Con l'iniziativa "Cento facciate" rivive il palazzo delle Poste. La sede di via Verdi restaurata e restituita alla città dopo il recupero
Si è svolto questo pomeriggio presso il Salone del Palazzo delle Poste di Cremona Centro di Via Verdi il convegno dal titolo "Il Palazzo per le Poste e Telegrafi nella città di Cremona. Materia, tempo, conservazione" organizzato da Poste Italiane e dalla Soprintendenza ABAP per le province di Cremona, Lodi e Mantova, con il patrocinio del Comune di Cremona. L’evento è stata l’occasione per celebrare la fine dell’intervento di restauro del Palazzo effettuato da Poste Italiane nell’ambito del progetto “Cento facciate”, iniziativa pensata per favorire il recupero e restauro delle facciate esterne di 100 edifici di proprietà di Poste Italiane in tutta Italia.
Alla presentazione hanno preso parte Gianluca Galimberti, Sindaco di Cremona e Gabriele Barucca Soprintendente ABAP per le province di Cremona, Lodi, Mantova. Per Poste Italiane sono intervenuti Giovanni Accusani Responsabile Macro Area Nord Ovest Mercati Privati, Maria Rosa Raciti Direttrice Filiale di Cremona, Federico Sichel, Responsabile Relazioni Istituzionali Nord-Ovest e Ivan Antonio Russo, Project Manager “100 facciate Cremona” Immobiliare Lombardia.
Hanno dato inoltre il loro prestigioso contributo all’evento Amedeo Bellini, professore emerito, già professore ordinario di restauro architettonico presso il Politecnico di Milano, Laura Balboni, funzionario architetto della Soprintendenza ABAP per le province di Cremona, Lodi, Mantova, competente per la città di Cremona che ha percorso le vicende progettuali e costruttive della fabbrica attraverso il confronto tra inediti dati archivistici e l’edificio oggetto dei recenti lavori, Angelo Landi, professore associato di Restauro Architettonico al Politecnico di Milano con un approfondimento sulle tecniche di costruzione del Ventennio a Cremona e in chiusura Vincenzo Del Giacco progettista Direttore lavori di Lombardini L22 Spa e Maria Cristina Regini restauratrice di Cremona restauri.
“L’intervento di restauro conservativo della facciata dello storico Palazzo di Poste Italiane a Cremona – ha dichiarato Federico Sichel – è motivo di grande orgoglio e conferma la scelta dell’Azienda di continuare ad essere protagonista della vita della città anche attraverso azioni di conservazione del patrimonio architettonico e artistico. Poste Italiane nel realizzare questo intervento restituisce oggi alla città di Cremona la bellezza di questo scorcio del centro storico”.
“Ringrazio Poste Italiane per aver restituito questo Palazzo che dona ulteriore bellezza al centro storico di Cremona che si sta rivitalizzando con il contributo di tutti – ha dichiarato Gianluca Galimberti Sindaco di Cremona – Colgo la sostanza di questo investimento, non solo economico ma un investimento di bellezza che consolida la presenza di Poste nel nostro territorio e conferma l’importanza dei servizi dell’azienda che è figura portante per la comunità. Desideriamo continuare la collaborazione con Poste Italiane per il bene dei cittadini e a servizio di cittadini”.
Il Palazzo di Cremona fu inaugurato nel 1929 e fu realizzato nel centro della città in corrispondenza dell’antica “strada postale” che collegava Milano a Cremona e a Mantova. Ancora oggi il Palazzo è un’opera di grande bellezza e importanza per il centro storico ed è fulcro della città. Il Palazzo di Cremona ha un impianto a U con il lato maggiore rivolto verso via Verdi, la zona posteriore un tempo dedicata al carico-scarico della posta. L’edificio è organizzato con una parte a re piani su via Verdi, la torre angolare di 24 metri tra via Verdi e via Cavallotti con orologio e balcone e due ali interne. Le facciate presentano diversi materiali: pietra per la porzione basamentale del fronte principale e dei due lati su via Cavallotti e via Boldori, una porzione in paramento di mattoni al primo piano con inserti in cementi decorativi, il terzo piano tutto con cementi decorativi e la facciata posteriore trattata interamente a intonaco. Lo stile architettonico del Palazzo, definito come “neorinascimentale lombardo”, mescola molti riferimenti all’architettura quattrocentesca lombarda con elementi del tardo Liberty.
“La costruzione dei grandi Palazzi postali italiani nel corso della prima metà del Novecento ha costituito una delle testimonianze più rappresentative della concitata fase di trasformazione delle principali città italiane alle soglie della modernità- ha dichiarato Gabriele Barucca Soprintendente per le province di Cremona, Lodi, Mantova - Anche la realizzazione del Palazzo delle Poste e Telegrafi di Cremona, che risale al finire degli anni Venti (1928-29), si colloca in questa temperie di rinnovamento del tessuto urbanistico ed edilizio delle aree centrali cittadine che, nel caso di Cremona, determinerà la costruzione di una serie di edifici direzionali e residenziali sull’asse di via Verdi e corso Campi. In questo contesto il nuovo Palazzo delle Poste cremonese, di cui oggi si presenta il restauro delle facciate di equilibrata monumentalità, diviene un elemento determinante nella riforma dell’antico centro storico cittadino, riproponendo ai progettisti l’antico e sempre attuale problema del rapporto fra elementi innovativi del tipo edilizio e persistenza dei caratteri storici consolidati”.
Per l’occasione è stato realizzato anche uno speciale annullo filatelico e una cartolina con la riproduzione fotografica del palazzo di Poste di Via Verdi presentati con una cerimonia di bollatura all’inizio dell’evento. L’intervento di restauro dell’edificio di Cremona segue le numerose iniziative già effettuate su tutto il territorio nazionale. Per l’anno sono in corso sono previsti altri interventi nelle sedi di Varese e Pavia. Il progetto “Cento Facciate” si concluderà alla fine del 2023 con il restauro di cento immobili fra palazzi storici e sedi direzionali.
fotoservizio di Gianpaolo Guarneri-Studio B12
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commenti
Anna L. Maramotti
23 marzo 2023 08:28
La puntualità della cronaca dell'intervento conservativo del palazzo conferisce al testo valore documentale che va sommandosi alle relazioni degli oratori.
L'analisi storica, testimoniata dai riferimenti d'archivio (Balboni e Landi) e l'analisi dell'edificio (Regini), ha consentito un intervento che si avvale di conoscenze e competenze. La presenza della Soprintendenza, nelle persone del Soprintendente Barucca e della Funzionaria Balboni, ha permesso un intervento che manifesta coerenza storica. Il palazzo però non solo evoca il passato, ma è coevo al cittadino: il palazzo conferisce identità alla città, alla Cremona d'oggi.
Particolare menzione va all'intervento magistrale di Bellini. La conservazione è primariamente "conoscenza" e non si avvale dei pregiudizi dell'istanza estetica. Il giudizio estetico non apporta conoscenza in quanto "riflette" solo un apprezzamento. Se preso come referente per un intervento di restauro cancella le tracce che il tempo ci consente ancora di leggere. Il restauro è falso ideologico (il tempo umano non è reversibile), mentre la conservazione è valore che incunea il passato nel presente. Non si dimentichi che l'uomo è "animale" storico".
La bellezza è fra gli archetipi fondanti la coscienza umana. Quando però si vuole scoprire il bello in un particolare oggetto il giudizio estetico che segue è iriferibile solo alla soggettività del singolo. Questi la descrive, ma non l'argomenta in modo apodittico: è sempre possibile un giudizio contrario: altrettanto plausibile.
Bene quindi ha fatto Bellini a richiamare i valori fondanti la conservazione, valori cui si sono attenuti i progettisti.