Giubileo dei giovani. Sorpresa per i cremonesi. A Roma la catechesi con il vescovo Napolioni: «Non datela vinta ai mercanti di surrogati»
l cielo è limpido sopra Roma, ma l’azzurro oggi si mescola al verde brillante delle bandane della Federazione Oratori di Cremona. Si fanno notare tra la folla, questi giovani pellegrini partiti dal cuore della pianura Padana per ritrovarsi nel cuore della Chiesa universale. Il quarto giorno del Giubileo dei Giovani è iniziato questa mattina con un sapore tutto particolare per la diocesi di Cremona: nella chiesa di San Gregorio VII, il vescovo Antonio Napolioni ha tenuto una delle catechesi ufficiali, raccolte sotto il titolo “12 parole per dire speranza”.
Un dialogo profondo condiviso con don Roberto Massaro e la teologa Simona Segoloni Ruta davanti a centinaia di giovani italiani.
La parola su cui riflettere è stata Soglia, il sottotitolo “La famiglia educa a varcare la soglia dell’intimità”.
In un clima di ascolto vero, attento, fatto di silenzi e sguardi: di fronte a parole che non restano sulla carta, ma parlano di relazioni, di casa, di futuro, di speranza, appunto, mons. Napolioni ha concluso l’appuntamento con un appassionato invito all’interiorità e alla consapevolezza. Dopo un momento sinodale tra i giovani e le testimonianze di don Roberto Massaro e Simona Segoloni Ruta, Napolioni ha proposto un esercizio concreto: “Provate a disegnarvi come una casa… Io sono una casa, ma che casa sono? Una prateria? Un castello con i coccodrilli? Uno zerbino?”.
Un invito a riflettere sullo spazio intimo di ciascuno, sulle relazioni che ci abitano, su quanto siamo aperti o chiusi agli altri. “La vostra casa si modifica in base alle esperienze, agli incontri, alle emozioni… È un esercizio da rifare periodicamente”. Mons. Napolioni ha richiamato anche la propria storia personale: “Mia madre, tormentata, mi ripeteva: ‘Ti ho voluto io’. Era il suo modo di dire amore. Nessuno nasce nella famiglia del Mulino Bianco: tutte sono luoghi imperfetti, ma anche di salvezza”. Il cuore della sua riflessione è Cristo, ospite che bussa: “Ecco, io sto alla porta e busso… La porta del cuore si apre da dentro. È un grande esercizio di libertà e Dio lo rispetta all’infinito”. E ha aggiunto: “Non dobbiamo prepararci, non dobbiamo avere l’abito buono: è Lui che porta la cena, porta se stesso”. Il vescovo ha definito la Chiesa “una chiesa della soglia”, che accoglie chi passa, sa sorridere e far intuire la bellezza dell’incontro con Cristo. Anche quando le famiglie falliscono, esistono nuove familiarità, come le comunità educative e oratoriali, dove “l’intimità si custodisce e si educa”. “L’intimità non è solo rapporto con l’altro, ma anche con se stessi. Amerai il Signore tuo Dio… e il prossimo tuo come te stesso. Si può amare l’altro solo se cominciamo ad amare noi stessi perché riconosciuti e amati dal Signore”.
Napolioni ha ricordato che ognuno è coinvolto in una circolazione d’amore, e ha citato la propria terra, le Marche terremotate: “Case demolite e ricostruite più volte… così anche le relazioni: si pongono ogni giorno come chiamata e missione”. Il messaggio finale è di coraggio e resistenza: “Non datela vinta ai mercanti di surrogati. C’è una solitudine buona, abitabile, ricca di potenzialità. La comunione nasce nelle famiglie, ma ha bisogno delle famiglie di domani”. E ha concluso con un augurio: “Godetevi il Giubileo fino in fondo. Tornate a casa diventando una casa: sempre più ospitale e rispettosa per chi busserà alla sua porta”.
Nel pomeriggio, con lo stesso passo leggero e deciso dei pellegrini, il gruppo diocesano si ritroverà a Santa Maria sopra Minerva per iniziare un pellegrinaggio a piedi fino a piazza San Pietro. Un momento di cammino e raccoglimento che segnerà l’inizio del grande evento serale: “Tu sei Pietro”, la Confessio fidei con i giovani italiani, trasmessa in diretta e attesa da tutta la Chiesa italiana.
Dalle 15:30 interviste e voci si alterneranno per accompagnare l’attesa in piazza, tra musica, storie e testimonianze. L’animazione musicale, affidata ai Neri per Caso e a giovani artisti emergenti come Lara Dei e Samuel Pietrasanta, darà ritmo al pomeriggio, mescolando allegria e profondità.
A partire dalle 18:00 l’attore Giorgio Pasotti e l’Orchestra giovanile dei conservatori italiani, diretta dal maestro Leonardo De Amicis, daranno vita a una narrazione ispirata alla figura dell’apostolo Pietro: la chiamata, la crisi, il perdono. Tre tappe che diventano simbolo e specchio per ogni giovane in ricerca. Poi, le testimonianze di don Antonio Loffredo, Laura Lucchin e del cremonese Nicolò Govoni parleranno di fede concreta, di coraggio, di vite spese per gli altri. Sul palco anche la voce profonda di Amara, le melodie di Mr Rain, Pierdavide Carone e Mimì, in un intreccio di musica e Vangelo.
La Confessio fidei, presieduta dal cardinale Matteo Maria Zuppi, sarà il culmine della serata: rinnovare le promesse battesimali sotto lo sguardo della Basilica di San Pietro sarà un gesto potente, corale, condiviso. I giovani italiani sono pronti a renderlo visibile e concreto. Tra loro i giovani di Cremona, uniti dalla bandana verde e da quella parola che oggi ha guidato tutto: speranza. (www.diocesidicremona.it)
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