questi giorni. “L’Acciaieria Arvedi – si legge nella nota stampa – è una delle 23 acciaierie del nostro Paese che producono acciaio da forno elettrico mentre due sono i siti (Taranto e Trieste) che producono acciaio da ciclo integrale (Trieste da noi gestito per alcuni anni è stato fermato da poco). Due cicli, due processi di produzione differenti. Per quanto riguarda il forno elettrico si parte da un prodotto finito il “rottame”, derivante da scarti della società civile e dal residuo di lavorazioni meccaniche etc, usando l’energia elettrica come energia di fusione. Il ciclo integrale invece parte dal minerale e come energia di fusione impiega il carbone. Due cicli e due processi che implicano servizi e strutture totalmente diversi.

Il rispetto e la sicurezza delle persone e della natura sono le priorità culturali e operative che ispirano il nostro buon lavoro dimostrato in tanti anni di attività. L’Acciaieria Arvedi è soggetta a rigorosi controlli da parte delle Autorità competenti e in più, in modo volontario, si è dotata di un sistema di autocontrollo e monitoraggio effettuato da aziende terze su tutte le performances ambientali dello stabilimento (emissioni in atmosfera, carichi idrici, rifiuti prodotti, rumore e biodiversità)”.

“Da ultimo – conclude la nota – l’Acciaieria Arvedi contesta l’uso distorto che si sta facendo dei dati forniti dal dr. Ricci, allo stato attuale non attendibili, e di cui si è annunciata la presentazione domani in una conferenza stampa a Cremona. L’Azienda è da sempre disponibile a collaborare con le Autorità preposte per arrivare alla elaborazione di una indagine epidemiologica rigorosa e scientifica”.

Federico Centenari


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