Aspettando "Così fan tutte": la seduzione di parole libertine e di joie de vivre. L'opera di Mozart al Teatro Ponchielli il 31 ottobre e il 3 novembre
Ci sono percorsi nascosti nell’opera mozartiana del Così fan tutte ossia la Scuola degli amanti , in scena al Ponchielli il 31 ottobre e il 3 novembre, che riportano a quel clima ‘libertino’, frizzante , seducente di un mondo settecentesco; avviato al crepuscolo dai lampi della Rivoluzione Francese.
Sbuffi di cipria. Sguardi conturbanti sotto le vaporose parrucche di uomini e donne. Parole intriganti. Giochi di parole di un linguaggio audace. Perfino licenzioso che arrivava però diretto a quel pubblico nobiliare e aristocratico imbevuto ancora della joie de vivre.
Mozart e il suo librettista Da Ponte disseminano quel linguaggio, a piene mani, in tutta la trama dell’opera che ben si presta ad ambigui divertissement. Due coppie di amanti provano infatti, attraverso l’antica arte del travestimento, la loro fedeltà; dunque una ghiotta occasione per rinfocolare quel certo pizzicor entro le vene come dirà Fiordiligi, una dei protagonisti femminili, alla sua prima comparsa in scena.
Del resto, il Salisburghese e il suo ‘poeta’ italiano avevano già fatto le prove generale nelle due precedenti opere ‘italiane’. Basti pensare nel Don Giovanni a quell’ odor di femmina recitato dal protagonista. O al duetto con Zerlina Quel casinetto è mio: soli saremo, E là, gioiello mio, ci sposeremo. ‘Gioiello’, utilizzato anche da Diderot nel dialogo Les bijonx indiscrets, possedeva un chiaro significato lascivo, visto gli interlocutori del dialogo non sono altro che ‘gioielli’ di sesso diverso. Oppure a il verso del suo servo Leporello Purché porti la gonnella/ Voi sapete quel che fa. E ancor più forti le parole del paggio Cherubino nelle Nozze di Figaro che, in assenza di una donna da amare, proclama spudoratamente: Parlo d’amore con me.
Nel Così fa tutte questi giochi di seduzione riempiono, senza tregua, il testo. Il celeberrimo È la fede delle femmine/ Come l'araba fenice/ Che vi sia ciascun lo dice, /Dove sia nessun lo sa del cinico filosofo Don Alfonso che lancia la sfida alle coppie, apre la girandola dei doppisensi. Qualche scena più avanti arriva Fiordigili con il suo desiderio frizzante in attesa dell’amante Farei la pazzarella: ho un certo foco, / Un certo pizzicor entro le vene.
Ancor più libertina la servetta Despina che rivolgendosi alle due dame fintamente abbandonate scolpisce una previsione che non lascia ambiguità: Un uomo adesso amate / Un altro n'amerete/ Uno val l'altro. Nel duetto di Dorabella e Guglielmo: l’equivoco è imperniato sui verbi dare e prendere, il cui oggetto è, maliziosamente, il cuore, fino a quando Dorabella non dice: Se a me tu lo dài/ Che mai balza lì?.
Ma è ancora riservata a Despina la definizione dell’ amore non solo come sentimento o struggimento spirituale ma come legge di natura: Amor cos'è?/ Piacer, comodo, gusto, / Gioia, divertimento, Passatempo, allegria/ non è più amore Se incomodo diventa.
Parole rivestite da una musica tra le più intriganti di tutto il repertorio mozartiano.
Musicologo
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