Così la foto di via Porta Marzia di Paul Juley finì nel più grande archivio del mondo (lo Smithsonian Art Museum) ma con il nome sbagliato (Porta Viarzia). Ecco perché
Esiste una strada a Cremona che nessuno, ma proprio nessuno, conosce, la conoscono bene, però, dall'altra parte dell'Oceano Atlantico. Via Porta Viarzia è ben presente in quelli che sono probabilmente i più importanti – e conosciuti – archivi al mondo, archivi con sede negli Stati Uniti e che raccolgono alcune tra le opere d'arte più significative degli ultimi secoli. La storia, e quella fetta di notorietà da essa derivata, di via Porta Viarzia a Cremona è una storia bellissima e particolare, una storia che parte circa 100 anni fa ma che potrebbe essere figlia del 2024, una storia fatta di innocenti errori e splendore dimenticato, una storia che racconta molto di ciò che ci circonda. Nelson Cooke White è stato, senza alcun riconoscimento ufficiale, uno dei migliori – o peggiori secondo la distorta logica odierna – influencer della storia, un cittadino statunitense che un secolo fa, verso la fine degli anni '20, si presenterà in piazza Duomo con un bagaglio di conoscenze ben più sofisticate di quelle del tipico turista del XX secolo, ma soprattutto di quello del XXI secolo. White, nel nativo Connecticut, era un architetto e un mecenate, persona dedita all'arte oltre al fatto di aver fondato una tra le più importanti gallerie d'arte statunitensi. Sua moglie, Aida Rovetti, era nata negli Stati Uniti da genitori italiani, loro erano di quella Cremona che avevano ben raccontato a Nelson prima che il mecenate potesse conoscerla di persona. Nelson arriva da neo sposo, intorno al 1927, per la prima volta a Cremona, conosce molto bene i punti “storici” della città del Torrazzo, li ha studiati e gli sono stati spiegati dai suoi famigliari, per cui, dopo una rapida occhiata ai monumenti più conosciuti decide di dedicarsi a quei piccoli pezzi della città “quasi dimenticati” dalle guide turistiche di allora e anche dai libri. Un salto a Sant'Agostino per vedere la pala del Perugino, un po' a zonzo in corso Garibaldi con i suoi palazzi per arrivare senza il fiatone alla particolare architettura di San Luca, due passi fino piazza Roma e dintorni tra le bancarelle del mercato e le caratteristiche viuzze. Cammina, guarda, scopri e, più avanti, farai scoprire ad altri in maniera intelligente, soprattutto senza le urlanti folle di adolescenti che pagano per cambiare la cover di un telefonino. Nelson non aveva il cellulare e nemmeno i social ai quali affidare i passaggi della sua esperienza, per cui passeggia e osserva la città armato di block notes e matita annotando tutto secondo quel modo che oggi è considerato come “un vecchio stile senza senso”, peccato che sia, e sempre sarà, quello ancora più efficace. Via porta Viarzia lo colpisce in maniera profonda, la strada che non esiste, ma che esiste, è in un angolo quasi nascosto della città, sembra quasi timida nel proporsi agli occhi dei turisti, quasi come se fosse schiacciata dal peso quasi opprimente del Duomo proprio di fronte che sembra catalizzare l'ammirazione di coloro che arrivano in città. Ha una sua storia quel piccolo pezzo di strada, perché secoli fa su quel ciottolato, spesso, rimanevano i rimasugli degli ortaggi lasciati dopo il periodico mercato, fatto che, soprattutto nelle stagioni più calde, rendeva quasi putrido quel pezzo di strada. Nelson annota e segnala la bellezza, probabilmente poco conosciuta ma di certo particolare, di quel pezzo di strada che decenni prima veniva annotata come marcia o putrida, del resto lo scorcio che può offrire è molto scenografico, quasi cinematografico, non si limita solo a descriverla ma con la matita fa un piccolo schizzo di quella stradina. Il mecenate torna negli Stati Uniti e affida i suoi scritti su Cremona allo Smithsonian, forse la più importante istituzione culturale del mondo, per far capire che Cremona non è forte soltanto dei monumenti più conosciuti ma ha un piccolo mondo tutto da scoprire. Basta un comunissimo ed umano errore di trascrizione o di dettatura dei suoi appunti e nei registri degli archivi via porta Marzia si trasforma in via porta Viarzia, dando origine ad una strada che non esiste ma che , in realtà, esiste eccome. Passano 30 anni, nei primi anni '50 il fotografo Paul Juley dello studio Peter A. Juley and Son, prende in mano gli appunti lasciati da Nelson. Peter e suo figlio Paul sono considerati tra i massimi fotografi statunitensi del XX secolo, davanti alla loro macchina fotografica sono passati il Presidente degli Stati Uniti Theodore Roosevelt e Frida Kahlo, i loro lavori finiscono dritti filati nelle più importanti istituzioni di design e di fotografia. Paul si mette a leggere e a guardare la città di Cremona tramite gli occhi di Nelson, cercando quei piccoli particolari lontani dalle guide turistiche, trova lo schizzo di porta Viarzia e ne rimane affascinato. Lo fotografa, dando agli archivi una ulteriore immagine di quella piccola strada della città di Cremona con il nome sbagliato. Intorno agli anni '50 – circa - negli archivi italiani fa capolino una bellissima quanto rara foto di via porta Marzia, immagine che racconta molto della capacità scenografica di quel luogo, la foto risulta come di autore anonimo, sarebbe bello sapere da dove arriva e chi aveva voluto immortalare così bene quel piccolo angolo all'ombra del Duomo. Gli archivi statunitensi mi chiedono via mail se devo correggere o puntualizzare qualcosa in relazione agli scritti di Nelson o al lavoro di Paul, rispondo che non c'è nulla da correggere, via porta Viarzia va benissimo così come, da quasi un secolo, viene raccontata da un mecenate o da uno dei più famosi fotografi del XX secolo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
commenti
Eli
27 ottobre 2024 10:11
Non mi sembra via Porta Marzia. La via sul fondo si apre su un altro portico. Anche se le case intorno al Duomo sono state demolite qui si vede comunque un alto portico annesso all'uscita della via. Potrebbe essere un'altra via? Tipo via dei Lanaioli prima delle modifiche?
harry
28 ottobre 2024 09:47
Non può essere via Antica Porta Marzia; prima del voltone, che poi sembrerebbe un porticato sullo sfondo, c'è luce di una via trasversale. E' interessante a parer mio quel fabbricato sullo sfondo dopo il porticato, dove si intravede una sorta di protiro sorretto da due colonnette, dal quale si può partire per individuare questo vicolo.
Michele de Crecchio
29 ottobre 2024 01:46
Non è certamente via porta Viarzia (mai esistita) e neppure via porta Marzia (denominazione assai più suggestiva). Ritengo sia via Janello Torriani.