Coldiretti Cremona: emergenza Psa e diffusione cinghiali, necessario agire subito
La convocazione di un tavolo urgente dedicato all’emergenza peste suina africana (Psa) e alle misure di contenimento dei cinghiali. E’ quanto chiede con forza Coldiretti Cremona, rivolgendosi alle Istituzioni del territorio, evidenziando la necessità di mettere in campo interventi tempestivi ed efficaci per fronteggiare un pericolo che minaccia la suinicoltura cremonese.
“Da tempo evidenziamo quanto la situazione sia preoccupante, denunciando l’assenza di azioni concrete volte al contenimento dei cinghiali, principali vettori della malattia. Occorre ripetersi, dal momento che, nonostante le nostre sollecitazioni, purtroppo ben poco è cambiato” sottolinea Coldiretti Cremona. “Gli attori deputati al controllo del cinghiale sembrano purtroppo aver alzato bandiera bianca, senza nemmeno provare a combattere questa battaglia per la sopravvivenza del settore suinicolo. Anche all’ultimo tavolo con ATS e Regione Lombardia i soggetti deputati ad attuare il piano di controllo del cinghiale hanno ammesso l’impossibilità, alle condizioni attuali, di agire, di pianificare e trovare soluzioni. Questo per problemi, tra gli altri, di organico, di costi, di risorse che non sono sufficienti” rimarca Coldiretti.
“Come associazione abbiamo cercato in tutti i modi di agevolare gli attori principali di questa battaglia, Polizia Provinciale e ATC, organizzando a nostre spese, e quindi a spese di tutti gli agricoltori, corsi di formazione per abilitare più cacciatori, fornendo materiali come altane e mais per la pasturazione agli ATC e supportando tutte le azioni che la Provincia di Cremona aveva richiesto, ad esempio il reperimento di fondi per la realizzazione di centri di sosta per le carcasse dei cinghiali abbattuti; fondi che Regione Lombardia anche grazie alla nostra azione di sollecito ha erogato alla Provincia più di un anno fa. Ma i centri di sosta che dovevano essere pronti nell’autunno 2023 ad oggi risultano non pervenuti” prosegue Coldiretti Cremona. “Ribadiamo inoltre – aggiunge l’Organizzazione degli agricoltori – che tutte le nostre aziende che allevano suini hanno tempestivamente posto in essere tutte le prescrizioni e le indicazioni fornite dal servizio veterinario di Regione Lombardia, come le recinzioni a prova di cinghiale intorno agli allevamenti, le aree di disinfezione potenziate, la formazione scrupolosa del personale operante in azienda. Gli agricoltori hanno innalzato il livello di biosicurezza degli allevamenti al massimo delle possibilità”.
“Purtroppo – spiega Coldiretti Cremona sulla base dei numeri che Regione Lombardia ha restituito in tema di abbattimenti di selvatici – in provincia di Cremona non c’è stato nemmeno il tentativo di provare a fare qualcosa di più incisivo ed efficace, ma ci si è limitati a proseguire con le attività di contenimento così come concepite prima dell’emergenza PSA. Di fronte ai numeri di abbattimento richiesti dal Commissario alla PSA Vincenzo Caputo, che per la nostra provincia sarebbero pari a varie centinaia di capi, dopo un anno non arriviamo che a poche decine di capi abbattuti”.
“Le giustificazioni non si contano più, dalla burocrazia ai cavilli naturalistici fino alla mancanza di tempo. Ma il tempo delle giustificazioni è finito – incalza Coldiretti Cremona – serve agire concretamente con tutti i mezzi possibili cercando di massimizzare i numeri legati agli abbattimenti, dandosi obiettivi settimanali, investendo risorse in professionisti deputati alla cattura e abbattimento dei cinghiali e non lasciando questa attività nelle mani dei soli cacciatori volontari. Ricordiamo inoltre che la fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato. Gestione e controllo spettano allo Stato stesso, attraverso le sue articolazioni territoriali”.
La Provincia di Cremona, con un patrimonio suinicolo di oltre 900.000 capi, è la terza realtà territoriale della Lombardia per numero di suini allevati. La Peste Suina Africana (PSA) può colpire cinghiali e maiali ed è altamente contagiosa con mortalità fino al 90% per questi animali, pur non essendo trasmissibile agli esseri umani. “La situazione di emergenza che siamo costretti ad affrontare ora è frutto della mancata azione di contenimento che abbiamo ripetutamente denunciato nelle piazze e nelle sedi istituzionali, di fronte alla moltiplicazione anche sul nostro territorio dei cinghiali” ribadisce Coldiretti Cremona.
Proprio ieri la Comunità Europea ha emanato una nuova versione del regolamento di esecuzione UE 2024/760 con l’introduzione di nuove aree di restrizione che vedono anche in Italia un allargamento nelle regioni dell’Emilia Romagna e della Lombardia, con molti comuni del lodigiano. La provincia di Cremona risulta praticamente circondata a sud e ad ovest.
“Concordiamo con quanto dichiarato dall’Assessore regionale Beduschi che ha richiamato tutti alle proprie responsabilità, anche penali e soprattutto con l’istituzione di una task force regionale che ha lo scopo di rendere puntuale e quotidiano l’efficientamento e l’attuazione delle normative, rimuovendo negligenze, ostacoli e personalismi che allontanano dalla risoluzione di un problema che potrebbe generare conseguenze gravissime. Per questo serve l’impegno di tutti i soggetti coinvolti, dalle Polizie provinciali agli Ambiti Territoriali di Caccia” conclude Coldiretti Cremona che chiede con forza un tempestivo interessamento di tutte le Istituzioni del territorio, con la convocazione di un tavolo di discussione e confronto urgente, al fine di dare un nuovo e determinato impulso alle attività di contenimento su tutto il territorio della Provincia di Cremona.
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commenti
Manuel
27 febbraio 2024 16:38
Mi auguro che a questa discussione (magari pubblica o in streaming) siano invitati studiosi affermati dei vari settori e associazioni (pure ambientaliste!), altrimenti autoreferenziali sarete voi.
PS: personalmente ho letto articoli che spiegavano la criticità sanitaria in modo opposto a quello di Coldiretti, ma appunto non sono un tecnico; aggiungo che alcune organizzazioni venatorie di Brescia e Bergamo si sono dette contrarie all’idea dell’eradicazione il cinghiale, mentre si preferirebbe continuare con la selezione... del resto nel centro Italia, la specie è allevata (stato brado o semibrado) per fini alimentari.