1 settembre 2021

Consiglio di Stato, sentenza-bomba a Seregno: bocciata fusione con A2a. Ora è concreto il rischio d'illegittimità dell'incorporazione di Linea Group

Il precedente, più volte paventato dal centrodestra di Cremona, è di quelli pesanti. E ha avuto conferma giusto oggi: il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso promosso dal Comune di Seregno, dalla società Aeb e A2A contro le aziende private che contestavano l'assenza di una procedura a evidenza pubblica nella scelta del socio privato. Di fatto, il Consiglio di Stato ha confermato la precedente sentenza del Tar che bocciava la fusione industriale fra Aeb-A2A, dando torto al Comune di Seregno sull'accordo industriale fra l'Azienda e A2A.

La sentenza è stata pubblicata nella mattinata di oggi, 1 settembre. La vicenda ricorda qualcosa? Come no, ricorda in tutto e per tutto la fusione per incorporazione di Linea Group Holding da parte della stessa A2a con metodologie simili – come evidenziato dalle opposizioni in più occasioni – a quelle di Seregno. E la tegola oggi è piombata giù pesante, andando a rafforzare i dubbi già espressi dal centrodestra e minando le asserite certezze sulla correttezza dell'operazione da parte della giunta Galimberti, che questa fusione ha sempre incoraggiato e approvato.

E ora? Allo stato attuale il discorso vale naturalmente sulla fusione che ha coinvolto Seregno e la società Aeb, ma non è da escludere che il riverbero della bocciatura del Consiglio di Stato possa arrivare a Cremona, andando a intaccare la legittimità fusione con Lgh. E d'altra parte, i motivi di dubbio emersi a Cremona sulla fusione (in realtà una vera e propria incorporazione da parte del colosso milanese A2a) sono in buona parte estendibili a quelle che sono le motivazioni della sentenza-bomba di questa mattina.

Secondo i magistrati, riporta l'online PrimaMonza "nel rispetto dei principi di concorrenza e di par condicio, la scelta del partner industriale, in grado di esercitare un controllo di fatto sul gestore del servizio, avrebbe dovuto avvenire in forma competitiva" e "l'assunto della pretesa infungibilità dell'operazione" come eccezione alla regola dell'evidenza pubblica "avrebbe dovuto essere valutata con particolare rigore a all'esito di una puntuale indagine di mercato, idonea a dimostrare che l'unica possibilità di sviluppo e di incremento di competitività per Aeb fosse appunto l'integrazione con A2A per le sue peculiari caratteristiche".

In buona sostanza, come affermato anche a Cremona in più occasioni da Forza Italia, Viva Cremona e Fratelli d'Italia, serviva una pubblica gara. “Il Consiglio di Stato - annota PrimaMonzarileva che una diluizione della partecipazione pubblica totalitaria in favore di una partnership istituzionale con un soggetto privato deve avvenire attraverso una strumentale procedura selettiva tra i potenziali operatori economici dei settori interessati,  e le aziende private ricorrenti al Tar sono quindi interessate a sollecitare il rispetto delle regole concorrenziali”.

Una sentenza di portata estremamente rilevante nel settore – conclude non a caso l'online –, destinata a sollevare un acceso dibattito politico, non solo su scala locale. Sulla vicenda è aperta anche un'inchiesta della Procura di Monza”.

MOVIMENTO 5 STELLE - Immediata la reazione alla notizia da parte del consigliere regionale Marco Degli Angeli (M5S) e dell'ex ministro Danilo Toninelli. "Avevamo ragione - commenta insieme al M5S cremasco -. Al nostro territorio rimangono i cocci. I responsabili dell'operazione A2A/LGH si dimettano. La fusione tra A2A e AEB, la multiutility di Seregno, non è valida. Il verdetto finale è arrivato oggi dal Consiglio di Stato. L'operazione da 450 milioni è stata sonoramente bocciata in quanto la scelta del Comune di Seregno di non procedere con «la procedura di evidenza pubblica» è stata ritenuta «illegittima». Una vera e propria bocciatura, anzi, una mazzata come definita dal M5S Cremasco, per voce del portavoce comunale Draghetti e Regionale Degli Angeli che sono intervenuti sulla questione"

"Sono molti gli interrogativi e i giudizi politici che ne derivano - proseguono - e che coinvolgono la nostra provincia a partire dal 2016 e che confermano che l'azione scriteriata coordinata dal centrosinistra a trazione PD nei nostri territori di Cremona, Crema, Lodi e Pavia si è dimostrata un vero e proprio fallimento per i cittadini, che è andata a vantaggio di aziende private quotate in borsa. Cosa ne pensano i sindaci Galimberti e Bonaldi di questo giudizio del Consiglio di Stato a fronte di quello che è successo anche nelle nostre città? Fa molto rumore il silenzio dei sindaci di Crema e di Cremona e quello dei consiglieri comunali, che hanno approvato politicamente il percorso di fusione LGH-A2A, tutti ad eccezione di quelli del M5S. È evidente che i vecchi partiti gestiscono le aziende pubbliche come bene proprio e non collettivo".

"Alla luce di questi fatti - aggiungono i 5 Stelle - risulta ancora più scandaloso il voto in Consiglio Comunale di Crema e Cremona dello scorso Giugno, che ha avallato senza batter ciglio l'operazione in salsa cremasca e portato nuovamente alla ribalta la vergognosa svendita di strutture e processi di valore del nostro territorio, gioielli che sarebbero senz’altro cresciuti, se presieduti maggiormente, con una gestione oculata, alternativa alla cessione cieca e maldestra del pacchetto di maggioranza, comprensivo di autonomia e di strategia. Chi risponderà di questi errori? Ricordiamo infatti come nel 2015 si avviava il percorso di fusione tra LGH ed A2A, con la cessione del 51% delle azioni di LGH ad A2A. Il 26-02-2016 il M5S presentava un esposto all’ANAC per verificare la corretta procedura: i dubbi si rifacevano ad una presunta violazione delle norme di concorrenza e pubblicità nella vendita delle quote della società pubblica LGH ad A2A. Così, il CdA di Scrp, come pure il collegio sindacale che ha sempre ostentato sicurezza, aveva accantonato 695.000€, per eventuali contenziosi sulla procedura seguita nell’operazione LGH-A2A, ad oggi utilizzati in minima parte e ancora accantonati".

Concludono dunque Degli Angeli, Toninelli e il Movimento cremasco: "Avevamo ragione e davanti a queste debacle giudiziarie ci saremmo aspettati delle dimissioni, dalle nostre parti invece non sono arrivati nemmeno i mea culpa, da parte di chi ha contribuito a questa svendita. Avranno finalmente imparato la lezione o attendono un’altra sonora bocciatura? Purtroppo al nostro territorio rimangono i cocci.  Le modalità di gestione delle partecipate, la svendita del patrimonio pubblico e la mancanza di progetti ad ampio respiro dimostrano come la politica della nostra provincia sia senza una guida solida, che, con procedure non corrette, ha consegnato il nostro futuro in mano ad aziende private, a discapito della competitività del nostro territorio".

f.c.


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