Chiude lo storico negozio Vergani di Porta Venezia. Per 185 anni ha servito generazioni di golosi. Tra i clienti anche Mina
E' un periodo buio per i nostalgici della Cremona che fu. Chiude i battenti in questi giorni il negozio Vergani, storico esercizio di Porta Venezia. L'attività, dai documenti, risale al 1900 circa, ma una fotografia d'epoca ne indica già la presenza nel lontano 1837.
Nei locali oggi occupati dalla cantina del locale e vicini magazzini ebbe inizio materialmente la produzione del famoso torrone cremonese "Vergani", un marchio oggi conosciuto in tutto il mondo: tale peculiarità, da sola, rende l'esercizio molto interessante dal punto di vista storico.
Vergani nasce infatti come azienda proprio in questa bottega in cui Secondo Vergani, il fondatore della celebre industria dolciaria cremonese, lavorava come garzone.
Solo nel 1881 acquistò il negozio nel quale aveva lavorato per tanti anni e creò la ditta nel retro della bottega, dedicandosi in maniera specifica alla produzione del torrone.
Il locale è ospitato in un edificio storico, risalente al 1700 e perfettamente conservato; nell'esercizio sono ancora visibili le caratteristiche arcate, mentre anche le cantine sono quelle originali del '700.
Gli attuali proprietari della licenza sono Luciano Generali e la moglie Silvia Zanaboni.
"Ho iniziato da 49 anni fa da garzone - spiega Luciano - e negli anni '80 si è costituita la società. Nell'82 io e mia moglie siamo entrati nella società insieme agli altri garzoni con i quali avevamo deciso di prendere in mano il locale. Nell'89 la signora Gianfranca Rosignoli (detta Signorini, era conosciuta col cognome del marito) è uscita vendendoci le sue quote e da allora siamo andati avanti fino ai giorni nostri. Nel 2016 abbiamo liquidato le quote degli altri due soci che insieme a noi la gestivano rimanendo quindi soltanto noi due."
"Lavorare fianco a fianco con il marito non è una passeggiata - aggiunge Silvia - ma ogni volta che c'era qualche schermaglia si risolveva subito con l'ironia ed il sorriso. Non ci tenevamo nulla dentro, e forse è stato il segreto della nostra relazione di coppia, oltre che lavorativa. Io qui, poi sono psicologa, confessore, confidente, consulente, ho tutte le mie <<vecchiette>> che adoro e con le quali ho un rapporto che va ben oltre il solito rapporto cliente-esercente."
Nel vicinato li ricordano come Sandra e Raimondo, per le loro divertenti schermaglie, ma anche come San Francesco e Santa Chiara. "Per ogni cagnolino che passava di qui tenevamo i biscottini, i cani si ricordano ed ogni volta che passano qui davanti tirano il padrone nel negozio per farsi dare l'ambito premio ed una coccola." sorride Silvia Zanaboni.
E ancora Generali: "Il covid, la guerra, la recente concorrenza di internet ci hanno messo un po' con le spalle al muro. Ormai i giovani comprano tutto on line, ed i nostri clienti storici sono di una generazione che inizia a faticare ad uscire di casa per l'età. Le guide turistiche con le quali spesso facevamo degustazioni a gruppi, anche nei giorni di chiusura, ormai non chiamano più. Il turismo è diminuito molto, per il nostro settore, oppure forse ha cambiato i propri obiettivi. Fatto sta che nella nostra attività, che non è ovviamente legata a beni primari, gli acquisti sono sempre meno."
Tanti clienti importanti allo storico esercizio, impressi nella memoria dei proprietari: "Una volta è entrata una donnona, con una grande pelliccia di volpe rossa, i capelli biondissimi legati dietro la schiena in una lunga treccia. Era Mina. - ricorda Silvia - Aveva un fare austero, veniva e comprava i cesti natalizi con tutti i nostri prodotti, poi li faceva mettere in auto dal proprio autista, pagava, salutava e se ne andava. Mi metteva anche una certa soggezione, la feci servire dalla nostra commessa, io avevo perfino timore a porgerle un saluto. Lei era una visitatrice abituale sotto Natale, negli ultimi anni invece telefonava e poi mandava qualcuno a prendere i pacchi. Uno di essi, ricordo, era destinato ad Adriano Celentano."
Ecco che gli scaffali di ferro vuoti, i grandi vasi di vetro che contenevano migliaia di torroncini o di "gigiole", le vetrine spoglie sono la triste immagine di un'altra storica attività che, scoraggiata, deve chiudere i battenti. Cremona ricorda ancora i fasti di questo negozio, punto di riferimento per l'intera città oltre che nevralgico esercizio acchiappa turisti che lo incontravano per primo sulla strada per il centro dopo esser scesi dal pullman nel piazzale dei Vigili.
Ogni pochi minuti lo sguardo smarrito dei clienti ci riporta alla triste realtà, e la domanda è sempre la stessa: "Cosa succede? Non avete più i torroncini?" così come l'amara risposta: "Mi dispiace, sono finiti. Chiudiamo l'attività". Qualcuno a bocca aperta, qualcuno stupito, qualcuno si congeda con un cenno di assenso comprensivo, qualcun altro inveisce con le istituzioni che non hanno aiutato le attività in questo periodo nero, ed infine una gracile anziana signora uscendo ha estratto un fazzoletto ricamato nascondendo gli occhi lucidi.
"Tanti si stanno accorgendo che stiamo chiudendo, in molti ci hanno manifestato affetto con lettere, messaggi, chiamate. Abbiamo dato buona parte della nostra vita per questo negozio, ma ora dobbiamo fare così. Penseremo a riprenderci un po' di tempo per noi e per riposare" chiosa Silvia.
Cremona perde, ancora una volta, un luogo importante che per quasi due secoli ha accolto golosi di tutte le età ed ha accompagnato le loro tavole con i più conosciuti simboli della gastronomia cremonese. Il tempo scorre troppo velocemente, ma mentre anche noi nascondiamo gli occhi lucidi dietro ad un fazzolettino, dobbiamo sempre più aggrapparci alla nostalgica memoria, perchè la vita va avanti. Da oggi, con un altro negozio storico in meno.
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commenti
michele de crecchio
28 ottobre 2022 23:11
Anche l'edificio nel quale è ospitato il negozio ha una sicura importanza storica. Mentre le strutture interne sono, probabilmente, molto più antiche (come peraltro, giustamente, si afferma nell'articolo), le facciate, rigorosamente disegnate in stile "neoclassico", dovrebbero essere stata progettate, se ben ricordo, dall'architetto Luigi Voghera. Tale architetto era stato progettista anche della antistante grande e bella porta urbana, distrutta all'inizio del 900 e già denominata porta Ognissanti o, soprattutto, porta Venezia, come ancora oggi siamo soliti chiamare l'attuale piazzale Libertà. Lo stesso Voghera aveva, a suo tempo, progettato anche le facciate dell'edificio posto sull'altro lato del corso Matteotti (edificio distrutto nel secondo dopoguerra), e oggi ospitante la libreria delle Paoline. In omaggio alla simmetria richiesta dalla cultura architettonica di allora, tale edificio presentava facciate praticamente identiche a quelle dell'edificio che verrà, purtroppo, a presto abbandonato dal negozio Vergani.
Rosaria (Iaia)
31 ottobre 2022 09:23
Sono tornata a Cremona per andare al Cimitero
e mi si è stretto il cuore. La città sta morendo, negozi spariti e adesso chiude Vergani di porta
Venezia. Cremona è una piccola bomboniera, possibile che in Comune non se ne accorgano?