Bollani regala una serata magica al Ponchielli che "ritorna all'amore". Un'esplosione di emozioni per il teatro che riapre al pubblico
Il Teatro Ponchielli spalanca finalmente le sue porte dopo mesi di forzata chiusura causata dalla pandemia. Ad illuminare il palco del massimo teatro cittadino il concertista di fama internazionale Stefano Bollani, con la United Soloist Ochestra diretta da Arseniy Shkaptsov.
Un grande ritorno, quello del poliedrico pianista-compositore, che già aveva sedotto Cremona nel 2016 col suo “Piano Solo”. Dopo quell’avvincente viaggio introspettivo di Bollani, è andata in scena invece un’esplosione di emozioni travolgenti che hanno coinvolto il pubblico in sala come poche volte abbiamo visto.
Dopo i commossi saluti del nuovo sovrintendente Andrea Cigni, spazio all’Orchestra per l’attesissimo “La” del primo violino.
La serata si è aperta con la Cuban Ouverture di George Gershwin, coloratissima composizione ispirata da una vacanza di Gershwin a l’Avana e fortemente evocativa, grazie anche all’uso degli strumenti etnici cubani in grado di creare una sonorità unica ed immediatamente riconoscibile. Atmosfere da jazz club, batteria suonata con le spazzole, applausi dopo ogni “solo” strumentale, il clima in sala era subito mutato portando il pubblico a viaggiare con la mente in luoghi meravigliosi oltre oceano.
E’ stata poi la volta di Three Black Kings, suggestiva composizione di Duke Ellington, che omaggia per l’appunto tre re neri della storia ovvero re Balthazar, re Salomone ed in ultimo Martin Luther King. La morte di Ellington sopraggiunge proprio durante la stesura di quest’ultimo brano, ultimato dietro sue indicazioni date proprio in fin di vita. La sezione degli archi si è particolarmente distinta per meravigliose pennellate di suono, con una precisione esecutiva che ricorda molto le grandi orchestre sinfoniche del nord europa.
Prima dell’entrata in scena di Stefano Bollani l’orchestra ha eseguito un fuori programma, un omaggio al compianto Chick Corea con il brano “Spain”.
Giunge subito all’orecchio il glissato di clarinetto più celebre della letteratura musicale, l’incipit del capolavoro “Rhapsody in Blue” di Gershwin, cavallo di battaglia di Bollani e caposaldo della musica jazz. Esecuzione carica di energia, in cui il pianista ha mostrato di essere in splendida forma. Fraseggi assolutamente mai banali e la ricerca di un’interpretazione pulita, nitida sono stati il segreto del successo di questa esecuzione di incredibile livello. Particolare menzione alla sezione degli ottoni, dal suono intenso, intonato e ben amalgamato.
Termina il programma della serata il Concerto Verde, composto ed orchestrato da Bollani stesso nel 2019. Si uniscono a questa esecuzione il vulcanico batterista Bernardo Guerra e l’estroso contrabbassista Gabriele Evangelista.
“Il trio più distanziato del mondo” ha commentato Bollani scherzando a fine concerto ed alludendo alla grande distanza tra i suoi due colleghi dietro le file della grande orchestra ed il solista al centro del palco.
“Il Prefetto è in sala ed ha detto che possiamo fare un bis” ha di nuovo ironizzato il pianista, prima di chiudere definitivamente il concerto con un bellissimo standard jazz.
Bollani ha accarezzato la tastiera del pianoforte con l’eleganza e con la grandissima tecnica di cui dispone, ed è riuscito a far sembrare il suo concerto una “passeggiatina serale”, affrontando passaggi fitti dalle diteggiature impervie con estrema semplicità e talento.
La United Soloist Orchestra si è dimostrata una compagine di altissimo livello tecnico, e, pur composta da giovani musicisti, ha mostrato una sonorità matura, solida e molto espressiva.
Sicura e fluida la guida della bacchetta di Arseniy Shkaptsov che, pur di giovane età, ha dimostrato grande padronanza del difficile repertorio guidando l’orchestra in repentini cambi di tempo e di dinamica senza mai lasciar spazio a sbavature e creando un meraviglioso assieme con il pianoforte in un dialogo equilibrato.
Il Teatro Ponchielli ha veramente regalato uno spettacolo di altissimo livello, e speriamo che possa proseguire su questa strada. L’arte nutre l’anima, e da troppo tempo le nostre anime sono a digiuno di bellezza. Questo ritorno a teatro, “ritorno all’amore” come lo definisce Andrea Cigni, sia davvero segno di una rinascita della cultura che duri nel tempo, continuandoci a regalare il privilegio di partecipare a serate indimenticabili come questa.
foto di Federico Zovadelli
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commenti
Gabri
11 maggio 2021 08:04
Gran pezzo, complimenti Loris!!
Anche per me "il gruppo spalla" è stato fantastico, considerando la giovane età dei musicisti un grande chapeau!!!
E speriamo di continuare a nutrire le nostre anime cosi!!!