16 marzo 2021

CNA, Confcommercio e Confartigianato chiedono che parrucchieri e centri estetici riaprano

Cna, Confartigianato e Confcommercio, chiedono che parrucchieri, gli acconciatori e centri estetici possano lavorare. Una posizione riassunta in un documento presentato alle Istituzioni locali.

Le Associazioni di categoria sono contrarie alle restrizioni imposte dal Governo, peraltro ancora più severe di quelle adottate negli ultimi mesi. 

Un inasprimento che le realtà di rappresentanza ritengono inutile e privo di ogni logica per queste categorie specifiche.

"Si tratterebbe – sottolinea Angelo Biazzi, Presidente provinciale di Confartigianato Benessere – di un provvedimento ingiustificato nei confronti delle imprese di acconciatura ed estetica che in questi mesi hanno applicato con la massima diligenza le linee guida dettate dalle autorità sanitarie e dal governo, intensificando le già rigide misure previste dal settore sul piano igienico-sanitario. Si sono riorganizzate per garantire la massima tutela della salute degli imprenditori, dei loro collaboratori e dei clienti”.

A questo proposito, l’ufficio studi di Confartigianato ha rilevato che, nei mesi di marzo, aprile e maggio 2020, per l’effetto combinato di mancati ricavi a causa della chiusura e della concorrenza dell’abusivismo, le imprese di acconciatura e di estetica hanno registrato una perdita economica di 1.078 milioni di euro, pari al 18,1% del fatturato annuo.

“Ci siamo battuti, nel primo lockdown perché venisse messa mano ad un provvedimento discriminante come quello che ha impedito ai centri estetici di lavorare - spiega Sonila Drita, presidente del neocostituito gruppo di Confcommercio Cremona - C’è stato un pronunciamento del Tar che riconosceva queste attività essenziali quanto altre che erano consentite. Ora ci ritroviamo da capo, con una chiusura forzata che è ancora più difficile da accettare perché rasenta l’accanimento verso il nostro settore. Una decisione che non potrà che avere conseguenze negative. In questo modo, infatti, anziché favorire la sicurezza la si rende più fragile, aprendo il fronte all’abusivismo.”

Incomprensibile la chiusura di acconciatori ed estetisti in zona rossa. Soprattutto in considerazione del fatto che sarebbe stato possibile verificare e misurare l’efficacia dei protocolli di sicurezza a cui le imprese del settore si sono adeguate in maniera stringente e rigorosa nei mesi scorsi. Non è un caso che saloni di acconciatura e barbieri non abbiano in alcun modo rappresentato fonte di contagio. 

“Arrabbiati e delusi non possiamo accettare una seconda chiusura come se non fosse accaduto nulla in questi mesi - dichiara la referente regionale di CNA per il settore benessere Brigida Stomaci - Abbiamo fatto sforzi enormi in questi mesi. Abbiamo messo in discussione il nostro operato ed apportato tutte le migliorie possibili a quelle che erano già procedure di elevato standard di sicurezza. Se nel primo lockdown siamo stati più tolleranti nel comprendere i timori e le perplessità nei confronti del nostro lavoro, ora siamo davvero molto delusi perché tutti gli sforzi di confronto ed intermediazione sono stati vani. Avremmo anche accettato un monitoraggio più stretto per verificare puntualmente il numero di contagi attribuibili al nostro lavoro, ma anche i sistemi di tracciamento hanno avuto enormi lacune.”

Un’indagine curata dal Centro studi CNA ci conferma la drammaticità della situazione economica: quattro imprese artigiane su cinque sono finite in profondo rosso nel 2020. Un autentico “annus horribilis” per i micro imprenditori. 

CNA chiede al Governo un cambio di rotta nelle modalità di determinazione e nei tempi di erogazione degli aiuti rispetto agli interventi dello scorso anno. In particolare, sottolinea la Confederazione, andrebbe evitata la tagliola del calo minimo di fatturato pari al 33%, sostituendo tale strumento con un meccanismo a scalare che riduca il beneficio da una certa soglia fino ad annullarlo per i valori di perdita inferiori alla media.



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