6 novembre 2023

Crema, la piena del Serio non ha risparmiato neanche le api. Distrutto l'apiario del Parco del Serio

Il maltempo che si è abbattuto sull’Italia non ha risparmiamo neanche le api, gli insetti più preziosi per la vita. Nei giorni scorsi la piena del fiume Serio ha travolto gli alveari da sempre collocati dagli apicoltori lungo le rive del fiume.

Del nostro apiario sistemato nel parco del Serio, nella zona di Santa Maria a Crema, purtroppo è rimasto ben poco. Purtroppo un’onda anomala, altissima, ha sommerso le casse. Per noi è stata un’esperienza bruttissima: abbiamo fatto di tutto per salvare le famiglie di api, ma ci siamo riusciti solo in minima parte”. Manuel Manelli, giovane apicoltore che pratica nomadismo, conducendo le sue api dalla pianura cremasca alle montagne bergamasche, dà voce a quello che definisce “un grandissimo dispiacere per quanto accaduto”.

Da anni, insieme al collega apicoltore Alessandro Riboli, sistemiamo le api in quella zona. In particolare da settembre fiorisce l’edera lungo i fiumi e per le api rappresenta una importante possibilità di raccogliere scorte di miele per l’inverno. In quella zona da tantissimi anni non accadeva nulla di simile, i cremaschi ricordano un’unica piena rovinosa oltre quindici anni fa. Proprio non ci aspettavamo un arrivo dell’acqua così repentino e violento, non abbiamo ricevuto allerte - spiega Manuel -. In pochi secondi la furia dell’acqua ha spazzato via le case delle api. Avevamo in quella zona 38 famiglie di api, con grande fatica ne abbiamo salvate tredici”.

“Per un apicoltore che svolge questa professione con passione ed entusiasmo, quello che è successo rappresenta un dispiacere vero, prima ancora che un danno economico - conclude Manelli -. Le api sono insetti preziosi, alleati dell’ambiente. Ci danno il miele ma, prima ancora, con la loro azione assicurano la vita e la bellezza della nostra terra. E’ doloroso pensare che anche loro siano vittime degli effetti del cambiamento climatico”.

Siamo di fronte – sottolinea Coldiretti Cremona – a una evidente tendenza alla tropicalizzazione, con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense e il rapido passaggio dal caldo al maltempo che ha provocato effetti devastanti nelle città e nelle campagne. L’agricoltura è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici e il risultato – sottolinea Coldiretti – è che il 2023 si classifica come l’anno nero dell’agricoltura italiana, con danni che superano i 6 miliardi di euro a causa di nubifragi, tornado, bombe d’acqua, grandinate. 


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti