26 maggio 2024

Bredalunga: dopo 50 anni tornano tra le mura della cascina gli uomini e le donne che l'hanno abitata fino agli anni '70. Tra ricordi e commozione, le storie di chi ci ha vissuto. Guarda il video

L'emozione di tornare su quell'aia dopo 50 anni, rientrare da quel portone che per decenni è rimasto serrato e ritrovare le case ed i portici che ti hanno visto bambino, poi giovane e poi adulto. Per questo sono ritornati nei luoghi dove hanno vissuto da ragazzi, per riscoprire che tutti quei ricordi sono ancora lì, vivi e vividi come fosse ieri.

Ricordi che abbiamo raccolto e condiviso in un video (guardalo sotto) che è una preziosa testimonianza di questo tempo che pian piano diventa storia.

A Bredalunga, cascina storica nella campagna tra Sesto e Casanova del Morbasco, nei giorni scorsi si sono dati appuntamento alcuni degli ex abitanti che tra quelle mura sono cresciuti ed hanno vissuto per decenni prima che la cascina inziasse pian piano a spopolarsi per poi cadere in totale abbandono a partire dagli anni '70. Ad invitarli sono stati i fratelli Matteo e Letizia, che hanno deciso di recuperare e ridare vita alla storica cascina (leggi qui l'articolo) e in via del tutto eccezionale hanno deciso di aprire le porte della cascina per questa reunion al sapore di amarcord. 

Silvano Corbani è ormai in pensione da anni: arrivato a Bredalunga in fasce, a tre mesi, lì è cresciuto e ha lavorato fino al servizio militare; Giuseppe Franzosi invece non ci abitava di persona, ma da bambino, in sella alla sua bici, da quelle parti ci passava ogni giorno. Proprio lui ci racconta l'aneddoto legato a Fausto Coppi, che Bredalunga voleva acquistarla perchè affascinato dalla sua architettura. Infine Giacomo Ardoli, che oggi di anni ne ha 95 compiuti, entrato per la prima volta in quella cascina a bordo di un carro, insieme alla sua famiglia: si ricorda ancora l'emozione di quando vide sull'aia tutte le persone che lo attendevano. Suo padre era il fattore e lui da ragazzo andava a Cremona a studiare per fare il liutaio. Il suo matrimonio l'ha celebrato proprio nella chiesetta di Bredalunga ed il pranzo di nozze l'ha fatto proprio su quell'aia oggi sbrecciata. Anche i suoi figli sono nati e cresciuti lì.

Duecento anime vivevano in quella cascina, famiglie numerose dove i bambini giocavano sull'aia, nei pagliai, sugli alberi, sempre di corsa e sempre affamati. "Qua davanti c'erano due piante grandissime. Noi ci salivamo e poi dai rami entravamo giù nel portico per rubare qualcosa da mangiare. Eh, allora eravamo come scoiattoli, ci arrampicavamo dappertutto" racconta sorridendo Silvano. 

A Bredalunga i ragazzi erano così tanti da formare due squadre di calcio, che la sera si sfidavano sulla grande corte centrale dove a settembre poi veniva steso il grano a seccare. Poi crescevano e il pallone perdeva di interesse perchè si innamoravano, sempre tra quelle mura: la cascina era il loro mondo, il confine della loro semplice e spesso povera vita. Filo conduttore della loro esistenza era il lavoro, un lavoro fisico duro e pesante che poi con l'arrivo dei primi mezzi meccanici in parte si alleggerì. Ma le ore passate nei campi e nelle stalle erano sempre tante e impegnative.

Molte delle persone che hanno trascorso buona parte della vita qui oggi non ci sono più, ma nelle parole di chi abbiamo incontrato rivivono nei chiari i ricordi, alcuni impressi in bianco e nero su vecchie foto, frammenti di quella vita di cui oggi resta solo la memoria, che non possiamo esimerci dal raccogliere come preziosa testimonianza. Oggi i volti di questi uomini e donne sono segnati dall'età, le rughe che corrono sulle loro fronti ricordano le profonde crepe sugli intonaci delle case di Bredalunga, le stesse linee che marcano il lento scorrere del tempo che li ha fatti invecchiare senza però togliere dignità e bellezza.

Ma accanto alle mura più ammalorate spicca il bianco intonaco appena posato sulle pareti ristrutturate da Matteo e Letizia con la famiglia. Anziani e giovani seduti a raccontarsi le storie di Bredalunga e della campagna cremonese del secolo scorso.

Passato, presente e futuro a braccetto, immortalati in una singolare foto di gruppo.

Guarda il video:

Michela Garatti


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti


Jim Graziano Maglia

26 maggio 2024 21:40

Graziee! È proprio il caso di dire,"Cascina mon Amour"...Amori di quelli che mai non si dimenticheranno,come lo testimoniano i vari personaggi qui intervistati.Trapela in loro una forte emozione,i vari ricordi si fanno sempre più indebili e dentro dentro indimenticabili. Queste tipiche Cascine cremonesi erano delle vere cittadelle,con tante persone,dei piccoli mondi in cui si cresceva tutti insieme e tutti ci si conosceva,si lavorava e si giocava,si nasceva e si moriva e gli amori che non mancavano,si trasformavano spesso in festosi matrimoni,come quello raccontato dal vispo signore 95enne. L'ho vissuto e goduto molto questo ottimo videi servizio di Cremona Sera, a cui vanno i miei più stimati e cari ringraziamenti Ho rivissuto in prima persona quegli ambienti rurali e nostrani che porto nel cuore e che tanto mi inorgogliscono, in quanto pure io Nativo in una cascina della bassa cremonese. Grazie CremonaSera e grazie alla coppia di giovani che con grande passione e valorizzazione,ci hanno permesso di tuffarci in quel vitale microcosmo che per diverse ragioni sociali e culturali,tanto ci manca!