Cremona cammina sull'acqua, ecco la storia della Cremonella. Ora tutta tombinata. Con i suoi mulini era motore industriale della città
I cremonesi camminano sull'acqua. Nella città sotterranea dei vecchi corsi d'cqua ci sono i segreti dell'antica Cremona. Di tanto in tanto, in occasione di lavori alle fognature, ne spunta qualche parte. Iniziamo a raccontarvi i misteri della Cremonella che scorre per larga parte nel centro storico.
Prima che Cremona fosse urbanizzata, il “promontorio” che degradava verso il non regimentato Padus, era sicuramente attraversato da corsi di acqua naturali che, solcando le campagne e sfruttando le differenze di quota, scendevano verso il più basso alveo del Po. Uno di questi era sicuramente utilizzato dai Galli Cenomani 2500 anni fa e venne poi ereditato dall' apparato bellico Romano, quando si istituì un Castrum nel 218 a.C.
Si può quindi affermare che il maggior corso d'acqua che delimitava il Castrum, se escludiamo a sud la preponderante difesa naturale del Po, era costituito da quello che dopo il 1000 venne denominato Cremonella. Tale corso d'acqua (più un colatore naturale che un torrente) venne sistematicamente modificato dai Romani e cambiò nome, decorso, portata e di volta in volta sfruttato intra ed extra mura (costruite nel 1300 d.C.)
Tra il 200 A.C. ed il 1000 D.C. vi sono 1200 anni con una quasi assenza di fonti storiche riguardanti la Cremonella. E’ stato necessario quindi fare delle supposizioni basate sulle poche fonti certe, in relazione a fatti reali e ad una logica storica. Il nome forse più antico del nostro corso d'acqua è Agacius (Agazzina). In seguito il toponimo mutò in Rodano o Cremonella.
L’ alveo originale potrebbe essere molto probabilmente il Fregalinum (Fregalino) abbandonato poi per l'artificiale Naviglio Civico del 1300. Usando la topografia e la toponomastica attuale capiremo la posizione del torrente nel momento in cui passava da aperta campagna a città.
La Cremonella giungeva dalla zona Boschetto-Castelverde, attualmente il Fregalino sottopassa la tangenziale, il centro sportivo San Zeno fino ad attraversare Via Aglio alla periferia della città.
Proseguendo nella zona del Cimitero entra poi in città scavalcando i binari della stazione ferroviaria. Avanti su Via Dante e in discesa verso Via Antica Porta Tintoria. Verso Via Aselli percorrendola per intero fino a Via Mercatello ove si impaludava nel Po in Via Platina/ Largo Boccaccino.
A metà di Via Aselli, i Romani deviarono il suo corso di circa 90° e, all’ altezza della Chiesa di S.Siro e Sepolcro, fu portato a sterzare a sinistra per Via Robolotti - Via Regina Teodolinda.
Da qui, il canale Cremonella sarà progressivamente dirottato per Via Antico Rodano, Via Milazzo, Via Ruggero Manna, Vicolo S. Omobono, Via Bissolati, ex edificio Inps, Via Porta Po Vecchia.
Da lì sarà poi biforcato in una Cremonella Nuova e Cremonella Vecchia , una costeggerà le mura di Via Cadore, fino a Porta Mosa e l'altra uscirà da Porta Po Vecchia ( abbattuta nel 1825 ) per gettarsi nel Po.
La parte occlusa del vecchio decorso, Via Aselli e Via Mercatello, si asciugherà progressivamente atrofizzata dall’assenza di acqua.
Queste modifiche ad uso militare a difesa del Castrum posto nella zona dei Giardini di Piazza Roma, saranno poi determinanti per lo sviluppo della città che, lungo la Cremonella troverà confini politici e fisici tra le Civitas Nova e Civitas Vetera.
Sarà l’ubicazione del primo grande macello civico a lato di Palazzo Vidoni (spostato poi in zona S. Lucia) a mettere in risalto la costante presenza di acque della Cremonella per allontanare i reflui di macellazione, con ubicazioni sempre più periferiche, mano a mano che la città espande.
Un settore particolarmente florido era quello dei Tintori che sfruttavano le primissime acque di ingresso in città. Fino al 1300 risiedevano in un Borgo detto S. Guglielmo, riconducibile all’attuale zona di Via Dante ( posta extra mura e zona di attraversamento dello stesso canale).
Successivamente i Tintori si portarono dentro le mura per proteggersi da incursioni paramilitari nelle campagne. La porta di ingresso di quella zona venne chiamata Porta S. Guglielmo e successivamente Porta Tintoria e Contrada Cantarana (zona giardini di Largo Paolo Sarpi ).
i Toponimi risultano cartine tornasole di una storia di secoli, infatti i tintori avevano bisogno di ingenti quantità di acque in movimento estratte dalla Cremonella e la Contrada Cantarana lo testimonia con il suo nome e con la presenza di piccoli anfibi e acque.
Le acque della città, confluite in un unico canale detto Vacchelli, dopo il 1400, si diramano all’altezza di Negroni in Cavo Cerca e Cavo Baraccona, mentre più avanti in Marchionis e Cremonella. Questi ultimi due si biforcano al Ponte dei Due Occhi e spariscono sotto la ferrovia per poi entrare in città da Viale Trento e Trieste.
La Cremonella diviene così il motore industriale di Cremona medioevale in quanto in grado di trasformare l’energia delle sue acque in energia meccanica. Quest’ultima determina ricchezza e potere dando il via alla prima forma di “industrializzazione” dei Cremonesi in epoca medioevale.
Si costruirono così numerosi mulini ubicati in posti ora per noi inimmaginabili. La Cremonella di oggi è infatti totalmente tombinata, ma nelle viscere di Cremona esiste quello che in epoca medioevale era l'alveo del canale che fino al 1500 era ancora visibile e non coperto.
I Cremonesi continuarono a costruire abitazioni, chiese, monasteri a destra o a sinistra delle sponde del canale, che divenne sempre più parte della città, con i suoi piccoli ponti di attraversamento. In questo modo, fra ponti e volte in circa 1700 anni, il canale fu quasi totalmente coperto. Le tracce di attraversamento nelle varie zone della città sono a volte visibili in scorci verdi all’interno dei cortili lungo il corso della Cremonella. Fino al 1850 era possibile ancora vedere tratti scoperti in largo Paolo Sarpi, via Manzoni, piazza della Vite (ora Piazza Vida ), Via Bissolati e Via Porta Po Vecchia.
I mulini della Cremonella :
I mulini erano motore industriale della città.
Molti erano adibiti a macinazione di farine per poi trarne prodotti alimentari come in Contrada Pistoria, ora zona Via del Pero ( il termine Pistor significa Mugnaio, Molinaro).
Il mulino sul Fregalino, precursore della Cremonella era detto di S.Zeno ed era ove ora sorge il centro sportivo omonimo.
Il primo mulino sulla Cremonella ma extra mura fu quello di S.Cataldo
Un altro Mulino esisteva nel 1300 in Contrada Oltracqua (Via Antico Rodano ) ed era detto di S. Caterina.
Esisteva inoltre un mulino sempre del 1300 o 1400 fra le zone di S.Agostino, Via Breda e Via Grandi.
Nel 1500 vi era un mulino in Piazza S.Paolo.
Alla fine di Via Milazzo, nella contrada della Rota (ruota) , forse così chiamata per un ulteriore mulino e perché li vi è il tracciato della Cremonella .
Un altro mulino del 1500 detto S.Agnese era a porta Po .
Questi citati sono solo parte dei mulini sulla Cremonella, altri sorgevano sul Cavo Cerca, sul Baraccona, sul Morbasco e sulla Fossa Civica a S. Luca. Ma queste sono altre storie di acqua, di trasformazione, di progresso e di energia, quella creata dalle ruote dei mulini e dalla nostra mente immaginando tempi passati ma sommersi.
Nelle foto la Cremonella tra via Manzoni e via Robolotti in occasione di lavori una ventina di anni fa, poi gli interni di case tra via Robolotti e via Regina Teodolinda con il vuoto del vecchio alveo, infine la curva imposta dai romani a metà di via Aselli e poi il ponte dei due occhi con a destra il Marchionis e a sinistra la Cremonella
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commenti
Michele de Crecchio
23 ottobre 2021 20:26
L'ultimo mulino urbano ancora mosso dalle acque della Cremonella era probabilmente posto nel tratto terminale di via Bissolati che, iniziando dall'intersezione con la via De Staulis, si caratterizza ancora oggi per un calibro stradale maggiore ed una conseguente maggiore larghezza che ne consente oggi una parziale alberatura.
Gian Franco Manfredini
24 ottobre 2021 10:38
L'ultimo mulino ancora mosso dalle acque della Cremonella era quello esistente nel borgo di S. Agnese, posto nelle vicinanze dell'attuale supermercato Coop di via del sale, poco a monte dello sbocco della Cremonella nel Morbasco; fu disattivato negli anni Sessanta dell'Ottocento.
Gian Franco Manfredini
24 ottobre 2021 13:12
Se per "urbano" intendiamo "nell'attuale città" l'ultimo mulino ancora mosso dalle acque della Cremonella era quello di S. Agnese; se per "urbano" intendiamo invece "entro il perimetro delle antiche mura" era quello di S. Omobono, dietro la chiesa di S. Carlo, disattivato intorno al 1840. Non mi risulta esistesse alcun mulino sulla Cremonella nel tratto terminale di via Bissolati tra le vie de Staulis e del Vasto.
Gian Franco Manfredini
24 ottobre 2021 13:26
Sempre per la precisione vorrei far osservare che il termine "pistor" può significare sia "mugnaio" che "fornaio, panettiere"; quindi la contrada poteva indicare sia la presenza di un mulino che quella di forni, panetterie. Per la verità c'era un mulino in quella zona, qualche centinaio di metri più a monte, dietro la chiesa di S. Carlo, ma mi sembra un po' troppo lontano per dare il nome a quella via, che, a quanto sembra, era all'incirca nella zona di via del Pero; a meno che originariamente non si trovasse più spostata verso monte, cioè verso il mulino predetto.
Gian Franco Manfredini
25 ottobre 2021 17:08
Per correttezza di informazione vorrei far notare che il canale Pietro Vacchelli scorre nella parte alta della provincia: trae origine dal fiume Adda in territorio di Marzano (Comune di Merlino, ora in provincia di Lodi), scorre in direzione E-SE lambendo la periferia di Crema, indi a Salvirola un ramo impingua il Naviglio Civico ed un altro ramo prosegue verso Genivolta, dove termina nel colatore Carione, dopo aver impinguato il Naviglio Grande Pallavicino e ancora il Naviglio Civico, nonchè diverse altre rogge. Il Naviglio Civico prosegue verso S-SE fino alla periferia di Cremona, a monte della circonvallazione riceve in destra il Cavo proveniente dal Morbasco, più avanti dà origine al cavo Cerca (in sinistra) ed al cavo Baraccona (in destra), poi alimenta la Cremonella ed il Marchionis (entrambi in sinistra) per terminare il suo corso nelle fosse civiche. Tempo fa dalla parte terminale in destra si dipartiva un ramo diretto verso la fossa del castello.