16 novembre 2023

Cinquecento anni fa nasceva Antonio Campi, uno dei più grandi artisti del Rinascimento. Incredibile, Cremona se n'è completamente dimenticata

La sua data di nascita si ricava dai documenti notarili: il 15 marzo 1546 si dichiara maggiore di 23 anni e l’anno dopo, il 27 gennaio, maggiore di 24. Dunque Antonio Campi sarebbe nato nel 1523 (anche se alcuni vorrebbero 1524) e, di conseguenza, quest’anno sarebbero 500 anni. E, cosa ancora più grave, nessuno a Cremona se n’è ricordato. E non è poco, per una delle più grandi personalità del nostro Rinascimento: artista, storico, architetto. L’unica mostra di cui ha potuto godere, con i due fratelli Giulio e Vincenzo, è stata l’ormai epica rassegna “I Campi la cultura artistica cremonese del Cinquecento", entrata nella leggenda, anche perché da allora, era il 1985, sono trascorsi quasi quarant’anni. Quarant’anni su cui, incredibilmente, è sceso l’oblio. Un anniversario trascorso in sordina anche per i curatori dell’esposizione “Antonio Campi a Torre Pallavicina. L’Oratorio di Santa Lucia” nel Museo Diocesano di Cremona, che pure, nella presentazione della mostra, indicano la data compresa tra il 1552 ed il 1523. Cosa ancor più grave. Non sarebbe stato più opportuno coordinarsi tra enti museali e proporre, dopo quarant’anni, una mostra monografica dedicata al grande artista inserendola, come era stato fatto allora, nell’ambito nel manierismo lombardo ed emiliano? No. Mantova, con una dozzina di opere di Rubens inserite nel contesto di palazzo Te affrescato da Giulio Romano ci ha fatto una grande mostra. Cremona, con il fior fiore di chiese affrescate dalla famiglia cremonese, non ci fa nulla. Davvero incomprensibile. 

Antonio dovette formarsi nella bottega del più anziano Giulio come affermano le fonti e come suggeriscono le stesse opere del primo periodo. Altrettanto certi sono da ritenere gli studi umanistici. Il dipinto più antico che conosciamo è la Sacra Famiglia con s. Girolamo e un committente nel coro di S. Ilario, datato 1546. Il rapporto con Giulio è confermato dalla comune presenza negli affreschi del palazzo di Torre Pallavicina (1555-57), e, già nel 1547, nella chiesa dei SS. Pelagia e Margherita. Qualche anno più tardi è chiamato a Milano per eseguire affreschi nella chiesa claustrale di S. Paolo, dove secondo Vasari avrebbe lavorato anche in questa occasione a fianco di Giulio. Un anno prima era stato incaricato di allestire gli apparati decorativi in occasione del passaggio per Cremona dei principi Rodolfo ed Ernesto d’Asburgo. Datata 1568 è una tela con le Tentazioni di s. Antonio. Nel 1569 l'artista risulta operoso a Lodi, ove esegue gli affreschi nel coro della cattedrale, distrutti in occasione dei rifacimenti architettonici del 1764. Parimenti distrutti gli affreschi della cappella della Madonna in S. Maria di Campagna in Piacenza realizzati nel 1571). Di quanto prestigio Antonio. godesse ormai a quel tempo è testimonianza un episodio riportato dallo stesso artista in Cremona fedelissima: imperversando la carestia, i decurioni di Lodi inviarono Campi a Milano per richiedere grano; l'artista riuscì a ottenerne da Danese Filodoni 200 moggia che furono portate a Lodi dal castello di Piacenza.

Il primo tempo della pittura di Antonio è caratterizzato da un'interpretazione tendenzialmente plastica della maniera di Giulio, non senza vivaci apporti di cultura mantovana e parmense, con risultati spesso affini a quelli dei romanisti nordici. Ma ben presto, come osserva Alfredo Puerari, "l'eclettismo di Antonio si orienta... sui bresciani, sviluppandone con particolare sensibilità le tendenze luministiche e cromatiche”. La Pietà del duomo di Cremona (1566) e ancor di più la Decollazione del Battista in S. Sigismondo (1567) segnano l'avvio delle nuove esperienze che determineranno la sua produzione più vigorosa e anticipatrice, indicata dal Longhi come un sicuro precedente della pittura di Caravaggio.

Le principali tappe di questo filone, tendenzialmente naturalistico, si possono considerare: la Visitazione del Museo di Cremona (1567); il S. Girolamo del Prado (eseguito per l'Escuriale); l'Adorazione dei pastori in S. Maria della Croce in Crema (1575); il S. Sebastiano del Museo del Castello di Milano (1575); e, nelle chiese di Milano, il trittico di S. Marco (Fuga in Egitto, Morte della Vergine, Assunzione; in origine nella cappella Cusani, 1577); l'Adorazione dei magi in S. Maurizio (1579); tre tele in S. Paolo (1580-81: Adorazione dei pastori, Martirio di S. Lorenzo e Decollazione del Battista, modello nella Pinacoteca di Cremona); S. Caterina in carcere e Martirio della santa in S. Angelo (1585). Nella dimensione sempre ricorrente di un acre illusionismo manieristico si devono ricordare gli spettacolari affreschi cremonesi in S. Pietro a Po (1575-79:particolarmente virtuosistico il risultato del Carro di Elia nella volta della sacrestia) e quelli cremonesi di S. Sigismondo con la Cena in casa del Fariseo (1577)e del duomo con il Centurione ai piedi di Cristo. Da ricordare gli affreschi, di tema classico, riferiti al C. in alcune sale della villa Verternate Franchi a Piuro (Sondrio).

Nel 1571 Antonio Campi realizzò una mappa di Cremona e del suo territorio e la presentò al Consiglio della città che volle esentare l'artista da ogni tributo. La mappa, incisa in dimensioni ridotte, fu poi inserita in Cremona fedelissima insieme con la pianta della città di Cremona, disegnata anch'essa da Antonio e incisa da Lodi nel 1583. In parallelo con tali esperienze di cosmografo, Campi affrontò impegni storiografici di gran mole: una storia di Cremona, un libro sulle opere d'arte di Cremona e un libro sugli artisti della stessa città. Gli ultimi due libri rimasero allo stato di frammenti e andarono dispersi come altri trattati manoscritti sull'agricoltura, la pesca, la caccia.

La storia di Cremona venne invece compiuta e pubblicata in folio nel 1585 con dedica a Filippo II di Spagna e con il titolo Cremona fedelissima città et nobilissima colonia de' Romani…

Il 14 agosto del 1574 Antonio presentò al Consiglio il modello di una statua in bronzo di Ercole,- mitico fondatore di Cremona, che avrebbe dovuto essere eretta nella piazza maggiore, su basamento di marmo ornato di rilievi in bronzo. Nel 1583 l’artista fu creato da papa Gregorio XIII cavaliere aurato dell'abito di Cristo per l'opera prestata come architetto presso la S. Sede. Di Antonio architetto conosciamo palazzo Vidoni in Cremona e palazzo Pallavicini a Torre Pallavicina, edifici riferitigli dalle fonti. Il Venturi accetta con cautela un riferimento a Campi della facciata di S. Abbondio a Cremona.

Antonio Campi abitò dapprima nella parrocchia di S. Vittore, poi nella parrocchia di S. Elena nella casa detta della Colonna, che lui stesso indica nella mappa del 1583, in cui l'artista accoglieva in visita eruditi e potenti, dal cardinale Sfondrati al governatore di Milano don Carlo d'Avajon; la sua biblioteca, rimasta celebre, comprendeva seimila volumi. La sua opera più tarda che conosciamo è la Circoncisione ora in S. Francesco da Paola a Napoli, firmata e datata 1586.  Negli ultimi anni della sua vita Antonio dovette collaborare con Vincenzo nella decorazione delle volte di S. Paolo, ma non è chiaro in quale misura. Morì nel gennaio del 1587, secondo Desiderio Arisi, mentre stava per fondere in bronzo la statua di Ercole progettata nel 1574 e fu sepolto in SS. Nazaro e Celso. Dalla moglie Lucrezia Ferrari aveva avuto un figlio, Claudio, che sposerà Margherita Biffi, nipote di Bernardino Campi.

Fabrizio Loffi


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commenti


Gisleno Julio Superti

16 novembre 2023 19:25

Como tudo vai caindo no esquecimento. Lástima