Cent'anni fa l'uccisione di Attilio Boldori alla cascina Marasca. Una manifestazione per ricordare una delle prime vittime dei fascisti
L'11 dicembre 2021 cadrà il centesimo anniversario dell'uccisione di Attilio Boldori, avvenuta nel primo pomeriggio di quel giorno in località Traballino di S. Vito di Casalbuttano. Un manipolo di fascisti, reduce da una scorreria nella provincia, in maniera fortuita incrociò una vettura in panne. Si trattava dell'automobile sulla quale viaggiava Attilio Boldori, che stava recandosi nel cremasco, ad un'iniziativa della lega delle cooperative. Boldori era un personaggio noto, era stato infatti rappresentante socialista in Amministrazione provinciale, di cui era stato vice-presidente, ed al Comune di Due Miglia, di cui era stato Sindaco. Già l'anno prima era rimasto coinvolto in un attacco squadrista; in quell'occasione era rimasto ferito. Il 5 settembre 1920, Benito Mussolini al teatro Politeama Verdi aveva tenuto, in occasione del convegno regionale dei Fasci lombardi, il suo primo discorso programmatico. La manifestazione era stata fortemente voluta da Roberto Farinacci, intransigente capo degli squadristi locali che, per organizzarla, si era recato di persona a Milano ad incontrare Mussolini, affrontando un viaggio, che, a dispetto della breve distanza, si era rivelato difficoltoso per gli scioperi in corso.
La città, infatti, era fitta di presidi operai che il futuro ras cremonese, ancora sconosciuto ai più, aveva beffato utilizzando la sua vecchia tessera di ferroviere e spacciandosi per staffetta degli scioperanti. In coincidenza con il raduno fascista, era arrivata puntuale la mobilitazione avversaria, sotto forma di una manifestazione pro Russia sovietica con tremila socialisti: un lungo corteo preceduto dai “ciclisti rossi” ed accompagnato dalla banda “Spartacus” si era snodato dalla Camera del Lavoro attraverso corso Garibaldi, corso Campi, piazza Roma e via Solferino fino in piazza del Comune dove erano intervenuti Costantino Lazzari, Ferdinando Cazzamalli, Attilio Boldori, Ernesto Caporali, Dante Bernamonti ed il rappresentate dei ferrovieri Bonini.
Ma fu il giorno dopo che la violenza, a stento trattenuta nei giorni precedenti, era esplosa. Alle 22 del 6 settembre si era accesa una discussione al bar Aquarium tra un gruppo di fascisti, con Farinacci, Sigfrido Priori, Groppali, Mario Ronconi, Arturo Rizzini e il ragionieri Filippini, ed un gruppo di socialisti, dove figuravano l'ex sindaco Attilio Boldori, Sidoli, Rossetti, Tarquinio Pozzoli, Verzelletti, Pederneschi e l'infermiere Gerevini. La rissa era degenerata quando Sigfrido Priori, all'angolo con via Solferino, si era messo a sparare scaricando tutti i sette colpi della sua rivoltella in direzione della strada e del giardino pubblico di piazza Roma. Alla fine restavano a terra i corpi di Vittorio Podestà e di Luciano Priori. Tra i cinque feriti vi era stato Attilio Boldori, colpito ad un braccio da un colpo sparato a bruciapelo. Farinacci avrebbe poi utilizzato l’episodio in chiave propagandista come “Il massacro di Cremona”.
Boldori era dunque un bersaglio facile. I manganellatori fascisti lo riconoscono, si fermano, lo circondano, lo insultano, lo spintonano. Lui non può far altro che tentare la fuga, a piedi, attraverso i campi. Ma gli inseguitori lo raggiungono all'altezza della Cascina Marasca di San Vito di Casalbuttano. Lo assalgono e lo bastonano selvaggiamente. Solo quando Boldori è esanime, a terra, i fascisti smettono e se ne tornano in città. Attilio Baldori morirà all'ospedale di Cremona senza aver ripresa conoscenza. Aveva 38 anni, lasciò nel dolore e nella miseria la moglie e due figli in tenera età. Il giorno dopo Guido Miglioli alla Camera dei Deputati nel corso dell'interrogazione rivolta al ministro degli interni Teso insinuò il fatto che il gruppo delle guardie regie sarebbe intervenuto sul luogo dell'imboscata, la cascina Marasca, con colpevole ritardo, attribuendone la responsalità al questore Umberto Wenzel: “Ed io non dico di più. Chi toglierà dall'animo di una popolazione intera il dubbio che se, il provvedimento di trasloco del questore fosse stato dal Governo mantenuto col significato che aveva assunto in tutta la cittadinanza e nell'opinione pubblica e il Wenzel non avesse ripreso l'ufficio tra la letizia vittoriosa d'una fazione, forse questa avrebbe capito che il Governo non avrebbe oltre tollerato certe arrendevolezze e avrebbe colpito certe complicità e però sarebbe stata più cauta e prudente anche nella giornata di ieri risparmiando a tutti l'onta ed il dolore del nuovo assassinio?”.
Nella prima sessione parlamentare della XXVI Legislatura, nel 1921, l'on. Enrico Dugoni prese la parola in aula per protestare contro l'uccisione di Attilio Boldori. "Parlo - disse Dugoni - con l'animo commosso ed addolorato per la tragedia che ha colpito l'uomo, il nostro compagno caduto sotto i colpi della solita mazza ferrata. Onorevoli colleghi, Boldori avrebbe potuto essere nostro collega se Lazzari, anziché optare per Cremona, avesse optato per Milano. Boldori sarebbe venuto fra noi e l'avreste conosciuto ed ammirato e stimato, come lo stimammo e l'amammo noi, che con lui avemmo consuetudini ventennali di vita, di lavoro e di fede. Egli non ha dato nella sua vita un solo argomento di giustificazione all'aggressione che lo ha massacrato".
La figura di Attilio Boldori e di Ferruccio Ghinaglia, giovane studente universitario esponente del P.C.d.I., massacrato qualche mese prima, il 21 aprile 1921, verranno ricordate sabato 11 dicembre, con cerimonie pubbliche alle 10 al Civico Cimitero con omaggio alle tombe di Attilio Boldori e Ferruccio Ghinaglia; alle 14 in Località Traballino di S. Vito di Casalbuttano con omaggio alla stele dedicata al martire, e l’intervento del Sindaco, Gian Pietro Garoli ed alle 15 con omaggio alla lapide, realizzata dal prof. Mario Coppetti, installata, nell'occasione del 90°, sulla facciata dell'ex Municipio di Due Miglia. Vi saranno anche alle 11 in Sala dei Quadri di Palazzo Comunale, un’assemblea pubblica dedicata agli studenti, relatore il Presidente del Consiglio Comunale di Cremona, avv. Paolo Carletti, che svolgerà un approfondimento sugli avvenimenti cittadini del 1921, dedotti dagli atti consiliari. Alle 15,30 nella Sala riunioni di Palazzo Due Miglia un’assemblea cittadina di approfondimento del contesto dell'avvenuto (1920) completamento della riorganizzazione dell'entità amministrativa del Capoluogo. Relatore: Avv. Paolo Carletti, presidente del Consiglio Comunale di Cremona. Introduzioni del Prof. Giancarlo Corada, presidente dell'ANPI, del Prof. Angelo Rescaglio, presidente dell'ANPC, di Clara Rossini, in rappresentanza dell'Associazione Zanoni e de L'Eco del Popolo. Saluto del Presidente del Comitato di Quartiere 5 e di un rappresentante del movimento cooperativo.
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